Se ci sentiamo persi davanti a un dolore molto più grande di noi, come la morte di chi amiamo, a chi possiamo chiedere aiuto?
photo web sourceLa storia che stiamo per raccontarvi è quella di un operatore Caritas che, davanti alla perdita di una persona cara, ha deciso di affidare tutto il suo dolore, che lo stava attanagliando, a San Francesco d’Assisi.
Il dolore per la perdita di una persona cara
Emiliano è un operatore Caritas della Diocesi di Ragusa, molto devoto al Santo Fraticello di Assisi. Quest’anno, però, la vita gli ha riservato un dolore grande: la morte del padre a causa del Covid. un momento buio per lui, dove però, la fiamma della fede e della devozione a San Francesco, non si sono spente anzi.
“Dopo tanti anni da quando il Signore mi ha chiamato alla sequela del suo Vangelo, rivedo spesso un passo che mi ha molto toccato; “Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore” – inizia a scrivere Emiliano.
Emiliano: “La fede è sottoposta a sollecitazioni”
Un momento, sì difficile, ma che lui ha vissuto affidando il suo dolore alla fede: “[…] Se la fede viene provata come oro nel crogiolo, vuol dire che la fede dell’uomo viene sottoposta a sollecitazioni inimmaginabili, elevate come la temperatura di fusione. In questo modo la fede, cioè l’amore a Dio verrà forgiata come Egli desidera che sia. Io non avrei mai pensato che questo dovesse toccare a me, e soprattutto in un modo tanto singolare”.
Il Covid e il dolore forte per la perdita di un genitore, senza poter far nulla per salvarlo. Questo è stato il momento più difficile per tante persone nel nostro Paese, che hanno perso un caro a causa di questa nuova malattia: “[…] Nell’era della pandemia, abbiamo tutti provato un dolore profondo, ma chi ha perso qualcuno ha avuto una ferita in più. Oltre alla perdita non abbiamo potuto ascoltare l’ultimo respiro dei nostri cari, io non sono potuto rimanere accanto a mio padre morente, non gli ho potuto tenere la mano e non l’ho potuto accompagnare fino al suo ultimo respiro. Nell’ultimo passo è stato solo” – scrive.
Emiliano perde il padre a causa del Covid
Emiliano racconta che, l’ultima volta che ha visto suo padre, è stato quando i sanitari lo accompagnavano in ospedale per le cure: “I dottori ci rassicuravano, ci dicevano che papà non era così grave. Ci siamo guardati, i nostri sguardi si sono incrociati un’ultima volta, i nostri destini si sono allontanati su poche semplici parole: “Papà” dissi io, “Emiliano” rispose lui, e niente più.
Ci rincontreremo nell’altra vita e niente più. Sono stati giorni terribili perché ogni giorno era flebilmente appeso alla telefonata del primario che ci ragguagliava sulle condizioni di papà. La situazione andava sempre peggiorando, lentamente, inesorabilmente. Fino a quando non arrivò la chiamata, di prima mattina. Ci viene comunicato con freddezza che papà aveva avuto un arresto cardiaco e non ce l’aveva fatta. Dio ci mette alla prova, ma ci sostiene” – racconta.
L’affidarsi a Dio, anche in una situazione così difficile e complessa: “Sia fatta la volontà di Dio”, in altri tempi non avrei mai detto nulla di simile” – spiega Emiliano – “[…] Dio non vuole la nostra caduta ma la nostra eterna salvezza, Dio mi stava preparando ad accettare il passaggio dell’anima di mio padre nel regno dei cieli. Dio non ci abbandona neanche nel momento della più buia disperazione. Dio non lascia mai nessuno”.
Un dolore che cresce sempre di più
Il dolore cresce, la morte ha toccato la famiglia di Emiliano: “Nessuna parola umana può darti conforto, in fondo c’è una luce però, la luce di Dio. Una luce fissa, inamovibile che è dentro di te e ti dà la sicurezza che non sprofonderai nei meandri della terra come senti, che non smarrirai i tuoi passi anche se cammini al buio.
Nonostante la prova così dura Lui ti guarda ed è sempre li a sostenerti […] Tu non comprendi, l’unica cosa che comprendi è l’abbandono verso Dio; “Ecco Signore ho le mani vuote e il cuore distrutto” pensavo, “solo tu puoi sostenermi ora” […] La mia forza era solo quella, ritornare con lo sguardo a Dio con la certezza che quelle parole che avevo donato agli altri ora erano per me”.
“Le parole di San Francesco mi hanno aiutato”
Come poter superare il dolore? “[…] Voglio ringraziare Dio che mi illumina con la sua luce; sono infatti sicuro che non è Dio che produce queste disgrazie, la colpa è sempre dell’uomo e delle sue scelte sbagliate. La malattia non è opera sua, siamo sbadati spesso, non prendiamo tutte le nostre precauzioni. Mio padre è un esempio di questo tipo, lui ha preso sottogamba la pandemia, non prendendo sufficienti precauzioni. La volontà dell’uomo è caduca, fallace.
La mia fede non è venuta meno e oggi voglio ringraziare Dio. Attraverso il dolore mi sta parlando e conducendo a una fede meno bambina, più adulta […] Mi vengono in mente le parole di San Francesco: “O Signore fa’ che io non cerchi tanto di essere consolato quanto di consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; di essere amato, quanto di amare. Poiché donando, si riceve; perdonando, si è perdonati; morendo, si resuscita alla vita eterna” – conclude.
Una lettera che commuove ma che fa riflettere allo stesso tempo. Dio non ci abbandona, neanche nei momenti di dolore più difficili, come quello della perdita di una persona cara.
Fonte: sanfrancescopatronoditalia
LEGGI ANCHE: Bimbo malato tocca la tomba di San Francesco quello che accade è incredibile
ROSALIA GIGLIANO