Quest’anno la Santa Pasqua si presenta ancora più dura per i terremotati. Oltre alla ricostruzione post-sismica, e alle abitazioni provvisorie, si somma la crisi sanitaria dovuta al coronavirus.
Ma c’è una soluzione per vincere la morte e il dolore: quella di alzare lo sguardo verso il Signore. L’invito a ricordarci dei terremotati e della dura situazione di vita a cui sono sottoposti, è il cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo Metropolita de L’Aquila, che ha pensato anche di proporre un’iniziativa simbolica molto importante. In un momento in cui il virus ha impedito anche il ricordo annuale del terremoto con il Presidente della Repubblica, per via delle misure precauzionali.
Ricordiamoci dei terremotati
Il porporato ha inviato un messaggio a tutta la comunità in occasione dell’undicesimo anniversario dalle scosse che hanno dolorosamente travolto, undici anni fa, il capoluogo abruzzese. “A undici anni dal terremoto che ha devastato il nostro territorio, un altro shock si abbatte sulla nostra comunità Aquilana: questa volta si tratta di onde d’urto non sismiche ma virali”, sono le parole amare del vescovo.
Che ci ricordano come, nel dolore e nella paura, non dobbiamo mai dimenticarci di chi è più in difficoltà. Come i nostri connazionali vittime del terremoto, e che continuano ad assistere a una lenta ricostruzione. E che, tristemente, continua a faticare nel giungere a compimento.
La chiamata alla solidarietà di tutti
Nel messaggio, il cardinale ha dapprima lanciato un appello. “In questi casi non è sufficiente l’impegno di una minoranza attiva (per quanto ampia); non basta neppure che siano in tanti a mobilitarsi; occorre che tutti rispondano a questa chiamata generale e ciascuno faccia generosamente la propria parte. Bisogna mettere in campo una solidarietà intera, cioè a 360 gradi”.
Poi ha dato seguito a un’iniziativa importante che coinvolgerà tutta la città in un unico grande coro, un grido di popolo che parte dal profondo del cuore degli aquilani e di tutti gli italiani, per salire al cielo e chiedere che si riversi su di noi in benedizioni.
Campane e lumi per ricordare i terremotati
“La Città affiderà la sua voce ai 309 rintocchi di campana che, nella notte, ricorderanno le vittime del sisma. Questi suoni, mesti e solenni, intendono abbracciare con la loro eco anche il dolore di tutte le famiglie che hanno perso i loro cari, spesso in circostanze strazianti, a causa del micidiale contagio”.
E l’invito si rivolge a tutti gli italiani. “Nella notte di questo anniversario si accenderanno anche lampade e lumi per commemorare i morti da Covid-19: così, alle luci del firmamento aquilano si aggiungono altri bagliori, simbolo di un’appartenenza destinata ad ardere per sempre”.
La ricostruzione è anche impresa di popolo
Il cardinale ha infatti spiegato che ciò che serve è una solidarietà “attenta a rilevare e soccorrere le nuove urgenze suscitate dalla condizione emergenziale. Compito, questo, che investe le Istituzioni, ma diventa anche impresa di popolo”.
Perciò bisogna fare memoria di quanto successo il 9 aprile 2009, giorno in cui un’intera città è stata travolta da un evento naturale e terribile come il terremoto, che ci ricorda quanto le certezze di ognuno di noi possano infrangersi da un momento all’altro, a meno che non siano fondate sulla vera roccia, quella di Nostro Signore e della Sua misericordia che mai ci abbandona.
La dignità indomita degli aquilani
Alla piazza vuota bisogna contrapporre la pienezza del senso di appartenenza e di comunità, per difendersi “dal rischio di non-vedere quello che c’è (la presenza morale ed affettiva dell’intera comunità)”.
“Sui volti e nei gesti della gente aquilana ricompaiono la stessa dignità indomita e la fierezza operosa dimostrate nei giorni del terremoto. Ancora una volta siamo tenuti a vincere la sfida contro un destino avverso”, ricorda il cardinale.
“Pure in questi tornanti faticosi della nostra storia troveremo la perseveranza creativa per andare avanti e costruire un futuro ricco di prospettive promettenti. La calma razionale e composta deve tradursi in partecipazione intelligente e fattiva”.
Giovanni Bernardi
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