Una Marcia per la Vita colma di amarezza e con tanta ostilità: i cambiamenti che arrivano dalla Casa Bianca e la pandemia.
Un’edizione in tono minore, organizzata virtualmente, con una manciata di manifestanti “in presenza”. Il più grande e antico evento pro life del mondo, quest’anno se l’è dovuta vedere con il Covid e Joe Biden. I cambiamenti che arrivano dalla Casa Bianca, tuttavia, stimolano una moltiplicazione degli sforzi per la vita nascente.
A confermarlo è stata la presidente della Marcia per la Vita americana, Jeanne Mancini: “Nelle prime battute della nuova amministrazione presidenziale – ha detto la Mancini nel suo video-intervento – che si sta caratterizzando per decisioni divisive per l’aborto e per la morte, come l’utilizzo dei soldi dei contribuenti per finanziare l’aborto qui e all’estero, foraggiando anche Planned Parenthood, chiediamo al presidente Biden di prendere decisioni unificanti e per la vita”.
Una richiesta che equivale quasi a fermare il vento con un dito, se si pensa ai provvedimenti presi dal nuovo inquilino della Casa Bianca nei primi dieci giorni di mandato. Lo scorso 22 gennaio, in un comunicato congiunto, il presidente Biden e la vicepresidente Kamala Harris avevano già promesso di garantire la “salute riproduttiva” (espressione eufemistica per indicare l’aborto) per tutti.
Un impegno preso in una data dal forte valore simbolico: il 22 gennaio 1973, la Corte Suprema emise la sentenza Roe vs Wade, che depenalizzava l’aborto negli USA. Ieri, poi, il presidente è passato dalle parole ai fatti, depennando il bando ai finanziamenti federali nei confronti di tutti gli organismi nazionali o internazionali che praticano o promuovono l’aborto (come la già citata Planned Parenthood). Le posizioni abortiste di Biden – che pure si professa cattolico e va a messa – hanno suscitato le ire dei vescovi statunitensi.
“È molto diversa da tutte le marce che abbiamo tenuto in passato – ha proseguito la presidente della Marcia – ma sembra appropriata. Sul piano culturale, oggi siamo a un crocevia e penso che questa marcia sarà molto più sobria, i manifestanti sono molto tranquilli, molto devoti. Penso che stiamo tutti considerando dov’è la nostra cultura, dove si trova questa nuova amministrazione e stiamo pregando per portare una cultura della vita”.
Sempre nella giornata di ieri, qualche migliaio di pro life hanno manifestato pacificamente davanti alla sede di Planned Parenthood a Washington. Alcuni hanno mostrato cartelli e slogan a favore della vita, altri si sono inginocchiati a pregare il rosario. “L’aborto non è virtuale. L’aborto è reale. L’uccisione del nascituro è una cosa reale. Anche la nostra presenza qui deve essere reale, la nostra testimonianza dev’essere vera”, ha riferito a LifeSiteNews Monica Miller, autrice del libro Abandoned: Untold stories of the abortion wars.
“Ho appena parlato con il padre di un bambino per cui è stato prenotato l’aborto – ha proseguito la Miller –. Gli ho detto che lo avremmo aiutato economicamente. Allora lui ha scritto alla sua fidanzata: ‘Dai, possiamo farlo nascere questo bambino’”. “Non importa chi siede alla Casa Bianca, non importa quali decisioni vengono prese, il movimento pro life va avanti”, ha dichiarato l’attivista, sottolineando che, sotto l’amministrazione Biden occorrerà “triplicare i nostri sforzi”.
Una religiosa, suor Deirdre Byrne, M.D., definisce senza mezzi termini Planned Parenthood, “una nuova Auschwitz”. Suor Deirdre invita i cattolici a “pregare con me per cambiare il cuore del presidente Biden”. Riguardo ai recenti cambiamenti sull’aborto, la religiosa confida: “Devo dire che mi sono sentita scoraggiata. Poi mi sono detta: aspetta un attimo… è Dio che comanda, non io!”.
Ella Maulding, giunta da Jackson, nel Missouri per manifestare a Washington, si dice irritata dal “fatto che la gente pensi che l’aborto sia una cura e un diritto umano”, quando in realtà “è un omicidio”. La scomoda verità sulla natura mortifera aborto è quanto hanno voluto affermare i manifestanti davanti alla sede di Planned Parenthood. Quando si tratta di salvare delle vite innocenti, non c’è pandemia che tenga.
Ne è convinta Charissa Kinchen, venuta da Jackson, nel Tennessee, che afferma: “Anche con tutto quello che sta succedendo, dobbiamo ancora alzarci in piedi, garantire una presenza fisica, altrimenti nessuno ci ascolterà, nessuno sarà lì per capire cosa sta succedendo. È importante essere fisicamente presenti, perché se ci vedono insieme, è più difficile smentire quello che diciamo”.
Luca Marcolivio
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