Per “l’eremita metropolitana” Antonella Lumini, il tempo dell’isolamento può essere sfruttato per vivere al meglio il silenzio con cui ricongiugersi a Dio.
“L’autoisolamento precauzionale può divenire l’occasione per un’importante verifica del proprio stato interiore. Ma anche del proprio equilibrio psichico. Perché le prove, in qualche modo, ci danno la misura di noi stessi. Ed è sempre importante conoscere le proprie reazioni”, ha affermato l’eremita metropolitana Antonella Lumini, intervistata dal quotidiano online Interris.
Antonella Lumini è infatti nota come una eremita metropolitana e “custode del silenzio”. Animatrice di incontri di spiritualità nel monastero di Valledacqua sui Monti Sibillini, vive una realtà eremitica di silenzio e preghiera a Firenze, nel pieno del centro storico cittadino. Qualche anno fa è stata protagonista del libro “La custode del silenzio”, scritto dal vaticanista di Repubblica Paolo Rodari.
In questa intervista la donna ha cercato di affrontare con uno sguardo positivo, il tema dell’emergenza sanitaria, le richiesta di isolamento quasi forzato, il bisogno di distaccarsi da tutto che sotto certi aspetti ha più a che fare con la propria spiritualità che con tutto il resto. Di fronte alla pandemia, per la Lumini la soluzione è “comprendere se siamo in grado oppure no di fronteggiare la realtà, di guardarla in faccia”.
“L’uomo è spaventato dal silenzio perché questo silenzio mette a nudo, fa da specchio dell’anima e, poiché c’è molto vuoto e sofferenza psichica, il silenzio li fa emergere e questo spaventa. Insieme il silenzio cura, purifica, rigenera, ricrea connessione con l’ordine divino impresso nel profondo, riaccende nell’anima la memoria della luce, la fiamma dell’amore che mai può estinguersi. Dona il coraggio della verità”, afferma la donna.
Il cui invito è quello di approfondire il silenzio, di cercare di conoscerlo, ma soprattutto di sperimentarlo là dove vige in realtà un rumore continuo e assordante, ovvero nelle città. Il che rende il tutto “un’impresa molto difficile“. Così, da questi ragionamenti la donna giunge a una conclusione. “Queste notti da coprifuoco possono trasformarsi in una opportunità da non perdere”.
Si tratta cioè di riuscire a fare scaturire il bene di fronte al male. Il rischio infatti di proiettare tutto verso l’esterno è quello di creare dispersione, e quindi di perdere ogni radicamento. “Come un albero che sviluppasse una chioma immensa e avesse piccolissime radici. Lo sbilanciamento sarebbe grande“, dice.
Ed è proprio quello che purtroppo per l’eremita metropolitana sta accadendo nelle società occidentali. Dove l’eccesso di consumismo invade ogni angolo dell’esistenza e finisce con lo sradicare l’essere umano da sé stesso, portandolo ad uscire continuamente ma anche ad allontanarsi sempre più dalla propria interiorità.
“Stimoli, informazioni, seduzioni di ogni genere, soprattutto nell’era digitale, stanno oscurando fortemente l’anima“, è quanto afferma la donna. “Il continuo aumento di patologie psichiche ne è la riprova. Pertanto la situazione che stiamo vivendo, imponendo di rallentare i ritmi, di restare più con se stessi, diviene segno di cambiamento, un’occasione propizia per riportare al centro il bisogno profondo di spiritualità”.
La Lumini ha colto così l’occasione per entrare anche nel merito delle difficoltà di gran parte della popolazione a restare chiusi in casa in questo periodo di pandemia. All’origine, c’è una società che rifiuta il trascendente e la spiritualità, appiattisce tutto sul consumo e sull’apparenza. Invita tutti a vivere secondo una frenesia continua. Il che determina, a cascata, la crescita del senso di solitudine, della sofferenza interiore, del vuoto.
“La dimensione sociale produce omologazione, raramente favorisce relazioni profonde. Le persone si sentono sole anche quando sono in compagnia. Si considera la solitudine come dimensione da rifuggire, in realtà essa ci rivela come stiamo con noi stessi e questo fa paura. La solitudine è una grande opportunità per intraprendere una conoscenza profonda del nostro mondo interiore, per fare emergere i talenti, le potenzialità autentiche”.
Ci si chiede allora come fare per combattere questo senso di smarrimento crescente. Di distanziamento “dalla radice e dalla verità“, dai pesi che “rallentano l’evoluzione spirituale”. “Quando le contraddizioni sono sempre più stridenti e i disagi insostenibili può scatenarsi quello stato di lotta di tutti contro tutti che divide e spegne il connaturato anelito al bene”, spiega la Lumini.
“Ma è proprio in tali situazioni che l’opera spirituale, sempre in atto, si fa più sentire richiamando al silenzio, risvegliando le coscienze. C’è solo da affidarci e acconsentire”. C’è quindi bisogno di affidarsi al Signore nei momenti più bui della propria esistenza, affinché la sua opera di misericordia agisca all’interno del nostro cuore e di permetta di vedere la luce oltre le difficoltà. Ci apra lo sguardo sul Suo amore infinito, certi che sarà la vera risposta al bisogno del proprio cuore si essere guarito e saziato.
Affidarsi al Signore significa vivere con la sua luce che rende piena la vita e ristora la propria interiorità desiderosa di andare oltre il presente, per vivere l’Eterno. Affidandosi al Signore non si ha nulla da temere, perché Lui guarisce ogni ferita e scaccia via ogni male.
Giovanni Bernardi
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