Il toccante racconto del vaticanista Accattoli, ricoverato per Covid: la fede in ospedale, le preghiere in latino con i compagni di stanza, e la richiesta dei medici.
Il vaticanista Luigi Accattoli, trascorsi a “La Repubblica” e al “Corriere della sera”, in controtendenza rispetto a tutti i cronisti di Vaticano interessati solamente a scontri, intrighi, accuse, intitolò nel 1995 un suo famoso libro inchiesta “Cerco fatti di Vangelo”.
Da allora, quella inchiesta proseguì sul suo blog senza mai fermarsi. Come anche durante la crisi della pandemia. Dallo scorso febbraio, infatti, Accattoli ha continuato a cercare fatti di Vangelo tra le storie della pandemia, di persone colpite dal virus oppure in lotta contro questo terribile male che infetta la società.
I racconti del vaticanista Accattoli sono stati tanti, diversi tra loro. Alcuni emersi dalla tv, dai giornali, altri dai social o persino incontrati di persona, come accadeva ben più sovente prima dell’arrivo del web. Il legame che accomuna queste storie è il dolore di fronte alll’impotenza, alla sofferenza diffusa.
Ora Accattoli è però passato dalla parte dei “raccontati”, dei soggetti cioè delle sue stesse storie. A 77 anni è stato colpito dal Covid e a partire dal 29 novembre si trova ricoverato presso l’ospedale San Giovanni con una polmonite che lo costringe a letto. Con il respiro pesante e la maschera d’ossigeno ma senza perdere il buon umore
“Fino a ieri avevo tampinato il covid da remoto con le storie di pandemia. Ma noi giornalisti di vecchia scuola appena possibile andiamo sul posto e vogliamo toccare con mano”, ha commentato ironico, come riporta L’Osservatore Romano. Dall’inizio della degenza in ospedale, Accattoli pubblica sul suo blog un diario della malattia.
Da questo, il lettore viene trasportato all’interno dei reparti ospedali riservati al Covid, e mostra cosa significa essere ricoverati in prima persona. Al centro del racconto, però, in questo caso c’è la fede del vaticanista. “È venuto il cappellano e ho avuto di nuovo la Comunione. Ora me ne sto abbracciato al mio Signore come il bambino alla mamma che l’ha appena allattato”.
Accattoli racconta il suo stato di debilitazione e dipendenza dalla respirazione assistita. Soprattutto, però, quello che colpisce del suo racconto è la possibilità di ricever la Comunione quasi tutti i giorni nel Reparto Pneumo covid 2 dell’Ospedale San Giovanni di Roma.
“Comunione che nella mia stanza riceviamo da un sacerdote “scafandrato” in tre su quattro presenti”, racconta. “Immagino che questa possibilità, come anche l’uso di cellulari e computer nelle stanze covid, sia una novità della seconda fase. Credo che nella prima non fosse possibile”.
Il racconto sul quotidiano vaticano verte poi sull’amicizia scoppiata con un compagna di stanza, un latinista, con cui il giornalista recita ogni giorno preghiere in latina, come l’Angelus o l’inno mariano “Sub tuum praesidium“. Da lì, il coinvolgimento nelle orazioni di altri malati.
“Se mi chiedi un segno cristiano di questi giorni cattivi, eccolo”, spiega il giornalista. “Con i quattro della stanza un giorno stavamo seguendo in diretta, al mio computer, l’Angelus del Papa. Entrano i medici e noi ovviamente ci fermiamo, metto il video in pausa. Quando i medici se ne vanno il capo del gruppo dice: Abbiamo visto che qui pregate. Pregate anche per noi, perché possiamo reggere all’impegno che affrontiamo“.
Giovanni Bernardi
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