Uno studio condotto sui bambini positivi al Covid mostra come alcuni di loro possano sviluppare una sindrome infiammatoria multisistemica.
Tutti i soggetti che sviluppano questa sindrome devono sottoporsi ad un controllo costante per evitare possibili crisi improvvise del muscolo cardiaco.
Sindrome infiammatoria multisistemica nei bimbi affetti da Covid
In questi mesi di diffusione pandemica di Covid-19 abbiamo osservato come generalmente i bambini non sviluppino sintomi gravi dopo aver contratto il virus. Questo non significa che la contrazione del virus sia inoffensiva per tutti i bambini, come dimostra uno studio pubblicato sulla rivista ‘EClinical Medicine’. La ricerca è stata effettuata in Texas, da un gruppo di studiosi della San Antonio University e analizza le possibili connessioni tra il Covid-19 e lo sviluppo della sindrome infiammatoria multisistemica.
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Nei mesi scorsi in diversi casi si è pensato che i bambini affetti da Covid-19 avessero sviluppato la Sindrome di Kawasaki. In realtà esami approfonditi hanno permesso di capire che la sindrome che si pensa sia causata dal Coronavirus nei bambini somiglia solamente alla patologia già conosciuta. In ogni caso il rischio derivante da una simile evoluzione infettiva non è da sottovalutare. Il neonatologo Alvaro Moreira, uno di quelli che ha partecipato allo studio ha infatti spiegato: “I nostri risultati mostrano che MIS-C può colpire bambini apparentemente sani senza preavviso tre o quattro settimane dopo le infezioni asintomatiche”.
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I dati dello studio, i sintomi ed i fattori di rischio
I ricercatori hanno analizzato 662 casi di infiammazione multisistemica che si ritiene correlata alla contrazione del Covid-19. I dati emersi da questa analisi mostrano che il 71% dei pazienti è finito in terapia intensiva ed il 60% di questi era in stato di shock. I sintomi erano più o meno comuni: tutti presentavano febbre, il 73,3%% accusava dolori addominali o diarrea, mentre il 68% nausea e vomito. Il 22% dei bambini ha avuto bisogno di un supporto ventilatorio e 11 di loro sono deceduti.
Moreira spiega che la malattia può risultare letale: “Può provocare un’infezione letale perché colpisce più sistemi di organi e si presenta sotto diverse forme, tanto che inizialmente era stata associata alla malattia di Kawasaki e alla sindrome da shock tossico”. La buona notizia è che, sebbene non si tratti della Kawasaki, i farmaci per la sindrome sono efficaci anche su questi pazienti.
Il fattore di rischio principale per questi bambini è la dilatazione dei vasi sanguigni coronarici in seguito all’infiammazione del muscolo cardiaco. La ridotta capacità del cuore di pompare ossigeno può provocare degli aneurismi. Le complicazioni possono essere durature ed i soggetti che sperimentano l’infiammazione dovranno rimanere sempre sotto controllo.
Luca Scapatello