“L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da’ bei vermigli fiori …”.
Sono questi i versi più noti e poetici con cui identifichiamo il poeta Giosuè Carducci, che è sempre presentato come colui che, soffrendo terribilmente per la perdita del figlio, ancora bambino, esprimeva, con quelle struggenti parole, la sua mancanza perenne.
Carducci fu anche il primo italiano a ricevere, nel 1906, il premio Nobel per la Letteratura, ma fu molte altre cose.
Queste poche notizie, infatti, quelle abitualmente rivelate in ambiti scolastici, non danno assolutamente l’idea di chi fosse in realtà lo scrittore, critico letterario e accademico vissuto un paio di secoli fa.
Carducci, il 21 Febbraio del 1888, fu elevato al 33° della Massoneria (il grado più alto) e fece parte anche del Grande Oriente d’Italia (GOI, un circolo dichiaratamente massonico e operante tutt’ora).
Carducci fu autore di un testo, un vero e proprio inno a Satana, che è ritenuto dai Massoni una delle massime espressioni del loro disquisire.
Queste notizie, non vengono mai menzionate alle lezione di letteratura, ma si trovano ampiamente esplicitate e diffuse nei siti che propagano una certa cultura anti cristiana.
Era il 1869, quando il Bollettino del Grande Oriente d’Italia pubblicava il testo completo dell’inno a Satana, firmato da Carducci con lo pseudonimo di Enotrio Romano.
Per chi non avesse chiaro il concetto di Massoneria e i principi che professa, riportiamo le parole di Maurice Caillet, un ex Massone, convertitosi dopo un viaggio a Lourdes: “La massoneria ufficialmente è alla ricerca della verità, ma in effetti, nessuna verità è definitivamente acquisita. La massoneria, in tutte le sue obbedienze, sostiene il relativismo, che colloca tutte le religioni su uno stesso piano. Per la massoneria, nessuna norma morale ha in sé un’origine divina e, quindi, definitiva, intangibile. La sua morale evolve in funzione del consenso delle società”.
La Massoneria si cela dietro il culto dell’umanesimo, dietro i principi che vorrebbero liberare l’uomo da ogni costrizione dettato dalla religione (in particolare da quella cattolica cristiana), per elevarlo ad essere libero di agire, secondo la propria ragione.
Ma ecco come suona uno dei loro discorsi: “La massoneria non è una religione, appunto perché non ammette dogmi, ma rispetta tutte le fedi ragionevolmente sentite e sinceramente professate. La formula del Grande Architetto dell’Universo, che le si rimprovera, come un equivoco o un assurdo, è la più larga e onesta affermazione dell’immenso principio dell’essere, e può personificare così il Dio di Giuseppe Mazzini come il Satana di Giosuè Carducci: Dio, sì, ma fonte d’amore, non d’odio; Satana, sì, ma genio del bene, non del male”. “La lotta fra la Massoneria e la chiesa è lotta tra la luce e le tenebre”.
Nei concetti del Massone, dunque, è tutto invertito: Satana diventa il giusto Dio da perseguire e onorare.
E l’inno osannato del Carducci dice: “A te, de l’essere, principio immenso, materia e spirito, ragione e senso (…) te invoco, o Satana, Re del convito. Via l’aspersorio, prete, e ’l tuo metro! No, prete, Satana non torna in dietro! Vedi: la ruggine l’ode a Michele il brando mistico; ed il fedele spennato arcangelo cade nel vano. Ghiacciato è il fulmine a Geova in mano …” e prosegue elogiando grandemente Satana e le sue opere, propagate nel mondo, grazie ai “liberi pensatori” come lui.
La pubblicazione dell’inno fu sostenuta da varie lettere; una di queste era diretta ad un noto personaggio pubblico dell’epoca e diceva: “L’egregio professor Filopanti ci trasmette la lettera seguente che pubblichiamo sicuri che il grande poeta risponderà col dimostrare l’intendimento rivoluzionario del nome dato alla natura e alle forze della ragione esplicantisi nella storia dell’umanità avverso alle catene loro inflitte dai dogmi e dal principio di autorità”.
Se qualcuno pensa che queste possano essere storie datate o rese leggendarie dal passare del tempo, se qualcuno pensa che sia stato travisato il discorso e l’intento del Carducci, ricordiamo che, solo nel 2004, quindi recentissimamente, il Massone Aldo Chiarle (anche lui al 33°), considerato Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, ha dichiarato, proprio riferendosi all’inno a Satana di Carducci: “Ma il carme che meglio riflette e sintetizza il pensiero massonico è indubbiamente l’ “Inno a Satana”, contro cui si scagliò in furibonde polemiche il clericalume becero e astioso, come irriverente e blasfemo, mentre è, un alto e nobilissimo grido di prometeica liberazione, rivendicazione dei diritti della coscienza e del pensiero, voce di quella religione naturale e razionale che Bovio espresse filosoficamente. E l’intimo senso pagano che pervade il canto si ritroverà vent’anni dopo nella più perfetta delle Odi Barbare “Alle fonti del Clitunno” che ben fu detto un nuovo e più completo “Inno a Satana”, sereno e sicuro quale si conveniva alla trionfante virilità del poeta”.
Una cosa si deve riconoscere ai membri del GOI: non nascondono né i loro propositi, né i nomi dei loro illustri adepti, che non si fermano certo a Giosuè Carducci, ma vantano un lungo elenco.
C’è da domandarsi: Come mai queste cose non vengono liberamente rivelate sui libri di scuola?
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