Da uno dei consulenti del Ministro della Salute, arriva “l’invocazione” di un altro lockdown severo per contrastare il Coronavirus.
“Serve un lockdown di un mese”. A chiederlo è Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute. Secondo lui, la divisione in zone e fasce di colore per le regioni italiane non è mai stata valida.
Un altro lockdown, di almeno un mese, come quello di marzo e aprile dello scorso anno, per permettere così ai contagi di arrestarsi. A chiederlo con insistenza, è Walter Ricciardi, professore e consulente del Ministro della Salute, Speranza.
“Un lockdown vero di tre o quattro settimane. Dopo si potrà riprendere a tracciare e testare e solo così potremo recuperare una normalità che a noi manca” – spiega Ricciardi. Il consulente del Ministro spiega come, secondo lui, le zone rosse e arancioni servono a fermare l’avanzata e il contagio da Coronavirus:
“Bastano per cercare di tenere l’epidemia in una situazione stabile ma non per farla diminuire. Se insistiamo con questo atteggiamento di dilazione e di esitazione e non siamo pronti a testare e tracciare sarà un lungo stillicidio di mesi sia dal punto di vista sanitario che economico e psicologico” – continua.
Ma, dopo quasi un anno da quando tutto ciò è iniziato, e dopo un’altalena di alti e bassi, di aperture e chiusure a singhiozzo, è possibile chiedere agli italiani di fare ancora un sacrificio come quello di marzo ed aprile scorsi?
“E’ una evidenza scientifica chiara, dispiace che i governi europei non lo capiscano. Tutti i governi non capiscono una evidenza scientifica” – spiega Riccardi.
Il professore, durante un’intervista, ha spiegato, inoltre, la pericolosità della variante inglese del Covid: “La variante inglese è presente ma non sappiamo quanto e dove, non sequenziamo abbastanza. Prenderà il posto della attuale, non è questione di giorni ma di settimane o mesi. La guerra lunga, se non la si combatte con armi appropriate si resta indietro” – descrive.
Quindi, l’aggiornamento doveroso sulla campagna vaccinale: “La campagna di vaccinazione degli over 80 in Italia non inizierà prima della fine di febbraio o della prima settimana di marzo […] E’ un risultato enorme aver prodotto un vaccino in così poco tempo” – conclude.
Ma, se davvero il Governo deciderà di attuare un lockdown così stringente come prospetta lo stesso Ricciardi, quali potrebbero essere le conseguenze sul già precario equilibrio economico e, soprattutto, psicologico della popolazione?
Da un lato ci sono i medici, in particolare i primari delle terapie intensive che, in parte, lo auspicherebbero, anche per “allentare la morsa dei ricoveri nei loro ospedali” e dare, così, un po’ di respiro anche al personale sanitario. E il personale sanitario, in questi primi mesi nell’anno, alle prese con la campagna e la somministrazione del vaccino.
Ma, dall’altro lato ancora, ci sono i cittadini: commercianti, ristoratori, insegnanti, studenti ecc….è possibile per loro reggere un altro lockdown severo come quello della primavera scorsa?
In molti pensano di no. Partiamo dai commercianti: un’altra chiusura significherebbe la fine delle loro attività perché, non per tutti e non in tutte le Regioni, sono arrivati i “ristori” tanto decantati dal Governo.
E in molti, “non saprebbero più come reinventarsi per portare il piatto a tavola” – è la protesta della categoria che, arriva, attraverso i social e manifestazioni in piazza (vedi il blocco delle strade e le manifestazioni che si sono avute prima del DPCM di Natale, quando vennero annunciate le Regioni in zona rossa).
Altro punto è la scuola: con affanno, oggi sono rientrati in classe l’80% degli alunni, dopo mesi di Didattica a Distanza. L’esigenza della socializzazione (importante soprattutto per i più piccoli), con le dovute cautele, torna a farsi sentire.
Un altro lockdown? Ma se davvero fosse così, perché ad oggi nessuno (degli altri membri del Cts) avrebbe preso in considerazione le parole di Ricciardi? A farne le spese sono sempre i cittadini. Pensiamo solo che, ognuno di noi, nella Regione in cui abita, allo scadere di un DPCM, riesce a sapere meno di 24 ore prima “di che colore si sarà dal giorno dopo”, e cosa è possibile fare.
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Poi ci sono Regioni che altalenano dal rosso all’arancione (e viceversa) da prima di Natale. Una situazione, quella che stiamo vivendo, che ha del paradossale.
ROSALIA GIGLIANO
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