L’annuncio è apparso domenica 15 marzo, con un breve trafiletto e senza grande risonanza, sul sito ufficiale del Vaticano.
A oggi, il termine delle misure di sicurezza previsto dal Decreto governativo scade il 3 aprile. La cosa che più ci disorienta è la decisione anticipata da parte della Santa Sede, prima ancora di attendere l’evoluzione della situazione. Riportiamo di seguito la comunicazione ufficiale della Prefettura della Casa Pontificia relativa alla sospensione delle Messe durante la Settimana Santa.
“La Prefettura della Casa Pontificia si premura comunicare che, a motivo dell’attuale emergenza sanitaria internazionale, tutte le Celebrazioni Liturgiche della Settimana Santa si svolgeranno senza la presenza fisica di fedeli. Inoltre, si informa che fino al 12 aprile p.v. le Udienze Generali del Santo Padre e le recite dell’Angelus saranno fruibili solamente in diretta streaming sul sito ufficiale di Vatican News”
E’ la domanda che in tanti ci poniamo dopo avere appreso una scelta che ci lascia molto amareggiati. Siamo consapevoli della gravità della situazione che stiamo vivendo e della necessaria e doverosa presa di misure precauzionali. Altresì ci domandiamo se le stesse accortezze non possano essere adottate per permettere ai fedeli una partecipazione sicura per se stessi e per gli altri.
Mettendo in campo prudenza e comportamenti corretti, stiamo riuscendo a garantire i beni di prima necessità per il corpo: alimenti, farmaci, cure mediche, grazie al sacrificio di medici, infermieri, commesse, impiegati che continuano a prestare il loro servizio. Allora non potremmo garantire anche il Bene necessario al nostro spirito, la Santa Messa?
L’Eucarestia è per noi cristiani di primaria necessità. Gesù è al contempo, medico e medicina, per la nostra anima e dovercene privare nella Settimana più importante in cui riviviamo il sacrificio d’Amore di Gesù Cristo, morto per noi e Risorto, è qualcosa che ci affligge.
Per esempio il Vaticano potrebbe pensare di moltiplicare gli orari delle Messe lasciando il giusto intervallo di tempo tra una celebrazione liturgica e l’altra. O potrebbero essere celebrate delle Messe anche di notte se quelle del giorno non fossero sufficienti ad accogliere tutti i fedeli. O ancora prevedere lo svolgimento delle funzioni in ampi spazi all’aperto in modo da garantire le giuste distanze.
I nostri angeli, così chiamiamo con affetto e riconoscenza gli infermieri e i medici, si stanno spendendo notte e giorno, senza riposo né ferie, per garantirci l’assistenza medica. Allora i nostri pastori seguendo il loro esempio, potrebbero garantirci l’assistenza spirituale?
Fermo restando il rispetto delle indicazioni sul comportamento da adottare, espresse dai Vescovi all’inizio, prima di arrivare alla sospensione totale delle Messe.
Quindi il divieto dello scambio del segno della pace, l’acquasantiera vuota, le distanza di sicurezza sulle panche, la Comunione solo in mano. Confidiamo e preghiamo che in questo tempo lo Spirito Santo possa suggerire la soluzione più giusta in questo momento di emergenza.
Simona Amabene
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