Le parole molto toccanti sull’Eucarestia del cardinale Gualtiero Bassetti, che si trova ricoverato in terapia intensiva a causa del Coronavirus.
Dopo il suo trasferimento avvenuto sabato scorso presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, a seguito della positività al Covid-19, le condizioni dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana si sono infatti aggravate, ed è stato portato in terapia intensiva.
In vista della solennità di Tutti i Santi, il porporato aveva scritto una lettera-messaggio alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, molto intensa e commovente. Il titolo, “L’Eucarestia al centro della vita dei cristiani“, già la dice lunga sul contenuto della lettera. Che acquista ancora più valore per ogni cristiano che la legge in questa giornata di giovedì, che la Chiesa ha stabilito essere il giorno dell’Eucarestia.
Nella lettera, Bassetti esordisce con il Salmo 62: “O Dio, Tu sei il mio Dio! All’aurora ti cerco! Di Te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta, arida e senz’acqua”. “Questa notte, in sogno, mi sono ritrovato nel tempo in cui, in Seminario, avevo come Padre spirituale don Divo Barsotti. Egli mi insegnava a rivolgermi all’Onnipotente con queste parole fin dal mattino: O Dio, Tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco”, scrive il cardinale all’inizio del suo appello a tutti i cristiani.
Bassetti spiega che in questi giorni di ricovero non è mai stato solo, per la semplice ragione che ha la possibilità di comunicarsi ogni giorno nella sua stanza. “Da quando sono in isolamento per la positività al Covid-19, ho la possibilità di comunicarmi ogni giorno nella mia camera, avendo portato una piccola pisside vicino alla porta della stanza”, racconta.
“Era necessaria questa esperienza di malattia per rendermi conto di quanto siano vere le parole dell’Apocalisse in cui Gesù dice all’angelo della Chiesa di Laodicèa: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20)”.
Bassetti spiega che “l’Eucarestia, soprattutto in questo periodo così difficile, non può essere lasciata ai margini delle nostre esistenze ma dev’essere rimessa, con ancora più forza, al centro della vita dei cristiani. L’Eucarestia non è soltanto il Sacramento in cui Cristo si riceve – l’anima è piena di grazia e a noi è dato il pegno della gloria futura – ma è l’anima del mondo ed è il fulcro in cui converge tutto l’universo. In definitiva, l’Eucarestia è pro mundi salute, ovvero per la salvezza del mondo, e pro mundi vita, per la vita del mondo (Gv 6, 51)”.
L’appello del cardinale è legato al fatto che “nell’Eucarestia Gesù rinnova e riattualizza il suo sacrificio pasquale di morte e resurrezione, ma la Sua presenza non si limita a un piccolo pezzo di pane consacrato. Quel pane consacrato trascende dallo stesso altare, abbraccia tutto l’universo e stringe a sé tutti i problemi dell’umanità, perché il corpo di Gesù è strettamente unito al corpo mistico che è tutta la Chiesa”.
Infatti, il punto messo in luce dal cardinale è che “non c’è situazione umana a cui non possa essere ricondotta l’Eucarestia. Anche le vicende drammatiche che stiamo vivendo in questi giorni in Italia – come l’aumento della diffusione dell’epidemia, la grave crisi economica per molti lavoratori e per tante imprese, l’incertezza per i nostri giovani della scuola – non sono al di fuori della Santissima Eucarestia“.
A questo punto, il ricordo del porporato va a padre David Maria Turoldo e ai suoi preziosi insegnamenti che il presidente della Cei custodisce ancora oggi con grande cura. In modo ancora più particolare, in questi momenti difficili. “Mi ricordo che Padre Turoldo ci insegnava queste cose con grande chiarezza. E più vado avanti negli anni, più cerco di sperimentarle e più le sento vere”, spiega. “Non c’è consolazione, non c’è conforto, non c’è assenza di lacrime che non abbia il suo riferimento a Gesù Eucarestia”.
Il cardinale ha sottolineato che il suo è un “piccolo messaggio” da indirizzare a preti, consacrati, giovani, famiglie e bambini dell’Arcidiocesi. Oltre che a tutti i fedeli. “Vorrei che in questo periodo di così grave sofferenza non sentissimo la croce come un peso insopportabile ma come una croce gloriosa“, dice. “Perché la Sua dolce presenza e la Sua carezza nell’Eucarestia fanno sì che le braccia della croce diventino due ali, come diceva don Tonino Bello, che ci portano a Gesù”.
Come scrive infatti San Paolo (Romani 8,18): “le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi“. “Con «impazienza» noi aspettiamo di contemplare il volto di Dio poiché «nella speranza noi siamo stati salvati»”, ricorda il vescovo. Giungendo a conclusione che, “pertanto, è assolutamente necessario sperare contro ogni speranza, «Spes contra spem». Perché, come ha scritto Charles Péguy, la Speranza è una bambina «irriducibile»”.
“Rispetto alla Fede che «è una sposa fedele» e alla Carità che «è una Madre», la Speranza sembra, in prima battuta, che non valga nulla. E invece è esattamente il contrario: sarà proprio la Speranza, scrive Péguy, «che è venuta al mondo il giorno di Natale» e che «portando le altre, traverserà i mondi»”.
Subito dopo il trasferimento in ospedale, poco prima dell’aggravamento delle sue condizioni, Bassetti aveva ancora una volta rivelato di vivere “questo momento con fede e speranza, affidandomi alla misericordia del Padre“. Ringraziando “quanti si sono resi vicini con messaggi di solidarietà e con la preghiera”.
“Offro questa prova per tutti i malati, i sofferenti, le persone che hanno vissuto un lutto, i medici e gli operatori sanitari che prestano soccorso con dedizione e cura, i rappresentanti delle Istituzioni impegnati a porre un argine a questo virus”, ha affermato Bassetti. Con “un pensiero particolare ai Confratelli vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici che non hanno mai smesso di testimoniare il volto bello e creativo delle nostre Chiese”.
“È un momento di dolore per tanti. Insieme siamo presi in una morsa che sembra stritolare le nostre sicurezze. In questi mesi ho avuto modo di condividere la fatica e la stanchezza di un tempo inedito che sta interessando l’umanità intera. Eppure e nonostante tutto, continua a operare la bellezza del Mistero che si fa dono“, continuava il porporato nel suo messaggio.
“Anche quando tutto sembra finito, c’è uno spiraglio di luce che continua a indicare il cammino. C’è una voce che interpella e si propone come via per evitare solitudine e disperazione. Stiamo vivendo un cammino sconosciuto per alcune generazioni: è occasione per sentirci ed essere fratelli e sorelle riconciliati nel Dio della vita”.
Tutti insieme, perciò, continuiamo ad essere vicini al cardinale Bassetti. Accompagnandolo con la preghiere e con “l’affetto del Popolo di Dio, certi che il Signore non farà mancare la sua consolazione e il suo sostegno in questa prova”, come ha scritto il segretario della Cei, monsignor Stefano Russo.
In particolare oggi, nel giorno dell’adorazione eucaristica, scelto dalla Chiesa il Giovedì per ricordare il Giovedì santo, giorno in cui si celebrò l’Ultima Cena e dove venne istituita l’Eucaristia, è importante riflettere sulle splendide parole del cardinale Bassetti sull’Eucarestia, mentre ci uniamo in preghiera a tutta la chiesa per chiedere la grazia della sua guarigione.
Giovanni Bernardi
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