Ci avviciniamo alla festa del Corpus Domini, la grande festa del Sangue e del Corpo di Gesù, la più importante dopo Natale e Pasqua. È la festa del Emanuele, la festa del Dio con noi fino alla fine dei tempi. Ma pensiamo mai alla grandezza di questa promessa che si è realizzata visibilmente per noi fin dalla Pentecoste, ma in realtà che fu reale fin dall’ultima cena? Un dono e una grazia per ogni uomo, soprattutto per i battezzati nella Santa Chiesa Cattolica, ossia per coloro che credono nella presenza viva e vivificante del Dio con noi nell’Ostia e nel Vino consacrati, che diventano vero Corpo e vero Sangue del nostro Signore Gesù Cristo, Dio incarnato, assunto in cielo con il nostro stesso corpo per l’eternità.
IL MISTERO
Perché ci è dato questo mistero grande? Perché questo Mistero ci guarisce? Perché l’anima lo riconosce e lo spirito lo adora, ma i nostri occhi no? Una sola e semplice è la risposta: perché Dio che si è fatto ancora più piccolo del farsi uomo come noi, pur di donarci una continua possibilità di salvezza, di santificazione, si è fatto così tanto umile da farsi mangiare da noi, da farsi cibo per il corpo e per l’anima. Insomma, ci è dato questo immenso e ineguagliabile dono – attraverso il quale passano tutte le grazie – per essere salvati per la nostra fede (Mt 9,2; Lc 17,19; Lc 7,9; Lc 7,50 Mc 5,34; Mc 10,52;).
Gesù Eucaristia guarisce. Gesù Eucaristia sostiene, consola. Gesù Eucaristia ci dona l’esperienza dell’amore vero. Gesù Eucaristia può farci sentire come ubriachi, ubriachi d’amore, di un amore incontenibile, straripante, che non ha eguali. Con Gesù vivo in quell’ostia consacrata ci sentiamo piccoli e, se facciamo l’esperienza piena del Suo amore aprendo completamente il nostro cuore, ci sentiamo indegni, impuri con il desiderio di essere purificati dalle nostre sozzure e miserie, perdonati dai nostri peccati.
LA FEDE
È una sensazione che hanno molti la prima volta che si ritrovano davanti a Gesù Eucaristia… Già, ma cos’è davvero il peccato? Troppe confusioni riguardo ad esso e anche troppo sincretismo con i concetti di errore del mondo. Per comprendere cos’è il peccato, dobbiamo tornare velocemente sulla fede. Che cos’è la fede? La fede è, prima di tutto, fiducia nel Dio che si rivela in Gesù Cristo, nel Dio amore. Se non ho fiducia, fede/ fiducia non sono un credente e meno che meno posso essere un apostolo di Cristo. Con la fede, che è fiducia nell’amore potente di Dio, testimoniando regalo così la speranza.
MA COS’È IL PECCATO?
Ma cos’è quindi il peccato? Il peccato accade quando questa fiducia viene a mancare, la fede si trasforma in una vaga credenza, la speranza non ha più senso o si trasforma in un’illusione umana o mangiale e l’amore è schiacciato dal mio “IO”. Non capisci? Vediamo… Il peccato rappresenta sempre un abbandono della fiducia in Colui che ci ama più di quanto potremo mai immaginare, in Colui che ci ha creati, che ha sempre il conteggio dei capelli sulla nostra testa e conosce ogni piega e lacrima del nostro cuore. Peccando metto da parte Dio. Peccando faccio da me… Sì, e che male c’è fare da me? In
fondo Dio non vive in questo mondo, ma io, noi… Già, ragionamenti mondani che giustificano qualsiasi cosa vada contro Dio. Se io credo non voglio ferire, andar contro la persona oggetto del mio amore, perché credere davvero in qualcuno è amare, è accettare quell’amore che ti travolge e ti guida e ti consola e ti dona tutto, tutto di sé. Puoi dire con tutto te stesso a chi ami: “Ti amo con tutto il cuore con tutta la mente con tutto me stesso” e poi fare qualcosa contro questa persona, contro questo amore? La risposta è scritta nei nostri cuori.
GLI EBREI E IL PECCATO
Gli ebrei, padri della nostra fede, affermano che il peccato è la risposta positiva ad una delle due inclinazioni intrinseche all’uomo, ossia a quella a fare il male. E indicano due tipi di peccato: quello contro il prossimo e quello contro Dio. Considerano il peccato una trasgressione e, nel più accanito dei casi, una vera e propria ribellione a Dio. Ed è interessante scoprire i tre diversi termini di peccato* perché bene si comprende che il peccato – come molti cercano di dire diffondendo il falso – non è un’invenzione della Chiesa Cattolica!
LA GRAVITÀ DEL PECCATO
Il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce il peccato come «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant’Agostino). È un’offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. E definisce il peccato mortale un atto contro Dio nel quale si riconoscano tre punti fondamentali:
materia grave;
piena consapevolezza;
deliberato consenso.
Se uno di questi manca, il peccato non è mortale. Se uccido una persona (materia grave), ma non ne ho la consapevolezza del mio atto e/o non lo voglio assolutamente fare, questo peccato non è mortale. Allo stesso modo, se un peccato apparentemente più leggero agli occhi del mondo, come ad esempio un peccato di lussuria, sesso, avarizia o gola, e lo commetto ben sapendo quello che sto facendo e con volontà di compiere tale cosa, di non opporre cioè la mia volontà nel senso di frenare l’impulso, allora sono in peccato mortale. Ma com’è che dalla meraviglia e poesia, dalla bellezza e l’amore di Gesù Eucaristia sei arrivata a intrattenerci sul peccato? Molto semplice. Perché esiste un peccato che è da sé una grande potente condanna e che solo Dio e tu, io, noi, ciascuno di noi può conoscere: ricevere, mangiare l’Eucaristia in peccato mortale! Così infatti dice San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi (11,27-29): “chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice;
perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.”. E durante la messa, proprio prima della comunione il sacerdote dice: “La Comunione del Tuo Corpo ed il Tuo Sangue,
Signore Gesù Cristo,
non diventi per me giudizio di condanna,
ma per tua misericordia,
sia rimedio di difesa dell’anima e del corpo.”.
Festeggiamo quindi, con lodi, benedizioni e ringraziamenti, il Dio che si è fatto carne, che rimane con noi fino alla fine dei tempi, donandosi come carne viva che guarisce, risana, consola e sostiene, riempiendoci di amore e, mai più nella vita, perdiamo occasione di pentirci, purificarci con il sacramento della confessione, con la penitenza, per ricevere degnamente e con gioia piena il Dio con noi, l’amore eterno che traboccherà nei nostri cuori.
* Pesha (peccato deliberato – in ebraico moderno: crimine) o Mered (lett.: ribellione) – Un peccato intenzionale; un’azione commessa in disobbedienza a Dio (פשע pesha‘, peh‘shah). Linguisticamente, proviene dalla radice pasha`: ribellione, trasgressione, infrazione.
Avon (lett.: iniquità) – Peccato di lussuria o di emozione incontrollabile, commesso consapevolmente, ma non come affronto a Dio. Linguisticamente, proviene dalla radice `avah: perversità, male morale (colpa, iniquità, malizia).
Cheit – Peccato, disobbedienza o colpa non intenzionale. Linguisticamente deriva dalla radice khaw-taw col significato di “mancare, sbagliare il bersaglio (parlando di un arciere), peccare, inciampare”.
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