Oscure mani innescano il fuoco che sta devastando il nostro Paese, ma c’è qualcosa di più grave che è occulto ai nostri occhi.
Il Governo sembra che stia per dare atto a una serie di provvedimenti per dare “ristoro” agli imprenditori agricoli e zootecnici che hanno subito danni dopo gli incendi degli ultimi giorni, che stanno letteralmente distruggendo Calabria, Sicilia e Sardegna. La speranza è che le zone colpite non vengano abbandonate, come successo in passato ad esempio per le popolazioni colpite dal sisma. Speriamo che non dovremo parlare di un’altra situazione di promesse non mantenute.
L’allarme della Chiesa di fronte alla devastazione
La Chiesa, però, di fronte all’allarme delle popolazioni colpite si è presa in carico il dolore di tanti, attraverso la voce dei vescovi locali. “Chi brucia sta cancellando non solo il presente della nostra terra, ma anche il futuro, non crede nella vita e neppure in Dio, rompe la comunione con Lui e con la comunità credente. Dimentica che attentare alla natura e all’ambiente è far morire l’umanità e Dio che l’ha creata”, ha infatti affermato il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva.
Il contesto in cui il religioso ha pronunciato queste parole era quello dell’omelia per i funerali di Mario Zavaglia, ucciso dalle fiamme a Grotteria. Lo sconforto è molto, e il presule per cercare di farvi fronte ha chiesto un momento di digiuno, con la proposta di adottare per ciascuno “un angolo di verde”.
Mani criminali nell’oscurità manovrano dolore e sofferenza
L’accusa, però, non è purtroppo soltanto legata a difficoltà ambientali, ma anche a mani criminali che muovono da dietro le fila del dolore e della sofferenza di tanti. O meglio, di “mani criminali, di assassini ambientali che esprimono il volto negativo della nostra società”, ha spiegato il vescovo. “Sono le mani di coloro che senza scrupoli distruggono il verde, la natura, gli alberi, l’ambiente. Uccidono la vita, perché distruggono il creato, quel meraviglioso giardino che Dio ha fatto per noi ed ha affidato alle nostre cure”.
Proprio in riparazione a questo “grave peccato sociale” il vescovo ha chiesto una giornata di preghiera e di digiuno, oppure di un’opera di misericordia. “Tutti dobbiamo chiedere perdono a Dio per coloro che hanno commesso questi atti distruttivi, provocando anche la morte del fratello Mario e di altri innocenti, per lo più contadini legati alla terra, in vita e in morte. Morti solo perché volevano difendere i propri campi, gli uliveti e i propri animali”, sono le parole del vescovo.
Lo scoramento del vescovo di fronte al pensiero più buio
Purtroppo, però, quando si parla di criminalità organizzata a volte si parla anche di qualcuno che camuffa le proprie malefatte dietro una falsa religiosità, da parte di criminali che Papa Francesco in uno dei suoi primi interventi ha definito “scomunicati”, perché “non in Comunione con la Chiesa”.
“Faccio difficoltà a pensare che possano essere fedeli che frequentano le nostre chiese, che chiedono i sacramenti e festeggiano i Santi Patroni. Non si può pensare di aver fede in Dio e nello stesso tempo distruggere la natura. Come possiamo dire di credere in Dio, di servirlo e di ascoltare la sua voce, se distruggiamo la sua opera?”, ha commentato il presule.
“Chiediamo perdono al Signore per i responsabili di questo disastro”
La richiesta è quella di alzare lo sguardo. “Chiediamo perdono al Signore per i responsabili di questo disastro ambientale, che hanno trasformato in deserto la nostra bella terra. Tutti ne pagheremo le conseguenze, anche loro”. L’appello, infine, è verso “una politica che riavvicini il cittadino alla montagna e ai boschi, una politica che lo renda corresponsabile nella loro tutela, che educhi a vedere la natura come madre, non matrigna, una risorsa per tutti e non una limitazione allo sviluppo del territorio, un bene comune di custodire senza abusarne”.
L’importanza dell’amore verso il Creato, infatti, come ha spiegato Papa Francesco nella sua enciclica ecologica Laudato Sì, riguarda anche la verità e la limpidezza del rapporto che si ha con il Signore stesso, che ci chiede di salvaguardare, coltivare e custodire la Sua opera, e non di distruggerla o inquinarla.
Dall’amore per il Creato passa anche il nostro rapporto con il Signore
“Amare l’ambiente e tutta la natura ci avvicina a Dio e fa sì che tanti si avvicinino a Lui. È quanto indirettamente chiede Gesù, rimproverando i discepoli che impedivano ai bambini di andare a Lui: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me””, ha concluso il vescovo.
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“I fanciulli incontrano Dio amando il verde, i prati, la natura. Alterare l’ambiente e le condizioni climatiche è impedire che essi vadano a Gesù. Ai piccoli e alle generazioni future abbiamo il sacrosanto dovere di consegnare un mondo più vivibile, bello e gradevole. Chiediamoci: quale mondo consegneremo loro continuando così?”.
Giovanni Bernardi