Il Coronavirus ha, soprattutto, spezzato legami di affetto e di vicinanza con le persone più anziane, considerate soggetti fragili e da preservare.
Ma nelle RSA qualcosa sta cambiando. Nascono “particolari stanze” che permettono ai parenti di poter visitare i loro congiunti ed abbracciarli.
Gli abbracci, le carezze, lo scambiare due chiacchiere da vicino: sono queste le cose che ci sono mancate e che continuano a mancarci in questo periodo di pandemia e lockdown. Non soltanto ai giovani, ma anche e soprattutto agli anziani, a coloro che vivono nelle RSA o che sono negli ospedali.
Proprio questi luoghi sono focolai di contagio e, per questo motivo, ne viene impedito l’accesso a chiunque sia esterno alla struttura, a partire dai parenti degli stessi anziani ospiti. Questo, non fa altro che accrescer ancora di più quel senso di vuoto che è presente nel cuore di queste persone.
Ma qualcosa sta cambiando: Veneto, Liguria, Piemonte sono state le prime Regioni d’Italia ad attuare un programma particolare che prevede la possibilità agli anziani di incontrare i loro parenti. Come? Attraverso una particolare stanza, chiamata “Stanza degli abbracci”. Una tenda trasparente che protegge dal contagio e permette di vedere e di toccare, attraverso dei guanti, i nonni. Di baciarli, accarezzarli, come se niente fosse cambiato.
L’idea è venuta agli operatori della “Domenico Sartor” per primi, una Rsa di Castelfranco Veneto, nel Trevigiano. Le “stanze degli abbracci”, così le hanno chiamate. Una speciale barriera trasparente, in un ambiente riservato, permette quel contatto fisico che altrimenti sarebbe vietato dalle norme anti-Covid.
“È necessario poter garantire nuovamente un contatto fisico, che è fondamentale, dato che niente è più confortevole di un abbraccio: aumenta l’autostima, dà energia e permette al nostro organismo il rilascio di endorfine e di ossitocina” – ha spiegato direttrice della Casa di cura veneta, Elisabetta Barbato.
Colmare vuoti d’affetto, di presenza anche con semplici carezze. Dalla RSA di Treviso, piano piano, in alcune Regioni si è deciso di applicare questo speciale protocollo e di installare, in quasi tutte le case di riposo, queste particolari stanze.
“Per rimuovere l’isolamento sociale e la solitudine degli anziani vanno predisposte strategie di screening immediato, tramite test antigenici rapidi ai parenti-visitatori degli assistiti. Dopo le diagnosi, che possono essere effettuate in loco, in caso di esito negativo, i visitatori possono accedere nella struttura” – fanno sapere dal Comitato Tecnico Scientifico.
Non far mancare nulla ai propri cari, a partire da quelli che sono gesti d’affetto. Il Covid, adesso non può più fermare un abbraccio ai propri nonni.
ROSALIA GIGLIANO
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