L’attacco dei medici Bassetti e Crisanti: il sistema è “farraginosamente lento”, e il “piano sanitario andava potenziato dopo la prima ondata”.
Di fronte al rialzo dei contagi sarebbe stato cioè necessario anticipare piuttosto che inseguire il virus, è la tesi congiunta dei due professori. Alla luce del rischio di tornare di nuovo dentro una situazione di grave crisi, i due medici hanno fatto sentire la loro voce, come più volte in questi mesi.
Lo sfogo di Bassetti e Crisanti: niente prevenzione, ora come prima
Bisognava prevenire il rischio di ritorno del Coronavirus dopo l’estate, come molti peraltro prevedevano. Eppure non è stato fatto. Ora la curva epidemica ha ricominciato a correte forte. E il Paese viaggia oltre i diecimila contagi al giorno.
In più occasioni i due medici, negli ultimi mesi, si sono trovati agli antipodi. Crisanti più volte ha rappresentato l’ala più “responsabile” della comunità scientifica, Bassetti invece quella dipinta dai mass media all’unisono come “negazionista“. Ora invece sono concordi nell’affermare che negli ultimi mesi, il Governo congiuntamente agli esperti del Comitato Tecnico Sanitario, ha sbagliato molto, non preparandosi per la situazione che ora ci si trova davanti.
L’attacco di Crisanti: tutto ciò che si doveva fare non si è fatto
Da giorni Crisanti afferma su tutte le reti televisive cosa si sarebbe dovuto fare. Cioè un piano di investimenti per assumere personale negli ospedali. Mobilitando nuove risorse e competenze che avrebbero avuto un impatto graduale. Mentre invece si punta sull’app Immuni, che come si è visto numerose volte e come ha ribadito anche lo stesso Crisanti, non serve a nulla.
“Intervenire esclusivamente con l’app Immuni oggi non avrebbe senso”, ha spiegato il professore dell’università di Padova al Corriere della Sera. Sul Messaggero è della stessa identica linea Bassetti. “Il sistema andava potenziato”, spiega, aggiungendo che con questi ritmi difficilmente si potrà reggere fino a marzo. Ovvero alla data presunta per l’arrivo del vaccino.
Lo sfogo di Bassetti: in questi mesi di calma si è dormito
Presunta proprio perché ci sono molte voci che spiegano che in realtà, per arrivare davvero a un vaccino per tutti, ci vorranno anni. Ora perciò ad essere aperte sono le domande sul mancato intervento dello Stato e di gran parte delle regioni in questi mesi estivi. Si è preferito andare al mare, forse. Ora si pagano le conseguenze.
“Negli ultimi quattro mesi in Liguria abbiamo lavorato per decidere dove erano i posti di terapia intensiva, di semi-intensiva, di bassa e di media complessità”, dice Bassetti. Sottintendendo che nel prepararci ad un’altra ondata non si è certo proceduto con la stessa intensità.
La situazione dei ricoveri non è paragonabile a marzo
“Negli ultimi quattro mesi in Liguria abbiamo lavorato per decidere dove erano i posti di terapia intensiva, di semi-intensiva, di bassa e di media complessità”, è l’attacco dell’infettivologo. Per fortuna, ad oggi ai contagi non corrisponde affatto la situazione di marzo in termini di ricoveri. Bassetti descrive quindi l’attuale situazione ospedaliera di “bassa e media complessità“.
Ma se i positivi crescono il sistema, come a marzo, rischia di non potervi fare fronte. “Quando vedo una persona fare otto ore di coda per un tampone, penso che chiaramente qualcosa non ha funzionato”, è la conclusione pesante. Ma un nemico, in questa lotta al Coronavirus, c’è, e per Bassetti è ben chiaro. “La burocrazia italiana”, spiega, “é il peggior nemico della lotta al Covid”.
La burocrazia che ha impedito gran parte dei lavori per la prevenzione
Per convertire gli ambulatori infatti ci sono voluti, a causa delle infinite pratiche burocratiche necessarie, tempi infiniti. I finanziamenti sono stati bloccati, e l’accesso ai fondi è stato altrettanto duro. Insomma, ora tutti gli errori e le inefficienze si rischia di pagarli cari.
C’è bisogno di organizzarsi per avere una maggiore velocità sui tamponi, sulle diagnosi, sull’assistenza sanitaria da fornire. Servono inoltre personale e reparti che accolgano i ricoveri di minore complessità, così da poter affrontare i casi più gravi con maggiore ordine e libertà.
Il tempo è fondamentale contro il Coronavirus. Il rischio è che sia tardi
Ora però può essere tardi. “Il Covid è una patologia in cui il tempo è fondamentale. Bisogna fare presto. Come fai a gestirla con un sistema farraginosamente lento?”, è la domanda definitiva di Bassetti.
“Rischiamo di scontare pesantemente questi ritardi, la curva cresce in modo improprio“.
Giovanni Bernardi