Covid, allarme lanciato dal neurologo: della mancanza di relazioni sociali per le restrizioni, i primi a soffrirne sono giovani e anziani. E i rischi sono preoccupanti.
Il che porta le persone a vivere con sofferenza uno stato di privazioni e quindi di ricerca. Il bisogno di relazioni è perciò una realtà costitutiva dell’essere umano, che ora trova riscontro anche in uno studio pubblicato su Nature Neuroscience e condotto da ricercatori del Mit di Boston.
I risultati dello studio, che si basa su dati raccolti fra il 2018 e il 2019, riporta all’attenzione la grave condizioni che milioni di persone stanno vivendo in tutto il mondo a causa del Coronavirus. La pandemia infatti ha portato molte persone in isolamento e un gran numero di governi ad implementare misure restrittive della propria vita sociale, in alcuni casi anche in maniera estrema, per mezzo dei lockdown.
Vincenzo di Lazzaro, professore di neurologia e direttore dell’Unità di Neurologia del Campus Biomedico di Roma, ha spiegato al Sussidiario come questa condizione rischiosa agisca in maniera fortemente negativa principalmente su giovani e anziani. Ovvero sulle categorie più fragili e da proteggere, che al contrario vengono ancor più esposte al pericolo per la propria salute.
“Sicuramente è stato registrato un aumento dei casi di depressione“, ha spiegato lo scienziato. Confermando così come l’attuale condizione d’isolamento e limitazione dei contatti sociali sta influendo pesantemente sulla salute mentale collettiva e dei singoli individui della popolazione.
“L’isolamento è una condizione innaturale, crea situazioni emotivamente pesanti, come il non poter vedere le persone care. Lo studio mostra che dopo sole 10 ore di isolamento ci sono risposte come quelle che abbiamo detto”, spiega. “Immaginiamo che tipo di conseguenze possano avere mesi di lockdown. I danni che sta facendo il virus non sono legati solo all’infezione ma anche alle conseguenze sulla salute mentale, e in particolare la depressione, che può accentuarsi in chi già ne soffre insieme a disturbi ad essa correlati”.
Ad oggi infatti è stato tristemente riscontrato che sono molte le persone a soffrire dei disturbi del sonno. Come anche la “preoccupazione di essere infettati dal virus genera un’ansia notevole”. Di conseguenza, “si prevede un significativo aumento di patologie psichiatriche in conseguenza dell’isolamento legato alla pandemia”, ha spiegato il medico.
Quindi, anche se difficile da prevedere con previsione, le persone che hanno già una predisposizione a questo tipo di problematica di certo potrà avere un aggravamento significativo della propria patologia. Altri, invece, “potranno essere portati ad apprezzare di più quello che hanno perso in questi mesi”.
“Il problema è più grave per le persone che già hanno una fragilità: la depressione è una patologia estremamente diffusa, è inimmaginabile quanto sia diffusa, e le persone colpite subiranno delle conseguenze“, conclude il medico.
In tutto ciò, il dato più preoccupante è che i più esposti a questo genere di difficoltà saranno proprio le categorie più fragili. “Gli anziani e i bambini al primo anno di scuola, in ogni caso i giovani che si trovano in una fase di transizione“.
Giovanni Bernardi
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