C’è “forte preoccupazione e profonda amarezza” da parte dei vescovi calabresi per quanto sta avvenendo nella sanità in Calabria nell’ambito del Coronavirus.
In tutta Italia si parla infatti da giorni delle tristi vicende che hanno riguardato sia l’ormai ex commissario ad acta Saverio Coticelli che per la successiva nomina di Giuseppe Zuccatelli. Il primo, ha scoperto davanti ai microfoni di una trasmissione televisiva di dovere attuare il programma anti-Covid. Il secondo, voluto dal ministro della Salute Roberto Speranza, è stato filmato mentre afferma l’inutilità delle mascherina quando è lui che dovrebbe occuparsi di fare rispettare l’obbligo impartito dal governo stesso.
Mentre il virus avanza in Calabria, nelle piazze cresce la rabbia
Tutto ciò mentre il virus avanza nella Regione. Il bollettino di ieri segna 443 nuovi casi di positività. Mentre cresce la rabbia nelle piazze per essere stati inseriti nella fascia rossa, non tanto per i casi ma per la fragilità del sistema sanitario. Così molti rischiano di perdere il proprio lavoro in una terra in cui l’occupazione è già un problema importante.
I dati collocano infatti la Regione all’ultimo posto per numero di posti letto attivi di terapia intensiva, 107 in totale. Meno della metà della soglia minima di sicurezza di 14 ogni 100mila abitanti.
Un triste susseguirsi di eventi imbarazzanti e la rabbia del vescovi
Di fronte a questo triste balletto di eventi imbarazzanti, i vescovi calabresi non ci stanno e passano all’attacco. L’arcivescovo Catanzaro e Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, ha attaccato duramente i vertici delle istituzioni per quanto si è visto negli ultimi giorni. Ha parlato di “incompetenza e mancanza di senso di responsabilità”. Precisando che la gestione del sistema sanitario si allontana fortemente dalla tutela al diritto della salute dei calabresi.
“La decisione del Ministero della Salute di dichiarare zona rossa la nostra Regione e le impietose inchieste giornalistiche che nel giro di pochi giorni hanno portato all’avvicendamento del commissario ad acta per la sanità calabrese, dimostrano non soltanto la fragilità e l’inadeguatezza del sistema sanitario regionale, per come da molto tempo e da più parti lamentato, ma anche l’incompetenza e la mancanza di senso di responsabilità, che la seconda ondata della pandemia Covid-19 in atto ha definitivamente e inequivocabilmente palesato”, ha affermato il vescovo.
I vescovi: “le istituzioni rendano conto dell’operato e diano certezze”
I vescovi hanno quindi tuonato affermando che “non ci sono più tempo e spazio per scelte e decisioni che non siano urgenti ed esclusivamente legate ai criteri dell’autonomia, della competenza e della capacità professionale”.
Le istituzioni, infatti, hanno il “dovere di rendere ragione del proprio operato”. In particolare “dopo undici anni di commissariamento” della sanità regionale. Al tempo stesso, però, devono anche “definire orizzonti futuri chiari e certi, senza interferenze di vario genere”.
“Ai calabresi è dovuta una sanità efficiente e, nell’immediato, in grado di fronteggiare con adeguatezza l’avanzare dell’emergenza pandemica”, è l’appello della Chiesa in Calabria.
Giovanni Bernardi