Pare che l’Italia si stia purtroppo avvicinando a quello che viene definito lo “scenario 4”. Tra tecnicismi e allarmismi, molti si chiedono cosa significhi.
Insomma, pare che siamo tornati di nuovo al punto di partenza. Il governo Conte, nonostante le proteste che divampano in molte piazze italiane, pare che sia intenzionato a chiudere di nuovo gli italiani nelle proprie abitazioni. Non sembrano valse a nulla le proteste di commercianti, ristoratori, lavoratori e padri di famiglie preoccupati per il proprio futuro e per quello dei propri figli.
Il dato che sarebbe alla base della decisione del governo è il famoso Rt. Ovvero l’indice di diffusione del contagio che ha superato la soglia dell’1,5. Questo starebbe a significare che in una settimana la diffusione del virus potrebbe aumentare. Si dice inoltre che se questo numero si avvicina alla soglia di 2, ci si troverebbe in un contesto in cui l’epidemia è nuovamente fuori controllo.
Da questo derivano tutte le discussioni che immaginano presto uno scenario 4. L’Istituto superiore di sanità prevede che in questa situazione ci si finisca per trovare prima impossibilitati a tracciare i casi, e poi a un sovraccarico del sistema sanitario, da cui deriverebbe l’incapacità di proteggere i soggetti più fragili.
Ma siamo sicuri che sia veramente così come viene descritta la realtà? Molti esperti, tra cui il primario del San Raffele Zangrillo, sostengono che in realtà il pericolo maggiore per gli ospedali è proprio l’allarmismo di certe dichiarazioni. In sostanza, più ci si ostina a parlare di numeretti magici che getterebbero la società in uno stato penoso di grande e presunto allarme, più le persone, al primo raffreddore stagionale, si riversano in massa negli ospedali in preda al panico.
Da qui, il sovraccarico del sistema sanitario. Da cui si origina anche la stessa proliferazione dei contagi, anche se in gran parte asintomatici. Ma comunque tutti destinati ad aumentare quel numeretto con cui ogni giorno aprono tutti i notiziari. Insomma, un circolo vizioso che genera soltanto maggiore panico. Da cui si determina poi la crisi, quella vera, economica e sociale.
Per veicolare la sua posizione, l’Iss ha parlato di “situazione trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5″. Un linguaggio tecnicistico ai più incomprensibile. Ma che serve in primo luogo a generare un alone di autorevolezza nei confronti del cittadino comune. Che penserà di doversi fidare ciecamente di questo responso.
Subito dopo, a legittimare una posizione scientifica che però, al contrario, di scientifico pare avere ben poco, come anche ben poco ha di legittimo. “Si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità”, spiega l’istituto di sanità.
Ma non si capisce perché dovrebbe essere così, su quali basi scientifiche poggia il loro assunto, e ovviamente non si sottolinea il fatto che proclami di questo tipo portano proprio alla situazione che viene descritta, in una sorta di profezia che si auto-avvera.
Siamo quindi di nuovo diretti a un altro lock-down, come stabilito i questi giorni dai francesi? Intanto, quello che si registra è una moltiplicazione continua di nuove ordinanze regionali. La Lombardia, anche stavolta tra le regioni più in difficoltà, ha imposto il coprifuoco dalle 23 alle 5, come anche la Campania, il Lazio o la Basilicata. Presto il rischio è che la misura potrebbe venire applicata a tutta Italia, con il divieto di spostarsi tra le Regioni.
I numeri però dei decessi che vengono comunicati in queste ore sono spaventosi, si parla di 217 morti nelle ultime 24 ore. Numeri che nessuno pare verificare. Ma che servono a farci capire che siamo già dentro a quello che viene chiamato con il nome da incubo di “scenario 4″.
Giovanni Bernardi
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