La Cei afferma: le Messe di Natale si svolgeranno in orario compatibile, per l’inizio e la durata della celebrazione, con il cosiddetto “coprifuoco”.
La decisione è stata comunicata al termine della sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, svoltasi in videoconferenza il 1° dicembre 2020, sotto la guida di monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole e Pro-Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Il comunicato dei vescovi e la discussione sulle Messe
Il comunicato diffuso al termine della riunione mette quindi una parola definitiva alla discussione riguardante l’orario della Messa della notte di Natale. In questo viene affermato che “sarà cura dei Vescovi suggerire ai parroci di orientare i fedeli a una presenza ben distribuita, ricordando la ricchezza della liturgia per il Natale che offre diverse possibilità: Messa vespertina nella vigilia, nella notte, dell’aurora e del giorno”.
Oltre a questo, i vescovi spiegano che “per la Messa nella notte sarà necessario prevedere l’inizio e la durata della celebrazione in un orario compatibile con il cosiddetto coprifuoco”. Una decisione quindi per molti sofferta, in quanto legata a un aspetto della tradizione ben radicato nel profondo del Paese. Ma allo stesso tempo, una scelta compatibile con le regole liturgiche.
La Cei invita la comunità a contribuire alla rinascita del Paese
Il focus dei vescovi è infatti quello di fare in modo che la comunità ecclesiale possa contribuire al meglio alla rinascita del Paese. Una rinascita da questo periodo di buio profondo che oggi si sta vivendo anche a causa della pandemia. Che, spiegano, non deve essere “solo economica e sociale, ma anzitutto spirituale e morale”.
In questa, c’è anche il bisogno di “ricucire la rete sfilacciata delle relazioni, in alcuni casi strappata dal distanziamento sociale e dal timore dell’altro visto come contagioso”. Il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha partecipato ai lavori collegandosi dal Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. Il porporato vi si trova infatti attualmente si trova ricoverato in seguito alle difficoltà avute proprio a causa del Coronavirus.
Il bisogno di farsi carico del disagio e l’annuncio della Parola
C’è quindi oggi più che mai, per la Chiesa e per i cattolici, di farsi carico del disagio, dello scoraggiamento e delle nuove povertà. In ciò non può di certo mancare “l’annuncio di una speranza che non delude, fondato sulla Parola di Dio”.
Soltanto a partire dall’annuncio di Cristo, infatti, è possibile “curare i legami e le relazioni tra le persone, nelle famiglie, tra le generazioni, favorendo una narrazione più umana e costruttiva”, come auspicato dagli stessi vescovi.
Messe di Natale, arriva la risposta dei vescovi sugli orari
Per quanto riguarda invece le modalità di svolgimento della celebrazione, i vescovi auspicano la recita del Padre Nostro nella nuova versione della preghiera. Oltre a questo, la proposta dei prelati è quella di “di promuovere, nella solennità dell’Immacolata Concezione, un momento di preghiera comunitaria, con il Santo Rosario, da vivere insieme in preparazione al Natale”.
Infatti, a sostenerci, hanno sottolineato i Membri del Consiglio Permanente, “non sarà l’ottimismo ingenuo, ma la speranza della fede, fondata nel Dio Salvatore: essa soltanto può mantenere alta la tensione al bene e la passione per la vita”. I vescovi hanno poi sottolineato che, purtroppo, “in questi tempi dolorosi e difficili, allo sconforto si è aggiunta per molti la paura”.
Messe di Natale: il bisogno di affidarsi al Signore nella pandemia
Il che, “se da un lato ha visto un rinnovato ritorno alla fede e alla preghiera, allo stesso tempo, di fronte al dolore innocente, rischia di scivolare nel timore di pregare invano”. “Contro la rassegnazione, la disaffezione, la disperazione, la Chiesa deve essere esempio di unità, di saldezza, di stabilità”, è la chiosa dei prelati.
“È tempo che tutto ritrovi coerenza mostrandosi come esperienza di vita unitaria, in cui si manifesta al mondo il volto di Cristo, pienezza di umanità, quella a cui aspirano uomini e donne oggi, feriti dagli esiti umani e sociali della pandemia”.
Giovanni Bernardi