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Covid, denuncia scandalo negli ospedali: cosa si poteva evitare

I posti letto per malati Covid sarebbero stati recuperati a scapito di quelli No Covid, con un livello di personale sostanzialmente invariato e in diminuzione. 

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Lo spiega Anaao Assomed, il sindacato dei dirigenti ospedalieri, che ha lanciato la grave denuncia. L’incapacità di controllare il contagio, secondo l’associazione, avrebbe quindi avuto come vittime soprattutto i pazienti di Chirurgia, Ginecologia, Pediatria e tutti quei pazienti che attendevano un intervento chirugico non considerato salvavita.

La carenza di medici che è inaccettabile di fronte alla crisi pandemica

Le affermazioni contenute nel report dell’associazione sono assolutamente gravi e di certo faranno discutere a lungo. Chiara Rivetti, segretaria regionale, intervistata dalla Stampa non ci gira intorno e spiega che “tutti i governi regionali che si sono succeduti hanno deciso che sulla Sanità si poteva risparmiare e hanno tagliato letti e personale“.

La Rivetti ha così innanzitutto sottolineato la problematica carenza di medici in Italia. Prendendo infatti in riferimento il Piemonte, dal 2010 al 2018 si contano 536 medici ospedalieri in meno, e solo nel prossimo quinquennio andranno in pensione circa il 20 per cento dell’organico attuale. Nello stesso periodo, si sono tagliati posti riducendo circa il 12 per cento del personale. Mentre al contrario, “considerando che i pazienti Covid, già solo per svestizione, sanificazione, occupano più tempo, si sarebbe dovuto almeno raddoppiare”.

Covid, tagli di personale e carenza di posti letto: il grave scandalo

Il punto, perciò, messo tristemente in luce, “è che il lavoro è aumentato in maniera insostenibile, che ci ammaliamo, che lavoriamo tutti per gestire i pazienti Covid anche se non abbiamo competenze specifiche, e che ad oggi sono arrivati 400 euro di bonus Covid di marzo”.

Questi tagli di personale, inoltre, di riflesso “hanno reso ambito un posto letto”, spiega. Portando a un tasso di occupazione dei posti letto, sempre nella Regione piemontese, di quasi l’80 per cento nel 2018, ben lontani dalla pandemia. In alcuni reparti, come quelli di area medica, quasi il 90 per cento, oscillando fino al 110 per cento.

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Già prima della pandemia i posti letto in ospedale erano più che carenti

“Quindi, quando un paziente degente in pronto soccorso doveva essere ricoverato, attendeva in barella che si liberasse un posto letto”, spiega la segretaria. “Va ricordato che il tasso ottimale, per evitare aumento di mortalità e morbilità, viene considerato non superiore all’85%, pur se imprudentemente aumentato al 90% dal decreto ministeriale n°70/2015 sugli standard ospedalieri“.

Di conseguenza, sei i letti erano già tutti pieni prima dell’emergenza Covid, si può ben immaginare cosa accaduto in seguito allo scoppio della pandemia, al netto dell’esiguo numero di incremento dei posti letto che si è verificato di fronte all’emergenza.

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“Avremmo dovuto assistere alla costruzione ex novo di interi ospedali, per raddoppiare i posti letto”, ironizza amaramente la segretaria del dirigenti ospedalieri Rivetti. Al contrario, quello che è accaduto è che “i letti si sono trovati riconvertendo dei reparti: di Chirurgia, Ginecologia, Pediatria, le sale operatorie ecc. Quindi: tutti interventi saltati e ricoveri rimandati. Ecco chi fa le spese dell’incapacità di controllare il contagio“.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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