Per comprendere la Quaresima bisogna fare riferimento ai quaranta giorni che Gesù ha trascorso nel deserto prima di compiere la sua missione. Quaranta giorni nei quali Gesù si è preparato alla lotta contro il principe delle tenebre, contro Satana: quaranta giorni di digiuno e di preghiera. Questi quaranta giorni facevano a loro volta riferimento ai quaranta anni che il popolo di Israele ha trascorso nel deserto, deserto che secondo la Sacra Scrittura è un tempo di prova ma anche un tempo di comunione con Dio, ed è comunque il passaggio verso la Terra promessa.
Per noi è fondamentale il significato di questi quaranta giorni che Gesù ha trascorso nel deserto vivendo nel digiuno e nella preghiera. Sono infatti proprio questi i due connotati fondamentali che ci accompagnano nella Quaresima.
Il primo connotato è la preghiera. Gesù ha trascorso quaranta giorni in intima comunione col padre, la preghiera è uno dei motivi fondamentali di tutta la vita apostolica del Signore: non solo i quaranta giorni prima della sua missione, ma anche durante tutta la sua missione Gesù ha vissuto una intensa preghiera personale, dedicando molte volte l’intera notte a pregare. E usciva dalla preghiera trasfigurato. Questa è certamente la prima caratteristica della Quaresima, senza la quale ne perdiamo il significato. E qui sta anche la differenza fondamentale tra la Quaresima cristiana e il Ramadan musulmano. La Quaresima cristiana è prima di tutto tempo di comunione con Dio. La comunione con Dio è invece lontana mille miglia dall’islam, per cui davanti a Dio c’è solo la sottomissione.
Dunque Gesù ha trascorso quaranta giorni di intima comunione col padre. E lì ha umanamente ha preso tutta quella forza che la preghiera dà e che noi vediamo così espressa in un altro momento della vita di Gesù, quello del Getsemani: lì, attraverso la preghiera il Signore acquista quella forza per cui dice al termine della preghiera, agli apostoli “Alzatevi, andiamo”. E nell’ora delle tenebre affronta la grande battaglia. Nell’uno e nell’altro caso Gesù attraverso la preghiera si è preparato alla grande battaglia contro il principe delle tenebre.
Portando la cosa sul piano della nostra vita cristiana, la Quaresima è anzitutto tempo di preghiera. Preghiera vera, preghiera del cuore, preghiera che è colloquio con Dio, ascolto di Dio, della sua volontà, ascolto delle sue ispirazioni, ascolto di quello che ci dice, il suo richiamo a una vita più santa, più cristiana, una vita più vera. E nella preghiera esporre anche la nostra condizione esistenziale, di persone fragili, affaticate, di persone che molte volte sono scorate, che non hanno ben chiaro il fine della vita, non hanno ben chiare le scelte fondamentali della vita. Quindi vorrei suggerire molto concretamente: la prima cosa da fare in Quaresima è riaccendere la preghiera, almeno le preghiere fondamentali. Al mattino conquistare Dio con il cuore, in cui Dio porta la sua luce, la sua pace, la sua gioia. Molte volte bastano pochi minuti per essere in comunione con Dio, ma poi si deve riattivare durante la giornata questa comunione. E soprattutto la sera, per cui vorrei suggerire una preghiera tipica della Quaresima, che è la preghiera davanti alla croce, cioè mettersi veramente davanti alla croce, meditare sul significato della croce.
Pietro nella prima predica dopo la Pentecoste ha detto, comprendendo finalmente la Passione : “Patì per i nostri peccati”. Quindi meditare la croce, meditare che attraverso la croce Cristo, il Padre attraverso il Figlio, ci perdona i peccati. Cristo è l’agnello di Dio che porta i peccati del mondo, li ha espiati al nostro posto, per nostro amore, per donarci il perdono nella vita eterna, per cui quando andiamo a confessarci – e il pensiero va soprattutto alla confessione pasquale che deve essere particolarmente significativa – per quanto grandi i delitti che noi abbiamo potuto commettere Gesù ci dà l’assoluzione.
Nel pentimento c’è l’assoluzione dei peccati perché Cristo ha espiato lui al nostro posto, un atto d’amore estremo, che vediamo nel Crocifisso. Quindi vorrei suggerire questa specifica preghiera quaresimale, prima di andare a letto: sostare davanti alla croce, chiedere perdono per i propri peccati, pensare all’amore estremo con cui Dio ci ha amati, che ha fatto dire a santa Caterina da Siena, guardando la croce: “Chi è quello stolto bestiale che vedendosi così amato non ami?”.
La preghiera personale diventa più forte, più sostanziosa, se durante la Quaresima ci impegniamo ad andare alla messa quotidiana. Molti lo fanno. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: ascoltiamo la parola di Dio, durante la messa riceviamo la comunione. In questo modo rafforziamo la nostra debole volontà per combattere contro il male.
