La Solennità del Corpus Domini è da sempre un evento intrecciato alle vicende dei Papi.
Ogni Papa ha intessuto un rapporto diretto e profondo con questa Solennità, poi sviluppata all’interno dei propri Magisteri.
Già nel lontano 1215, al tempo del quarto Concilio Laterano, la transustanziazione era diventata dogma della fede, e in seguito ai diversi miracoli eucaristici che avvennero all’epoca papa Urbano IV estese a tutta la Chiesa la Solennità del Corpus Domini.
Con la bolla Transiturus del 1264, la festa fu stabilita per il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste. Il nome “Eucaristia”, vale a dire “rendimento di grazie”, ci parla proprio del mutamento sostanza del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo.
Frutto “del dono che Cristo ha fatto di se stesso, dono di un Amore più forte della morte, Amore divino che lo ha fatto risuscitare dai morti”, ricordano i media vaticani. “Ecco perché l’Eucaristia è cibo di vita eterna, Pane della vita”.
Tutto si origina con l’Ultima Cena, con il Cristo che attraverso la potenza del suo amore ha trasformato la morte. Lo ha spiegato Papa Benedetto XVI nel 2011, ricordando l’anniversario del tragico evento delle Torri Gemelle. L’amore è più forte della morte e del peccato, spiegò in quell’occasione.
Perciò oggi la solennità del “Corpus Domini” ci invita a ripensare all’itinerarium salvificum di Cristo nella storia. All’interno del cammino dell’uomo, Dio traccia il suo disegno di salvezza. Fin dal peccato originario, Dio interviene nel percorso dell’umanità, accompagnando il cammino delle generazioni a venire.
La storia entrerà in una dimensione nuova con la croce, e la Resurrezione. Lì si compie la nuova ed eterna alleanza, in cui Cristo guiderà l’uomo verso la salvezza. L’Eucarestia resterà per sempre il cuore escatologico di questa salvezza.
Si tratta di quanto spiegava San Giovanni Paolo II nel 1998, durante la nella Solennità del Corpus Domini. Parola ricordate dai media vaticani e che introducevano al momento dell’anno duemila. Anche nella globalizzazione, diceva il Papa polacco, l’Eucarestia è il dono d’amore per eccellenza, che permette una globalizzazione dell’amore.
Parole che riecheggiano anche nel Corpus Domini Giovanni XXIII fino dalla lontana vigilia del Concilio Vaticano II, nel 1962. “O Gesù, panis vere, unico e solo cibo sostanzioso delle anime, raccogli tutti i popoli attorno alla mensa tua: essa è divina realtà sulla terra, è pegno di favori celesti, è sicurezza di giuste intese tra le genti, e di pacifiche competizioni per il vero progresso della civiltà”, diceva Papa Roncalli.
Le parole di Papa Pio XII nel 1951, pronunciate con un radiomessaggio al termine del Congresso eucaristico di Assisi, segnarono invece la ripresa dal secondo conflitto mondiale. “Il dono è Egli stesso — Gesù Cristo — personalmente presente per operare in noi, se secondiamo il suo amore, le meraviglie della vita cristiana”, spiegava.
“Di una vita cioè, che, ordinata secondo il Vangelo, mantiene fervida nei suoi, anche più tiepidi figli, la stima della virtù, la coscienza del bene e del male e impedisce loro di essere definitivamente travolti dalla valanga di errori e di corruzione, che dominano nel mondo”, spiegava.
Toni solenni ma che ricordano, nei contenuti e nell’amore per il Signore, le parole di Paolo VI, centrate sulla carità e sul fatto che Dio ci ha amato al punto da assolvere i nostri peccati, facendo riverberare il suo amore tra tutti gli uomini. In un decennio, gli anni sessanta, in cui la pace e l’amore universale stavano diventando sia un ideale che un’ideologia nel movimento studentesco.
Il 5 giugno del 1969 Paolo VI disse: “Dal momento che vi è un solo pane, noi, che siamo molti, formiamo un solo corpo; poiché noi tutti partecipiamo di questo unico pane“.
Giovanni Bernardi
fonte: vaticannews.va
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