L’ultima scoperta apre nuove strade alla conoscenza del Coronavirus. Scoperti anticorpi che proteggono dal Covid in persone mai infettate.
La ricerca di un vaccino e di una cura per il Covid, porta gli scienziati ad aprirsi tante strade. L’ultima arriva dagli anticorpi.
Anticorpi IgG in persone mai infette?
Può una persona, che non ha mai contratto il Covid, avere nel suo organismo già gli anticorpi contro questa nuova malattia? Sembra uno scioglilingua, eppure è così. Uno studio britannico ha dimostrato che gli anticorpi contro il Covid possono svilupparsi anche in una persona che mai è stata infettata. Pura fantascienza? Ed invece no.
La presenza di questi anticorpi, infatti, è stata segnalata, maggiormente, nei bambini. L’obiettivo dello studio era quello di dare una risposta ad una questione che è emersa in numerosi casi: perché c’è chi sembra naturalmente protetto contro Sars-CoV-2 pur non avendo mai contratto l’infezione?
Gli scienziati hanno rilevato un’immunità preesistente, dovuta ad anticorpi reattivi contro il Coronavirus, in una piccola percentuale di individui che non erano infetti al momento dell’analisi.
Lo studio: “Ecco perché i bambini reagiscono meglio degli anziani al Covid”
Soltanto 16 adulti su 302, presentavano, al momento dello studio, gli anticorpi IgG probabilmente generati durante precedenti infezioni da coronavirus del “raffreddore comune”. “Questi soggetti hanno reagito in modo crociato con la subunità S2 del complesso proteico spike Sars-CoV-2.
Non solo, la presenza di questi anticorpi IgG cross-reattivi era molto più presente in un’ulteriore coorte di bambini e adolescenti non infetti da Sars-CoV-2 tra 1 e 16 anni: almeno 21 di questi 48 soggetti (43,8%) avevano livelli rilevabili di anticorpi IgG reattivi contro Sars-CoV-2” – scrivono i ricercatori, spiegando la loro scoperta sulla rivista “Science”.
Anticorpi Covid e raffreddore comune: lo studio
“Questi risultati possono aiutare a spiegare una maggiore suscettibilità a Covid-19 nelle persone anziane e fornire informazioni sul fatto che l’immunità sviluppata rispetto ai coronavirus stagionali offra una protezione contro Sars-CoV-2.
Sebbene studi precedenti suggeriscano che l’immunità cross-reattiva non è di lunga durata, la sua presenza può ridurre la trasmissione virale e migliorare i sintomi ed è, quindi, un’importante area di studio” – concludono i ricercatori.
Una nuova ricerca sulla quale far partire un nuovo studio per un vaccino? Una cosa è certa: piano piano stiamo scoprendo sempre più cose su questo nuovo nemico invisibile che, si spera, al più presto possa essere debellato.
Fonte: ilgazzettino.it
ROSALIA GIGLIANO