“I cristiani assiri, il popolo indigeno dell’Iraq, gli eredi dell’antica civiltà mesopotamica e i primi convertiti al mondo al cristianesimo, sono a rischio di essere completamente sradicati dalla loro patria”, ha ribadito il New York Times, perché non dimentichiamo mai quanti fratelli nella fede sono in pericolo ed hanno bisogno del nostro sostegno e delle nostre preghiere.
In un Paese in cui non si fa alcuna differenza tra sacerdoti e laici, tra gente umile e professionisti, la fascia nera al braccio indica inesorabilmente che qualcuno è stato accoltellato.
Padre Biyos Qasha, appartenente alla chiesa di Maryos, a Baghdad, dice: “Siamo visti come agnelli da uccidere in qualsiasi momento”.
Purtroppo, la piana di Ninive è stata, ed è, un campo di battaglia, che ha visto la violenza inaudita dell’Isis, contro le famiglie cristiane.
Un resoconto della Iraqi Human Rights Society parla dell’81% dei cristiani che in Iraq non ci sono più, insieme ad altre minoranze.
I Mandei, devoti a San Giovanni Battista, ad esempio, solo stati uccisi per il 94 %.
Il numero di coloro che sono morti, solo perché la loro fede non era quella musulmana, è inesprimibile.
I 600.000 cristiani di Bagdad di un tempo, oggi sono ridotti a 150.000 ed e’ stato Charles de Meyer, il Presidente di SOS Chrétiens d’Orient, a parlare di pericolo di “estinzione dei cristiani”.
Dopo le stragi degli anni passati, molti cristiani hanno cercato di ritornare nelle loro terre, trovando desolazione e distruzione.
Gli aiuti umanitari, giunti da ogni luogo, stanno cercando di non fa mancare loro nulla, ma la ricostruzione di interi villaggi, come quella della “sicurezza” di potervi abitare serenamente, senza avere costantemente la paura del nemico islamico, sono estremamente duri da attuare.
Antonella Sanicanti
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