Fra lo scorso anno e quello che è appena iniziato, a soffrire enormemente la pandemia e le restrizioni, c’è il mondo della scuola.
A differenza dell’anno scolastico passato, dove almeno i primi 4 mesi si sono svolti in cosiddetta presenza, quest’anno la situazione è stata completamente stravolta. Soltanto poco più di 40 i giorni in presenza (la differenza varia fra Regione e Regione) che si sono svolti. La scuola è quella che ha subito “più chiusure” in assoluto.
Il mondo dell’istruzione, sia a livello scolastico che universitario, è quello che ha subito le maggiori restrizioni e chiusure nel corso di questo anno di pandemia. Fra zone gialle, arancioni e rosse, i ragazzi e i giovani hanno visto pochissimo i banchi e le aule scolastiche, dichiarando, ormai, la Didattica a Distanza come la loro “unica possibilità” di conoscenza ed istruzione.
Un momento davvero difficile, perché non tutti hanno le stesse possibilità. La Didattica a Distanza non è per niente facile se consideriamo, in primis, che non tutta l’Italia ha la stessa potenza (in termini di linea internet) in tutte le sue Regioni. Ma tante altre sono le differenze e i disagi che i ragazzi e i giovani sono, ancora oggi, costretti a subire.
La domanda che ci poniamo è: cosa è cambiato, da un anno a questa parte, per il mondo della scuola? “Poco o nulla” – rispondono la maggior parte di studenti, genitori e insegnanti.
Ed, in effetti, così è. Davanti alla corsa del virus e dei contagi che avanza, la giusta priorità è quella di chiudere, sì. A partire proprio dalle scuole che, specie con le ultime varianti Covid, sono i principali luoghi di diffusione del contagio.
Anche nel nuovo DPCM, in vigore dal 6 marzo, si specifica che “nelle zone rosse, le scuole di ogni ordine e grado saranno chiuse”. Se dall’alto, il Governo pone queste direttive, c’è da dire che anche a livello territoriale, la situazione non è tanto diversa.
A conti fatti, a differenza dello scorso anno (dove, almeno, il primo quadrimestre si è vissuto in presenza), quest’anno scolastico non ha visto neanche quello.
Tutti affermano “l’importanza della didattica in presenza”, sia come elemento base per la conoscenza e l’istruzione dei ragazzi, sia come momento di socialità, cosa che manca da un anno a tutti. Ma, davanti all’avanzare della pandemia, il lockdown prende sempre la scuola.
E i ragazzi tornano a sedersi davanti ad un pc o a un tablet a seguire le lezioni. Ma, come dicevamo, non tutti e non in tutta Italia si hanno le stesse possibilità. Ed ecco che le scuole si avvicinano alle famiglie, specie quelle in difficoltà economiche, dove sono più di due i figli in età scolare.
In quasi tutte le Regioni, le scuole hanno attuato il comodato d’uso per i dispositivi elettronici in loro possesso, proprio per dare davvero a tutti la possibilità di “essere a scuola, anche se da lontano”.
Ma quanto potrà reggere ancora questa situazione? Gli esami, sia quelli di maturità che quelli di terza media, sembrano essere sempre più vicini. E se, nel caso, non si possa tornare in presenza neanche per quelli?
Ancora, dopo un anno, senza concrete soluzioni per le nostre scuole? Un grido d’allarme, ma anche sociale, che non può restare inascoltato.
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ROSALIA GIGLIANO
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