Covid: non in tutti i Paesi europei arrivano i vaccini. Il caso Bosnia Erzegovina

La pandemia imperversa in tutta Europa ma ci sono aree che sono più penalizzate di altre a causa della mala politica. Una di queste è nell’Est. 

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In Bosnia la nuova ondata Covid ha fatto molte più vittime di tutta Europa e, anche se adesso, si inizia a vedere un piccolo calo, molti si chiedono quando lì decolli definitivamente la campagna vaccinale. Tante sono le manifestazioni di protesta da parte dei cittadini che chiedono risposte certe in tempi brevi.

La Bosnia lotta contro il Covid

Il Covid avanza inesorabile e la campagna vaccinale non è agli stessi livelli in tutti i Paesi d’Europa. Alcuni stati vedono paventarsi davanti a loro il pericolo che una quarta ondata possa nuovamente travolgerli con condizioni devastanti. Uno di questi è la Bosnia.

La Bosnia ed Erzegovina, Paese dei Balcani, dal 1995 è una Repubblica parlamentare federale, dopo che, dal 1992, si è separata dalla Jugoslavia. La Federazione della Bosnia ed Erzegovina e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, sono le due entità politiche nate proprio nel 1995. Una politica molto complessa, fatta anche di tanti gruppi etnici che convivono all’interno dello stesso territorio.

Tutto questo rende lo Stato, nel suo insieme, ancora più lento e inefficiente. Nel Paese, esiste un ministro della Sanità Federale, che ha relative competenze in materia, sia nelle entità regionali che nei singoli cantoni in cui è diviso lo Stato. E uno dei problemi sta proprio nel fatto che le aziende farmaceutiche non sanno esattamente a chi devono rivolgersi durante i negoziati per l’acquisto delle forniture di vaccini.

Un Governo che non riesce ad ottenere dosi di vaccino

Se da un lato, i produttori dei vaccini vogliono un colloquio con il Governo, dall’altro lato, per il sistema bosniaco, se il Governo stesso non riesce ad occuparsene, devono subentrare i singoli cantoni. Tutto questo è ciò che genera confusione. Sulla carta la Bosnia ed Erzegovina sta trattando con le aziende farmaceutiche per acquistare autonomamente i vaccini necessari per immunizzare la popolazione locale.

Ma la domanda che tutti si pongono è: a che punto sono le trattative? Le autorità locali affermano che, per ora, le dosi di vaccino pervenute nel Paese sono arrivate tramite la COVAX, ovvero l’iniziativa dell’Organizzazione mondiale della sanità per rifornire di vaccini i paesi più poveri, oppure attraverso donazione simbolica da parte di altri Paesi.

La donazione fatta dall’Unione Europea

Circa 50mila vaccini sono pervenuti nel Paese come donazione da parte della UE, suddivisi in dosi Pfizer e Astrazeneca. A marzo, la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina aveva ordinato e trattato per 500mila dosi del vaccino russo Sputnik V.

Pochi giorni dopo però si è scoperto che i fornitori russi non avevano fornito i documenti necessari, e la consegna delle prime dosi era saltata. Una delle donazioni è, però, arrivata dalla Serbia, che all’inizio di marzo ha donato 5mila dosi.

I bosniaci in Serbia per il vaccino

In Serbia, le vaccinazioni procedono a ritmo spedito (circa 42 dosi di vaccino ogni 100 abitanti, con uno dei tassi di vaccinazione più alto al mondo). È stato calcolato, infatti che, proprio in base all’apertura ai vaccini da parte della Serbia anche verso altri paesi, dalla Bosnia siano partite circa 30mila persone proprio per andarsi a vaccinare. “Mi sono presentato alla fiera di Belgrado: dopo mezz’ora di fila ero già vaccinato” – ha dichiarato un uomo.

Mentre in Bosnia continuano le proteste per la mancanza di vaccini, il Covid avanza e ci si chiede: a quando una soluzione unanime?

Fonte: ilpost

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ROSALIA GIGLIANO

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