Una variante pericolosa del Covid sta mietendo numerose vittime in una particolare comunità che ora rischia seriamente di scomparire.
Si tratta della comunità di indios amazzonici Yanomami, al confine tra Brasile e Venezuela, che pare stia pagando più di tutti la crisi del Covid e che ora si trova in una situazione altamente drammatica. Il pericolo è quella di una vera e propria estinzione. Pare infatti che all’interno della stessa il numero di contagiati stia crescendo in modo incontrollato a causa dell’incidenza della cosidetta variante brasiliana del virus, che è esplosa nella vicina Manaus, capitale dello Stato di Amazonas.
I dati allarmanti per la comunità indigena amazzone
Al momento sono ufficialmente emersi 1600 positivi, ma secondo il parere dell’antropologa Ana Maria Machado si tratterebbe di almeno 10.000 positivi su di una popolazione di 25-27.000. Una, peraltro, delle popolazioni più consistenti tra le comunità indigene residue.
Oltre questo, però, a colpire e destare grande preoccupazione è anche l’età stessa delle vittime. Si sono infatti registrati in poco più di un mese 10 bambini morti, il che conferma una tendenza altamente tragica e preoccupante. Dall’inizio della pandemia vi sarebbero infatti morte 32 persona, ufficialmente. Cifra che sembra però ben sottostimata.
Finora gli Yanomami si sono preservati più di tutte le altre comunità
Tra queste, però, 7 sono sotto i due anni e 4 tra i 12 e i 20. La prima vittima del Covid nella comunità Yanomami era infatti stato, ad aprile scorso, un quindicenne. Una triste realtà che si inserisce in una storia tormentata, che con l’arrivo degli Europei nel Nuovo continente ha visto anche l’arrivo di nuovi patogeni all’interno di terre allora incontaminate.
Nonostante ciò, finora gli Yanomami erano stati coloro che erano riusciti a preservarsi maggiormente, rimanendo totalmente estranei al mondo esterno, congelando letteralmente la loro realtà comunitaria lontano da tutto il resto della civiltà sviluppata.
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Lo stile di vita e i fattori di incidenza del Covid
Così ancora oggi questa comunità si ritrovava ad essere molto simile a quelle di cacciatori-raccoglitori precedenti la rivoluzione neolitica del 10.000 a.C. che ha visto il passaggio dall’economia agricola di sussistenza alla domesticazione animale.
Gli Yanomami sono un popolo inoltre animista che vive in villaggi a numero chiuso che non superano le poche centinaia ciascuno, all’interno di costruzioni ovali di circa cento metri e costruite con tronchi, foglie e liane. Ragione per cui hanno bisogno di essere ricostruite ogni due anni, da cui ne deriva un certo stile di vita nomade.
Ora che è arrivato il Covid, pare che l’incidenza di questo virus abbia un legame con diversi fattori come ad esempio una struttura sociosanitaria quasi inesistente, e la struttura sociale e l’identità genetico-immunologica. La vita di questa comunità è infatti molto promiscua all’interno delle loro abitazioni, dette shabono, dove condividono strumenti e utensili in totale assenza di disinfettanti e sapone.
Giovanni Bernardi