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Ecco cosa risponde un padre alla donna che gli ha detto di non portare i figli a Messa

Quanti di noi hanno provato fastidio nel sentire le urla dei bambini durante una qualsiasi attività, probabilmente tutti. I bambini sono la ragione più profonda della nostra esistenza poiché rappresentano la rigenerazione del ciclo della vita, ma al contempo rappresentano la fase iniziale del nostro cammino sulla terra. In quanto esseri umani in fieri che necessitano di libertà per esplorare il mondo e comprenderlo, i bambini mancano di tutte quelle sovrastrutture di cui l’esperienza in società ci ha dotato, che ci permettono di capire il contesto in cui ci troviamo e averne rispetto, in breve: sono spontanei.

I bambini hanno bisogno di giocare, muoversi e sentirsi liberi, per tanto un contesto come quello della Messa può sembrare loro una limitazione delle proprie necessità, questo significa forse che i bambini non dovrebbero andare a Messa? Ovviamente no, i genitori hanno il compito di allevare i figli secondo i principi che ritengono più opportuni e se sono cattolici è loro preciso dovere insegnare ai figli ad andare a Messa, dunque come potrebbero farlo se li tenessero a casa ogni domenica?

Questa premessa può sembrare oziosa, ma è necessaria in quanto introduce una lettera che Tommy Tighe, fervente cattolico e padre di 4 figli, ha rivolto ad una parrocchiana che la domenica prima lo aveva invitato a lasciare i suoi figli fuori dalla funzione domenicale per non disturbare gli altri. L’uomo spiega di non aver trovato altre parole per risponderle se non: “Mi dispiace” e di aver pensato a lungo, in seguito, a cosa dirle la domenica dopo per metterla al suo posto. Tommy scrive che avrebbe potuto ricordarle come Papa Paolo VI definisse i bambini: “Il preziosissimo dono del matrimonio”, o come la Chiesa Cattolica, essendo per sua stessa ideologia pro-vita, li ritenga un miracolo divino.

Avrebbe potuto ricordarle quanto scritto in Marco 10: “Quando i discepoli rimproveravano i genitori perché portavano i figli da Gesù. Vorrei averle chiesto se ricordava la reazione di Gesù: ‘Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio’”. Insomma la prima parte della lettera è un flusso di coscienza dettato dalla rabbia che quella reazione della donna gli aveva causato. Ma la lettera è composta anche da una seconda parte, quella in cui l’uomo si rende conto di aver commesso lo stesso errore della parrocchiana: essersi concentrato su di se e non sugli altri.

Il parto gli è venuto proprio la domenica successiva, quando cioè era pronto a scaricare una settimana di rabbia sulla donna: “Mentre mi vestivo per la Messa di questa domenica, mi sono assicurato di tenere a mente queste risposte, finalmente pronto a farle sapere cosa pensavo davvero dei suoi commenti della settimana scorsa. Ed è allora che sono rimasto colpito. E se lei non fosse la persona eccentrica che odia i bambini che penso che sia? E se le sue lamentele sul comportamento della mia famiglia a Messa non avessero assolutamente nulla a che fare con noi? E se ci fosse un dolore molto più profondo di quello che potrei mai immaginare che l’ha portata a fermarmi dopo la Messa la scorsa settimana?”.

L’uomo ha smesso di pensare a cosa gli aveva procurato fastidio ed ha cominciato a pensare a cosa aveva potuto causare quella reazione esagerata da parte della donna. Per un secondo si è sentito mortificato e comprendendo il suo errore ha chiesto solo una cosa alla signora che tanto lo aveva fatto adirare: “E così, se suggerisco che Dio metta una famiglia rumorosa e fastidiosa davanti a lei a Messa per trasformarla in una santa, devo anche riconoscere che ha fatto lo stesso con me facendo entrare lei nella mia vita. Sta a me decidere se prendere quello che mi offre attraverso di lei e permettere che rovini il mio rapporto con lui o considerarlo un’opportunità per dire di sì a lui e a tutto ciò che ne deriva. Non è sicuramente facile, ma sceglierò la seconda opzione. Prego per lei, e le chiedo di pregare per me. Come può vedere dalla follia che c’era nel banco davanti a lei, ne ho bisogno”.

Luca Scapatello

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Luca Scapatello

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