L’altro aspetto fondamentale della Quaresima è il digiuno: fin dai primi tempi i cristiani hanno digiunato il mercoledì e il venerdì, duramente. Poi, il digiuno più rigido a pane e acqua è continuato nella storia della Chiesa soprattuto nel tempo di Quaresima, di Avvento, e così via. Il popolo cristiano ha digiunato fino a qualche decennio fa in modo sostanzialmente serio. Non soltanto nel tempo di Quaresima ma ogni volta che si doveva fare la comunione, si era digiuni dalla mezzanotte. Abbiamo perso sicuramente qualcosa perdendo il digiuno. In tempi recenti la Chiesa ha tentato di ristabilirlo, ma a questo riguardo dobbiamo dire che la vera svolta è venuta dalle apparizioni di Medjugorje: è vero, devono essere ancora riconosciute dalla Chiesa, ma il loro aspetto pastorale lo abbiamo tutti davanti agli occhi.
La Madonna fin da 30 anni fa ha introdotto un digiuno che adesso ha rinvigorito tutta la Chiesa, il digiuno a pane e acqua il mercoledì e venerdì con finalità ben precise: Oltre alla conversione personale c’è anche una finalità di carattere storico sociale: Gesù ha detto che certi demoni si cacciano con la preghiera e il digiuno; così la Madonna per il demonio dell’odio e della guerra, che vuole distruggere il mondo, ha chiesto la preghiera del santo rosario e il digiuno a pane e acqua mercoledì e venerdì.
Questo digiuno è importantissimo ma attenzione a non intenderlo come una specie di dieta. La Madonna ha detto “digiunate con il cuore”, lo dice anche la Chiesa. Il digiuno cristiano ha un obiettivo ben preciso: è finalizzato al combattimento spirituale, è finalizzato alla mortificazione della fame di mondo, perché cresca in noi la fame di Dio. Questo è l’obiettivo finale del digiuno: portare alla rinuncia vera del peccato, perché attraverso la fame di mondo, le cose di questo mondo, Satana ci distrugge con quello che ci offre.
Dobbiamo dunque innestare nella nostra vita questo tipo di digiuno: cibo, sacrifici, fioretti, c’è un’ampia letteratura a questo riguardo. Rinunciare al fumo, ai liquori durante la quaresima. Ovviamente i più deboli, quelli che si accontentano del digiuno come lo propone la Chiesa con materna accondiscendenza, possono digiunare mercoledì santo e venerdì santo: la colazione, un pranzo leggero e poi astinenza. Tutti i venerdì di quaresima il minimo indispensabile. Suggerisco però un digiuno molto più rigido, magari rinunciando a quelle cose che fanno male anche la salute come il fumo e l’alcol. Ma tutto queste deve essere finalizzato a rafforzare la volontà in modo tale da rinunciare al peccato Questa è la vera rinuncia, ed è in questo modo che noi ci prepariamo per la Pasqua. Cioè rinunciando al peccato e attraverso la confessione pasquale.
In questo periodo dobbiamo mettere una marcia in più nel nostro cammino verso la santità. Mettiamoci davanti a Dio, guardiamo alla nostra vita, guardiamo cosa c’è da cambiar;, se siamo sulla strada sbagliata, quella che porta alla perdizione, non aspettiamo a cambiarla, non aspettiamo che sia troppo tardi.
Decidiamoci per Dio, decidiamoci per la conversione, decidiamoci per la santità.
Questo è quel modo di vivere la quaresima che farà sì che la Pasqua sia una pasqua veramente di pace, del cuore riconciliato con Dio.
Infine c’è la terza dimensione caratteristica della Quaresima: la carità. Perché la sobrietà tipica della Quaresima, il rinunciare al superfluo, e tutto quanto finora descritto, è sempre stato visto dalla Chiesa in funzione della carità, della condivisione, in funzione di quel “Avevo fame, e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere.…): è la condivisione del pane con chi non ne ha, con chi è più povero. Vorrei aggiungere però che la carità si esprime anche attraverso le sette opere di misericordia spirituale e le sette di misericordia corporale. L’elemosina deve essere un atteggiamento di compassione, o di misericordia verso il prossimo sofferente. E questo può essere dare da mangiare a chi non ne ha, può essere una mano tesa, un incoraggiamento: visitare i carcerati, e tutte quelle opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, visitare i malati, tutta quella gamma di opere che ci portano al prossimo.
Questo è il dinamismo della Quaresima: attraverso la preghiera tu ricevi l’amore di Dio nel tuo cuore e attraverso la carità tu lo doni agli altri.
DA P. LIVIO FANZAGA