Il professore Alberto Zangrillo da settimane si batte per ristabilire la verità clinica e statistica dei numeri relativi agli infetti da coronavirus.
Ricevendo in cambio, più volte, l’accusa di essere “negazionista” del virus. Ma il medico, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare e Referente Direzionale Aree Cliniche dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, durante la fase più critica della pandemia si è trovato in prima linea nella lotta alla malattia che si stava diffondendo in tutto il Paese.
Coronavirus, le vili accuse di “negazionismo”
“Negazionista è chi nega l’Olocausto, la persecuzione degli ebrei, i crimini di Adolf Hitler. Il tentativo di squalificare le nostre posizioni accostandoci ai carnefici è infame”, spiega affranto. Tra le ultime questioni discusse, Zangrillo si è fortemente scagliato contro l’idea di distanziamento sui treni.
A suo avviso, si tratta di una scelta assurda. La soluzione sarebbe semplicemente chiedere alle persone di sedersi al proprio posto in maniera responsabile. Ciò costituirebbe atteggiamento migliore di qualsiasi regola di distanziamento calata dall’alto.
Chi è il medico Zangrillo e perché viene attaccato
“Tutti i sedili occupati da gente educata e responsabile valgono più di mille posti liberi. In altre parole il problema vero non è se li occupi ma chi li occupa e come”, ha spiegato il medico in un’intervista rilasciata al quotidiano La Verità.
Zangrillo, racconta il quotidiano Il Giornale, è cresciuto in una normale famiglia prima in Liguria e poi in Lombardia. Quindi non è un figlio di papà, un privilegiato, o una personalità distante dalla realtà. Come troppo spesso, purtroppo, accade, per i professionisti affermati. Nel mondo accademico, della scienza o della politica. Zangrillo è un medico che si è fatto da solo, senza raccomandazioni o seconde strade.
La realtà delle famiglie che troppo spesso non si riconosce
Perciò conosce bene la realtà, la difficoltà delle famiglie comuni di tutti i giorni. Compresi quelli, per molti difficili, del coronavirus. Una condizione umana che permette di fare una netta differenza tra quei medici che considerano il paziente come una merce e chi invece lo guarda negli occhi e sa di avere di fronte una persona.
Zangrillo, è risaputo da chi lo conosce, parla ore al telefono con i pazienti per dare consigli e rispondere a chi gli chiede un parere. Anche quando lo fermano per strada, racconta Il Giornale, risponde a domande su questioni di natura medica.
Zangrillo e la critica feroce verso gli “sparaballe”
Tuttavia, questo suo modo di essere non gli ha impedito di attaccare duramente quelli che lui ha definito più volte gli “sparaballe”. Specialmente per tutto ciò che ha caratterizzato le rilevazioni, forse eccessive, sul coronavirus, con numeri secondo alcuni gonfiati rispetto alla realtà, funzionali allo stabilire norme e divieti eccessivi, oltre che a permettere al governo di legiferare con decreti in maniera arbitraria e slegata da una discussione democratica e parlamentare.
“Non posso sopportare che persone prive di competenze provino a mettersi sul mio stesso piano, soprattutto a livello scientifico”, ha affermato nell’intervista. Il risentimento è dovuto al fatto che Zangrillo, per settimane, si è trovato in prima linea giorno e notte a lavorare con i malati di coronavirus.
Zangrillo, il medico contro la cattiva gestione della pandemia
Poi, infuriato per una cattiva gestione dell’epidemia, specialmente in chiave mediatica, si è visto lanciare strali e accuse da giornalisti di gossip e di costume che, molto francamente, della materia non conoscono assolutamente nulla.
“Arriva arriva un tizio che nella vita fa lo statistico, e pretende di spiegarmi cosa sia il Covid. Non è presunzione mia. È ridicolo che senza esperienza sul campo qualcuno cerchi di pontificare su cose che non conosce”, spiega Zangrillo, affranto e arrabbiato.
