“L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da’ bei vermigli fiori …”.
Carducci fu autore di un testo, un vero e proprio inno a Satana, che è ritenuto dai Massoni una delle massime espressioni del loro disquisire.
Queste notizie, non vengono mai menzionate alle lezione di letteratura, ma si trovano ampiamente esplicitate e diffuse nei siti che propagano una certa cultura anti cristiana.
Era il 1869, quando il Bollettino del Grande Oriente d’Italia pubblicava il testo completo dell’inno a Satana, firmato da Carducci con lo pseudonimo di Enotrio Romano.
Per chi non avesse chiaro il concetto di Massoneria e i principi che professa, riportiamo le parole di Maurice Caillet, un ex Massone, convertitosi dopo un viaggio a Lourdes: “La massoneria ufficialmente è alla ricerca della verità, ma in effetti, nessuna verità è definitivamente acquisita. La massoneria, in tutte le sue obbedienze, sostiene il relativismo, che colloca tutte le religioni su uno stesso piano. Per la massoneria, nessuna norma morale ha in sé un’origine divina e, quindi, definitiva, intangibile. La sua morale evolve in funzione del consenso delle società”.
La Massoneria si cela dietro il culto dell’umanesimo, dietro i principi che vorrebbero liberare l’uomo da ogni costrizione dettato dalla religione (in particolare da quella cattolica cristiana), per elevarlo ad essere libero di agire, secondo la propria ragione.
Ma ecco come suona uno dei loro discorsi: “La massoneria non è una religione, appunto perché non ammette dogmi, ma rispetta tutte le fedi ragionevolmente sentite e sinceramente professate. La formula del Grande Architetto dell’Universo, che le si rimprovera, come un equivoco o un assurdo, è la più larga e onesta affermazione dell’immenso principio dell’essere, e può personificare così il Dio di Giuseppe Mazzini come il Satana di Giosuè Carducci: Dio, sì, ma fonte d’amore, non d’odio; Satana, sì, ma genio del bene, non del male”. “La lotta fra la Massoneria e la chiesa è lotta tra la luce e le tenebre”.
Nei concetti del Massone, dunque, è tutto invertito: Satana diventa il giusto Dio da perseguire e onorare.
Se qualcuno pensa che queste possano essere storie datate o rese leggendarie dal passare del tempo, se qualcuno pensa che sia stato travisato il discorso e l’intento del Carducci, ricordiamo che, solo nel 2004, quindi recentissimamente, il Massone Aldo Chiarle (anche lui al 33°), considerato Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, ha dichiarato, proprio riferendosi all’inno a Satana di Carducci: “Ma il carme che meglio riflette e sintetizza il pensiero massonico è indubbiamente l’ “Inno a Satana”, contro cui si scagliò in furibonde polemiche il clericalume becero e astioso, come irriverente e blasfemo, mentre è, un alto e nobilissimo grido di prometeica liberazione, rivendicazione dei diritti della coscienza e del pensiero, voce di quella religione naturale e razionale che Bovio espresse filosoficamente. E l’intimo senso pagano che pervade il canto si ritroverà vent’anni dopo nella più perfetta delle Odi Barbare “Alle fonti del Clitunno” che ben fu detto un nuovo e più completo “Inno a Satana”, sereno e sicuro quale si conveniva alla trionfante virilità del poeta”.
Una cosa si deve riconoscere ai membri del GOI: non nascondono né i loro propositi, né i nomi dei loro illustri adepti, che non si fermano certo a Giosuè Carducci, ma vantano un lungo elenco.
C’è da domandarsi: Come mai queste cose non vengono liberamente rivelate sui libri di scuola?
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