Nell’orizzonte nebuloso della fine tanto attesa, annunciata ma ancora mai confermata dell’obbligo del Green pass, si fa strada una profezia sul vaccino poco rassicurante.
Un annuncio che riguarda l’imminente arrivo di nuove dosi che però si contraddicono rispetto ai dati che sono emersi fino a questo momento.
L’ultima dichiarazione che ha sollevato molti è infatti quella del sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che ha annunciato come il governo starebbe pensando di togliere presto il Green pass. “Ritengo ragionevole pensare che a fine maggio nel nostro Paese il green pass non sarà più richiesto. Questo è un obiettivo del Governo”, ha detto Costa a Radio 24.
Le parole del sottosegretario danno speranza
Secondo il sottosegretario infatti “arriveremo ad un momento in cui il Green pass, non sarà più richiesto. Poi lo strumento rimane lì qualora ci fosse la necessità di affrontare la situazione”. Il 31 marzo infatti finisce dopo due anni lo stato d’emergenza e si avranno i vari rallentamenti sulle restrizioni, tra cui probabilmente la possibilità di mangiare all’aperto in bar e ristoranti senza dover esibire il super Green pass.
“Credo che dal 1 aprile ci saranno alcune situazioni in cui il certificato non sarà più richiesto pensiamo ai bar e ristoranti all’aperto, alle attività sportive all’aperto. Poi ci sarà una seconda fase nel mese di maggio dove si arriverà a un ulteriore allentamento”, ha detto Costa, specificando che “ci sono le condizioni per pensare ad un’estate senza restrizioni”.
Dichiarazioni che rasserenano molti, ma che giungono tuttavia come estremamente contradditorie se si guarda quanto affermato dall’ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Guido Rasi sulla quarta dose di vaccino che sarebbe in arrivo in Italia, tanto da fare pensare a una sorta di strategia del poliziotto buono e poliziotto cattivo per continuare a procedere in una direzione che non è proprio quella auspicata dalla popolazione.
La contraddizione sulla quarta dose
Rasi, attuale consulente del commissario all’emergenza coronavirus Francesco Paolo Figliuolo, quest’ultimo che ha dichiarato come la sua esperienza contro il Covid stia volgendo al termine, ha infatti di recente lanciato una triste profezie. Quella cioè che sarà giugno il mese chiave per valutare se procedere a una nuova inoculazione.
“I parametri da tenere sotto osservazione da ora a giugno saranno prima di tutto la quantità di reinfezioni e chi si reinfetta”, e “bisognerà vedere che situazione creerà la terza dose e la massiva esposizione che abbiamo avuto al virus”, ha detto Rasi, con parole che vanno molto in controtendenza rispetto a quanto detto dal sottosegretario del Ministero della Salute.
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Come conciliare queste due affermazioni? Quello che ci si auspica è che finalmente la vaccinazione non sia più legata a strumenti come il Green pass ma che sia al contrario obbligatorio, come per molti avrebbe dovuto essere sin dall’inizio. Dovrebbe cioè essere il cittadino a decidere se iniettare o meno nel suo corpo la soluzione anti-Covid.
Nel mentre, è passata sottotraccia la notizia che il giornalista Franco Bechis, ex direttore del Tempo che era stato segnalato all’Ordine dei giornalisti per avere riportato i dati dell’Istituto Superiore della Sanità in cui si spiegava solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid-19”, aveva ragione.
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L’ordine dei giornalisti ha ammesso che Bechis si è solamente limitato a riportare i numeri, e che quindi dei 130.468 decessi ufficialmente registrati sarebbero da ricondurre realmente al virus soltanto 3.783 casi. E che secondo l’Iss il 67,7% decessi per Covid avrebbe avuto insieme più di 3 malattie in contemporanea, ridimensionando quindi enormemente la gravità e la pericolosità della malattia nei soggetti sani. Una verità a dir poco scandalosa di cui nessuno sta parlando.