Coronavirus, la differenza tra contagiati e malati
Il punto è che essere contagiato, ha spiegato il professore, non significhi essere malato. Perciò, a suo avviso, la Protezione civile ha sbagliato tutto decidendo di inscenare quotidianamente la rassegna stampa in cui dare conto del bollettino medico quotidiano.
Per Zangrillo si è trattato di una incredibile mistificazione nei confronti di ciò che è incarnato, al contrario, dalla “verità clinica”. “In tutto il gruppo San Donato, quello in cui lavoro, abbiamo solo 10 pazienti in cura, nessuno recente, nessuno in intensiva. Prima non c’era un letto libero. Ecco l’evidenza clinica!”, ribadisce Zangrillo.
L’errata distinzione dei pazienti e il clima di terrore
L’errore è perciò stato quello di non distinguere i pazienti che si trovano ad avere una normale degenza, tra cui anche gli asintomatici, da quelli che invece si sono trovati in condizioni di gravi malattie. Perché si rischia di favorire, in maniera significativa, uno stato costante di terrore collettivo. E allora è ovvio che ci si chieda a chi giovi tutto questo.
La sostanza, in ogni caso, per Zangrillo è che si può andare tranquillamente a un matrimonio o a un battesimo proprio nello stesso modo in cui si va al supermercato a fare la spesa o alle poste per inviare una lettera. Eppure sono state vietate le cerimonie civili: funerali, battesimi, matrimoni, tutto è stato annullato. Centinaia di decessi avvenuti all’improvviso senza alcuna forma di celebrazione, senza nemmeno poter dare un saluto ai propri cari. Un’assurdità.
La chiusura di ogni cerimonia, un unicum storico
Per la prima volta nella storia del cristianesimo in Italia sono state bandite tutte le Messe contemporaneamente. L’Eucarestia è stata vietata, resa illegata, perseguibile di denuncia. La polizia è arrivata fin dentro le chiese per attaccare parroci e fedeli. Uno scempio che grida vendetta.
E ora si presenteranno, ancora più duri, i problemi economici. Con attività decennali o addirittura intergenerazionali chiuse per via delle scellerate scelte del governo e del comitato tecnico-scientifico. Con famiglie ridotte al lastrico e alla mercé della mancanza di lavoro.
La risposta che serve alla crisi economica
Tutto questo ha bisogno di una risposta al più presto, che però continua a non arrivare. Non ci fosse l’attività caritativa di tante parrocchie, relegate al ruolo di stampella di uno stato sociale smantellato, tante persone starebbero soffrendo la fame. Allora l’unico obiettivo della politica è quello di fare in modo che non avvengano rivolte. E non, magari, cercare di affrontare i problemi in maniera seria.
Zangrillo è stato definito dal professore Galli parte di una “minoranza rumorosa”. Ma lui, il prof. Zangrillo, non ha nulla da guadagnarci ad affermare ciò che afferma. Se non quello di vedere ristabilita la verità dei fatti.
Il vero nemico di Zangrillo? La paura e chi punta a diffonderla
“Mi pongo delle domande“, ha spiegato Zangrillo. “So che il 17 per cento di Pil in meno è una catastrofe che mi riguarda come e quanto i malati in corsia. È stato detto che il distanziamento è un grave problema, come abbiamo visto sui treni. Ma io voglio contare sul buonsenso della gente”.
Il vero nemico di Zangrillo, in sostanza, non sono le mascherine, che lui ribadisce che vadano indossate. Ma la paura, e la volontà di terrorizzare la popolazione non guardando che si sta andando incontro alla catastrofe.
“Alberto Zangrillo dice di mettere queste benedette mascherine!”, risponde ironico. “Ma allo stesso tempo è evidente che la violenza del virus è incredibilmente abbattuta rispetto a questo inverno. Basta di ricorrere alla paura!”
Giovanni Bernardi