Il governo francese ha proibito le Messe pubbliche. Mentre nelle piazze i cristiani protestano, i sacerdoti hanno cominciato a organizzarsi in diverso modo.
Il divieto delle Messe con la partecipazione del popolo è ormai una triste realtà in Francia, dopo la conferma dell’ordinanza da parte del Consiglio di Stato. I vescovi hanno presentato ricorso presso il massimo vertice di appello civile, ma questo è caduto nel vuoto.
I cattolici sono disorientati e arrabiati, così la settimana scorsa hanno deciso di scendere in piazza, mentre sui social partono le campagne #RendezNousLaMesse e #OurSoulsMatter. Città come Nantes, Versailles o Lione hanno visto radunarsi i fedeli di fronte alla rispettive cattedrali per protestare contro l’impossibilità di tornare a Messe e celebrare la Santa Eucarestia.
In alcune città, le proteste sono nate in maniera spontanea a partire da iniziative studentesche, in altre città gruppi e associazioni hanno chiesto le autorizzazioni direttamente in Prefettura.
Per permettere ai fedeli di continuare ad esercitare la loro fede, i sacerdoti hanno così cominciato ad attrezzarsi in maniera differente. Le parrocchie hanno infatti ancora la possibilità di rimanere aperte, ma solamente per l’adorazione eucaristica o per le preghiere individuali. O per la Santa Messa ma celebrata senza la partecipazione del popolo.
Così la scorsa settimana alcune Messe hanno lasciato la porta aperte durante la celebrazione, così da permettere a chi ne avesse desiderio di raccogliervisi di fronte a titolo personale e individuale. Mentre invece altre parrocchie hanno ricominciato, come durante la fase più acuta del primo lockdown, a trasmettere la celebrazione in diretta streaming.
In alcune parrocchie, come quella di Lione, ci si è addirittura limitati a fare partecipare alla Messa dieci persone attraverso un iscrizione fatta in precedenza.
Tutte iniziative, ci tengono a spiegare i parroci interessati, nate non per contestare il governo a prescindere, ma per rispondere a un bisogno del popolo cristiano di continuare a vivere con ciò che è di più essenziale, ovvero la Santa Messa e la Presenza reale di Gesù nella Santa Eucarestia.
Alcune chiese si sono organizzate per proporre la possibilità di fermarsi ad adorare il Santissimo Sacramento al termine della celebrazione svolta senza concorso di popolo. Ciò, “al fine di unirsi e fare corpo”. In questo momento è stata offerta anche la possibilità di avere un accompagnamento sacramentale personale.
Vale a dire una discussione, una confessione oppure anche la Comunione. Alcune parrocchie hanno invitato i fedeli a recarsi in parrocchia nel pomeriggio, al termine della Messa mattutina, per confessarsi e ricevere così il sacramento della Riconciliazione.
Alcune parrocchie hanno proposte ai fedeli di recarsi in chiesa per confessarsi in diverse fasce orarie. Si tratta infatti di un compito a cui i sacerdoti devono adempiere, quello di cercare di mantenere vivo e saldo il legame dei fedeli con l’Eucaristia.
Per farlo, ci sono quindi diverse modalità. Basta attrezzarsi e offrire risponde, anche creative qualora ce ne fosse bisogno, il tutto in nome del servizio al Signore e alla Chiesa che rende viva la fede dei cristiani anche in un tempo delicato come quello della pandemia.
Giovanni Bernardi
Fonte: Aleteia
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