Si tratta del grido che è emerso dal cuore dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, durante la Messa.
Il vescovo di Milano ha lanciato l’allarme: “Riconosciamo che abbiamo bisogno non solo della salute, ma della salvezza!”. Ma c’è una speranza che non ci lascia. Delpini ha rivolto domande molto accorate alla platea che si è recata in quella occasione in chiesa per partecipare alla Santa Messa.
Le domande fondamentali del vescovo di Milano Maria Delpini
“Gente del mio tempo, perché non sei in cammino? Perché te ne stai seduta nelle tenebre che ricoprono la terra, nella nebbia fitta che avvolge i popoli? Gente del mio tempo, quale male oscuro impigrisce il tuo pensiero, sfianca le energie, dissuade dal sognare?”, ha affermato il prelato.
“Gente del mio tempo quale sospetto ti rende diffidente? Quali ossessioni ti rendono irrequieta? Quali paure bloccano lo slancio?”, ha continuato il vescovo. “Gente del mio tempo, chi ti ha convinta che quando c’è la salute c’è tutto, se per l’ossessione di custodire la salute ti privi di tutto? Chi ti ha persuasa che la generosità sia un azzardo, che la compassione una debolezza, l’amore sia un pericolo, la promessa che si impegna per sempre una imprudenza? Gente del mio tempo perché te ne stai a testa bassa a compiangere la tua situazione?”.
Nel mezzo della pandemia, non si metta in secondo piano la fede
L’uomo è anche ciò che ha dentro, e soprattutto l’umanità è stata chiamata dal Signore a camminare verso la Salvezza eterna. Se ci si dimentica di tutto ciò, anche in mezzo alla pandemia, ci si dimentica di tutto. Si rischia cioè di non salvare niente di sé stessi.
Attenzione: chi vuole salvare la propria vita la perderà
Si legge infatti nel Vangelo (Romani 8): “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (..). Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito (..). Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi (..). Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!»”.
L’invito di monsignor Delpini è quindi rivolto a quanti non si sono ancora messi in cammino nella strada di Cristo, ignari del fatto che “chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà” (Lc 9,24).
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Il monito: “Voi esperti di ogni sapere, perché non siete in cammino?”
“Voi sapienti, perché non sapete dire la via, voi esperti di ogni sapere, perché non siete in cammino? Sembra che il virus, che stiamo combattendo e che cerchiamo con ogni mezzo di arginare, abbia seminato non solo malattia e morte, ma un male più oscuro, una paralisi dello spirito, una sospensione della vita, una confusione sul suo significato, uno scoraggiamento e un senso di impotenza”, ha affermato il vescovo.
Una constatazione che è anche un rimprovero, per quanti in mezzo al dolore hanno abbandonato Gesù, ma in primis, ha spiegato il vescovo, per lui stesso, e per l’intera chiesa. “Sento rivolto a me il rimprovero di Paolo a Tito: «Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi!» (Tt 2,15)”, ha affermato Delpini.
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Il bisogno di riconoscere l’annuncio di Cristo nel mezzo della pandemia
Tuttavia, la considerazione del presule è che “forse sono ancora in tempo a ripetere l’invito del profeta, l’annuncio dell’apostolo, l’esperienza dei Magi“. Il primo a scuotere l’apatia o lo scoraggiamento delle folle, infatti, è proprio Gesù, ricorda il vescovo.
“Riconosciamo che abbiamo bisogno non solo della salute, ma della salvezza! E Gesù è il Salvatore. Cerchiamo un significato alla vita, all’ impegno, alla morte! E Gesù è la via, la verità, la vita che ci rivela che la vita è vocazione a rinnegare l’empietà, ad attendere la beata speranza”.
Giovanni Bernardi