L’epidemia Covid continua la sua avanzata e molti Paesi Europei adottano misure sempre più drastiche. La Scozia chiude le chiese.
Una misura che non è piaciuta a molti e che ricorda molto quella che, poco prima di Natale, aveva anche adottato la Francia. Parte la protesta dei Vescovi.
Ancora una volta, a farne le prime spese in materia di chiusure e restrizioni sono le chiese. Questa volta in Scozia. L’annuncio è stato dato dal governo della nazionalista Nicola Sturgeon, distaccandosi così, sempre di più dalle decisioni che vengono prese dal Regno Unito e dall’Irlanda.
Il primo Ministro scozzese, parlando davanti al suo parlamento per illustrare le nuove misure restrittive in materia di contagio da variante inglese di Coronavirus, ha annunciato che, “tra le decisioni prese nella mattinata dal suo Consiglio dei Ministri contro la diffusione del contagio, ci sarebbe stata anche la chiusura dei luoghi di culto”.
Secondo la prima Ministra, è necessaria la chiusura, con le sole eccezioni ammesse per trasmettere i servizi religiosi in streaming, la celebrazione di funerali e matrimoni, ma con accessi strettamente contingentati. Queste restrizioni saranno in vigore dal 8 gennaio al 1 febbraio.
“Una decisione sofferta ma inevitabile, presa solo dal nostro Governo” – afferma la Sturgeon. Ed in effetti, questa mossa rappresenta un netto distacco dalle decisioni, invece prese, dal Governo di Londra che, anche durante il terzo lockdown, ha lasciato aperti i luoghi di culto. Tutto questo non è affatto piaciuto ai Vescovi che hanno annunziato “la linea dura” contro la decisione del Governo.
I Vescovi si dichiarano “perplessi per la decisione, visto che le misure rigorose prese dallo scorso marzo per garantire la sicurezza pubblica nelle nostre chiese sono state efficaci […] Non esistono prove scientifiche che possono giustificare l’inclusione dei luoghi di culto tra i focolai di contagio e questo farà sì che le restrizioni appaiano ai cattolici come arbitrarie ed ingiuste” – tuonano dalla Conferenza Episcopale Scozzese.
Altri importanti settori come l’edilizia e lo sport, in questo nuovo lockdown, non sono stati toccati da limitazioni alcune: “Il contributo essenziale del culto pubblico al benessere spirituale di tutti i cittadini durante questa crisi è stato ora riconosciuto dalla decisione di non chiudere i luoghi di culto mentre il governo scozzese, a quanto pare, si è ritirato da questo punto di vista, causando sgomento e confusione” – concludono, con un pizzico di rammarico, i Vescovi.
Da un lato misure restrittive per il contenimento del contagio da Covid, dall’altro invece una misura che sembra presa proprio contro la Chiesa e per danneggiare quest’ultima.
Fonte: lanuovabq.it
ROSALIA GIGLIANO
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