Ancora nel Tempo Ordinario, successivo alla Pasqua, troviamo un’altra festività importante: il Corpus Domini: Corpo del Signore o Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, ossia Sollemnitas Ss.mi Corporis et Sanguinis Christi.
In questa occasione, si ricorda il mistero dell’Eucaristia, istituita al momento dell’Ultima Cena del Giovedì Santo, quindi la presenza viva del Corpo e del Sangue di Cristo nel pane e nel vino dell’altare.
Mentre, però, il Giovedì Santo si pone l’accendo sul Cristo che, letteralmente, si fa cibo per noi, nel Corpus Domini si mostra il legame tra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico, cioè la Chiesa. Noi siamo tutti membra del Corpo di Cristo, allora, come tali, dovremmo agire per il bene dell’unico Corpo cui apparteniamo, avendone cura in ogni sua parte.
Tutti noi Corpus Domini
Nella prima lettera ai Corinzi si dice: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo (…). Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. (…) molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; né la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”.
(…) Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte”.
Corpus Domini: la visione di Suor Giuliana di Cornillon
Nel 1208, una Suora oggi Beata, Giuliana di Cornillon, Priora nel Monastero di Monte Cornelio di Liegi (Belgio), ebbe una visione. Vide un disco lunare, di luce chiara, con una parte rimasta in ombra. Il suo direttore spirituale, allora, suggerì al Vescovo una festa in onore del Corpus Domini, che fu autorizzata nel 1246.
Nel 1263, inoltre, un sacerdote che si era fermato a celebrare Messa a Bolsena, nello spezzare l’Ostia, ebbe il dubbio che non fosse realmente Corpo di Cristo.
Fu allora che dall’Ostia uscirono gocce di sangue, che macchiarono il Corporale dell’altare (conservato, oggi, nel Duomo di Orvieto).
In seguito a questo evento, Papa Urbano IV estese ufficialmente la festa del Corpus Domini, da Liegi, a tutte le Chiese. Fissò come data il giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste, ossia il giovedì dopo la Santissima Trinità.
In Italia, è solitamente posticipata alla domenica successiva, mentre a Orvieto (dove la domenica il Corporale col Sangue di Cristo viene portato in processione per le vie della città) e a Roma la celebrazione si svolge proprio il giovedì. Accade anche nei Paesi in cui la festa è anche civile: nella Svizzera cattolica, in Spagna, in Germania, in Irlanda, in Croazia, in Polonia, in Portogallo, in Brasile, in Austria, a San Marino, e nel rito ambrosiano.
Le infiorate in segno di devozione
Dopo la Messa del giorno del Corpus Domini, si sarebbe snodata una processione che avrebbe portato un’ostia consacrata, posta in un ostensorio, retto dal sacerdote e protetto da un baldacchino.
Quest’anno non sarà possibile, a causa della pandemia da Coronavirus e della distanza sociale che siamo costretti a mantenere.
Solitamente, il corteo era guidato dai bambini che avevano appena ricevuto il Sacramento della Prima Comunione (quest’anno non celebrata), con delle lanterne accese. Tutti gli altri fedeli, invece, avrebbero reso omaggio al Cristo vivo che passa in mezzo a noi, spargendo dei fuori lungo la strada e realizzando dei veri e proprio tappeti di fiori (le infiorate) con petali di colori diversi, che raffigurano immagini sacre.
Antonella Sanicanti
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