Si è vicini allo scontro tra Regioni e Governo centrale sulla gestione del Covid. Le prime si sono unite in un fronte unito e chiedono a gran voce di essere ascoltate.
La richiesta è quella di rivedere i parametri imposti a tutti per contrastare il virus, prima dell’arrivo del solito “oracolo del venerdì” del premier Conte. Così lo ha definito il governatore del Friuli, Fedriga.
La questione che sembra interessare prima di ogni altra cose, è legata alla chiara definizione di quali siano i criteri per uscire dalla zona rossa. Oltre che di rendere noto come lavori in dettaglio l’algoritmo che stabilisce gli indici di contagio.
Per ora, infatti, si sa come si entra in zona rossa ma non come si esce. Quindi si sta andando verso un incontro tra le due parti, per lavorare sulle modifiche agli indicatori introdotti dal governo. Altrimenti, il rischio è quello dello scontro frontale, e di conseguenza del caos istituzionale.
Il ministro della Salute Speranza ha ribattuto ai governatori affermando che “il dialogo è sempre aperto. Il responsabile per gli Affari regionali Boccia ha poi aggiunto che, a suo avviso, sarebbe “un errore uscire dall’oggettività dei parametri”.
Per il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, quello che ora è ampiamente messo in discussione dalle Regioni è “un sistema complesso”. Che tuttavia “ci accompagna nell’individuare il rischio che l’epidemia possa correre priva di controllo”.
Nello specifico, gli indicatori stabiliti dal Governo sono 21. I presidenti di Regione ne chiedono 5. Ovvero: rapporto positivi/tamponi, Rt, indice di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, tracciamento.
Poi c’è la questione dell’entrata di una Regione in una fascia piuttosto che in un’altra. Le dirette interessate, infatti, chiedono un confronto preventivo sul da farsi. “Le decisioni non sono prese in automatico, ci sono delle valutazioni alla base e noi anche su quelle vogliamo intervenire“, afferma ad Agi un presidente di Regione rimasto incognito.
Come mai la Campania è passata improvvisamente da zona gialla a zona rossa? Non è possibile che sia solo una questione di Rt…”. Un’altra richiesta è quella che chiede più test rapidi. Il pressing è poi sulle risorse da mettere in campo, sui fondi che arriveranno da Roma, e sulla rete di protezione che il Governo sarà capace di mettere in campo.
Si parla di un quarto decreto ristori per gennaio. Altri ritardi però, probabilmente, non saranno accettati dai commercianti in difficoltà. Altrimenti la tensione infatti tra Governo e Regioni finirà per esplodere, creando tensioni pericolose tra la popolazione e per l’esecutivo in carica.
Tuttavia, non sembrano essere previsti alleggerimenti delle misure per i prossimi giorni. L’idea di introdurre il criterio della “zonizzazione“, ovvero di un allentamento delle misure per il 3 dicembre, sembra essere giudicata “prematura”. La speranza è su un calo della curva dei contagi. Ma su tutto c’è una grande incognita, ed è molto difficile fare previsioni. Pochi hanno il posto della situazione.
Siamo quindi nelle mani del Signore. Ai politici, chiediamo perciò di comportarsi secondo il bene comune e di prendere provvedimenti a favore della collettività, e non dei potenti o degli interessi di chi governa, a discapito della popolazione.
Giovanni Bernardi
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