La triste realtà dei preti che non credono al diavolo. Il domenicano padre François-Marie Dermine li definisce in modo categorico: si tratta di eresia.
“A volte mi chiedo come un prete possa rimanere fedele alla propria vocazione senza credere nel diavolo. Così diventa una specie di assistente sociale, ma nient’altro”.
Sono le parole del domenicano Padre François-Marie Dermine, presidente del Gris, Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa. Il religioso francese conosce bene la tematica, dopo avere condotto esorcismi per 25 anni nell’ambito della diocesi di Ancona.
Uno dei casi più noti, a questo proposito, è quello del superiore generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa Abascal, che in un’intervista svoltasi nell’ambito del Meeting di Rimini affermò che “il diavolo esiste solo come realtà simbolica”. Scatenando le reazioni indignate di un gran numero di fedeli e sacerdoti.
Tuttavia, la triste realtà di sacerdoti che credono che il demonio sia soltanto una figura metaforica è ben più ampia di quanto si pensi. In epoca poi di relativismo culturale, e purtroppo molto spesso anche religioso e spirituale, e di confusione generale, molte di queste convinzioni finiscono per essere sdoganate. Per diventare realtà di molte parrocchie, gruppi, associazioni, monasteri.
Sembra di vedere realizzata pienamente la celebre frase del poeta francese Charles Boudleaire: “Il capolavoro di Satana è di aver fatto perdere le sue tracce e di aver convinto gli uomini che egli non esiste“. In questo modo, ci si trova oggi gettati in una società, spiega il domenicano, in cui il diavolo “ha un’autostrada spianata davanti”.
Così accade che oggi, purtroppo, gli esorcisti passano buona parte del loro tempo a spiegare l’esistenza del diavolo a quanti hanno smesso di crederci, ricordando quali sono le armi per individuarlo e combatterlo. In particolare, a sacerdoti.
Sono infatti molto spesso gli stessi religiosi, o i teologi, a non credere più nell’esistenza del principe degli inferi. Allora accade che ne parlano come se si trattasse di un simbolo, una metafora, un racconto o un espediente letterario per contenuti di carattere morale. Dimenticandosi della sua natura di essere perverso e pervertitore, di angelo ribelle creato da Dio, dotato di intelligenza e solo in un secondo momento diventato di natura malvagia.
Il tentatore ha così portato dalla sua parte persino chi, per vocazione o professione, dovrebbe istruire gli altri sulla sua presenza. In questo modo, però, il diavolo ha vita facile e può agire indisturbato per catturare le anime e portarle a sé. Una triste realtà che oggi vediamo come non mai.
“Va in giro come un leone ruggente cercando chi divorare”, spiega infatti padre Dermine. Per questo, l’incredulità verso il demonio addolora profondamente il sacerdote francese. Soprattutto, lo preoccupa. “Sono esorcista e mi fa molto male ascoltare la gente in generale e i sacerdoti negare l’azione concreta del diavolo nelle nostre vite”, spiega al National Catholic Register.
Come definire quindi chi la pensa in questo modo? Per il sacerdote c’è un solo termine. “È un eretico“, spiega. “Il diavolo non è il centro della nostra fede, certo, ma è una figura indispensabile per comprendere il mistero della fede. Questo per la ragione che “la fede privata della credenza nell’esistenza del diavolo non è una fede genuina perché l’esistenza degli angeli è una verità di fede e il diavolo è un angelo caduto”.
Se invece si vuole ricercare la causa di questo spiacevole fatto, è necessario guardare all’eccessivo razionalismo di cui ormai si è tristemente impregnata l’intera società occidentale. Compresa, purtroppo, una parte della Chiesa e dello stesso clero.
“Dopo il Vaticano II il desiderio di razionalizzare la fede, specialmente in regioni dove il cattolicesimo era molto tradizionale, si è fatto a volte troppo radicale. Molti membri del clero hanno voluto emanciparsi dai concetti che gli sembravano troppo medievali, sorpassati o addirittura superstiziosi“, spiega il sacerdote, nell’intervista riportata dal sito Tempi.
Padre Dermine mette poi in guardia dalla presenza del demonio anche in rete, strumento del quale si serve per insinuarsi negli animi di molti giovani. Il religioso parla infatti di “un satanismo aggressivo che viaggia attraverso internet“, dove “la figura del diavolo è elogiata apertamente e attrae molti”.
Per combatterlo, quindi, sarà necessario un incremento di preghiera e di fede. “La preghiera, ma anche l’approfondire la propria fede, il formarsi correttamente”. E soprattutto sarà sempre più necessario rivolgersi con chiarezza, a chi si trova in errore, e fargli comprendere la gravità della situazione.
Come infatti scritto in Efesini 6:12: “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti“.
Giovanni Bernardi
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