Molti si domandano se le mascherine siano veramente efficaci nel ridurre la trasmissione del Covid all’aperto. Tanti i dubbi. I dati sono sconvolgenti.
Una significativa mole di studi scientifici, infatti, giunge a conclusioni ben lontane da quelle ormai comunemente accettati dalla maggior parte della popolazione, in modo totalmente acritico. Questi infatti sostengono, in maniera a dir poco inquietante e sconvolgente, che le mascherine hanno effetti dannosi per la salute dell’individuo estremamente superiori ai benefici che ne trarrebbe. In particolare, per le persone già infette.
Se le disposizioni nazionali continuano a martellare su un uso indiscutibilmente positivo delle mascherine, a molti ciò appare molto strano. Se si pensa, ad esempio, che nelle prime settimane dallo scoppio della pandemia, le indicazioni sull’uso delle mascherine erano ben altre. Erano infatti molte le voci ufficiali che si erano pronunciate sulla totale inutilità delle mascherine nel combattere il virus. Salvo poi fare tutti retromarcia, stranamente all’unisono.
Il caso del commissario Covid in Calabria Zuccatelli, che in un video circolato in rete prima delle sue dimissioni, argomentava con grande decisione a riguardo della totale inutilità delle mascherine, per quanti lo hanno visto sembra poi parlare ben più chiaro di molti comunicati ufficiali.
Eppure la misura di obbligatorietà resta. Il che sembra, se non inaccettabile, molto discutibile, alla luce del fatto che non ci sia alcuna prova certa dei suoi benefici. Secondo molti, ben minori dei suoi eventuali danni e inconvenienti. Molti esperti hanno infatti messo bene in luce che l’utilizzo prolungano delle mascherine provoca ipercapnia, cioè un alto livello di anidride carbonica nel sangue.
Una condizione che può causare sonnolenza, mal di testa e successivamente perdita di coscienza. Ci sono stati casi acclarati di incidenti automobilistici dovuto all’utilizzo di mascherine al volante, che hanno fatto perdere coscienza all’autista per portarlo poi fuori strada, diventando così molto pericoloso tanto per sé stesso quanto per gli altri.
La reinalazione dell’anidride carbonica espirata è un dato incontrovertibile. Che si aggiunge anche alla reinalazione nelle vie respiratorie di germi in moltiplicazione. Ogni normale espirazione, infatti, una quota significativa di germi viene esalata. Con la mascherina, la maggior parte di questi vengono reinalati alla successiva inspirazione. Dalle prove meccaniche emerge che questa dinamica avviene almeno 15-20 volte al minuto. Mentre invece per la persona già infettate dal virus, la resistenza all’espirazione causata dalla mascherina spinge la carica microbica in profondità nei polmoni.
In sostanza, reinalare il proprio virus provoca un circolo vizioso che ne aumenta la carica cumulativa fino a raggiungere alveoli polmonari, in cui le difese immunitarie sono molto carenti, e dove il virus trova un terreno ben fertile per moltiplicarsi. Quando dopo alcuni giorni arrivano gli anticorpi delle difese adattative, le ingenti quantità di antigene virale finiscono per scatenare, in reazione, la violenta risposta infiammatoria che si verifica ad oggi comunemente nei pazienti.
Servono perciò dati chiari e comprovati per obbligare l’intera popolazione ad indossare continuativamente le mascherine. Di fatto, però, ad oggi, queste argomentazioni non esistono. Non esistono prove scientifiche che parlino indiscutibilmente della capacità delle mascherine di ridurre il rischio di contrarre virus respiratori.
Addirittura, uno studio pubblicata sulla rivista Plos One, di alta validità, effettuato all’aperto sui pellegrini presenti a La Mecca in condizioni di alto assembramento, hanno dimostrato che non solo l’utilizzo delle mascherine non ha ridotto in maniera significativa le infezioni respiratorie, ma che al contrario si è verificata una pericolosa tendenza all’aumento delle infezioni respiratorie nel gruppo che ha portato le mascherine.
I risultati dello studio hanno infatti registrato che il gruppo che ha indossato maschere ha sviluppato un 30 per cento in più di infezioni cliniche. Con un margine di errore che va dall’uno all’1,8. Il che sta a significare che nella migliore delle ipotesi le mascherine non hanno portato alcun beneficio. Ma nella peggiore, hanno aumentato le infezioni addirittura dell’80 per cento.
Non si tratta poi dell’unico studio che ha registrato questi pericolosi indicatori, tuttavia consegna un’immagine molto preoccupante di ciò a cui, ad oggi, l’intera popolazione è sottoposta. Senza contare gli effetti, anche questi ampiamenti registrati e documenti, delle pesanti conseguenze negative sulla normale attività fisica.
In Italia, come in molti altri Paesi, ogni anno report dell’Istituto superiore della sanità dimostrano che ci sono un numero elevato di decessi per mancanza di attività fisica o per un suo insufficiente livello. Sembra incredibile, ma è così. L’istituto nel 2018 ne ha quantificati, solo nel nostro Paese, 88.200. Durante il lockdown, un campione preso dai contapassi dei cellulari ha registrato il 50 per cento in meno del numero di passi giornalieri effettuati.
Di conseguenze, le domande sulla reale incidenza, in positivo e in negativo, dell’utilizzo di mascherine all’aperto, in classe, per il lockdown, crescono di giorno in giorno. Gran parte della popolazione è radicalmente stufa del contesto che è stato creato, in cui è costretta a vivere, mentre non vede alcun miglioramento significativo tanto nei numeri del bollettino sanitario, e sicuramente ancora meno per la situazione sociale nel suo complesso.
Ci sono poi alcuni soggetti, come quelli affetti da broncopneumopatia ostruttiva, che non possono in alcun modo tollerare l’uso di mascherine. Ebbene tutto ciò dovrebbe essere in maniera assoluta un motivo di esenzione. Ma così non è. Come anche per pazienti con problemi di funzionalità cardiaca, che hanno bisogno di maggior lavoro cardiaco a compensazione delle limitazioni polmonari generate dalle maschere. Per queste persone, l’utilizzo delle mascherine rischia di portare conseguenze molto gravi.
La sostanza, da denunciare con grande rigore, è che l’utilizzo continuativo della mascherina può generare importanti problemi. L’Oms, come riporta la Nuova Bussola Quotidiana, li mette chiaramente in fila. “Possibile rischio aumentato di auto-contaminazione per manipolazione della maschera e successivo contatto con gli occhi“, è uno di questi.
“Possibile auto-contaminazione, se non si cambiano maschere umide o sporche, con condizioni favorevoli per la moltiplicazione di microrganismi. Problemi di gestione dei rifiuti. Difficoltà di indossare le mascherine, soprattutto da parte di bambini, persone con malattie mentali o problemi cognitivi, con asma o problemi respiratori cronici, traumi facciali, e chi vive in ambienti caldi e umidi”.
Si è quindi così sicuri che le mascherine facciano così bene, come viene affermato continuamente, ripetendo a pappagallo informazioni che per molti sono vuote di contenuti? I dati sopra esposti invitano perciò fortemente ad approfondire il tema dell’uso di mascherine, in maniera critica e confrontandosi con tutte le prove attualmente disponibili sul tema.
Il dibattito scientifico ha fortemente bisogno di entrare nel merito, e di ragionare per dubbi e confutazioni, piuttosto che elevarsi a dogma o a legge morale. Non ne abbiamo bisogno: ne va della nostra salute.
Giovanni Bernardi
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