Da secoli si discute sul fatto che i cristiani venissero o meno condannati a morte dentro il Colosseo. In tempi recenti gli storici del periodo romano e paleocristiano sono giunti alla conclusione (attestata da alcuni documenti) che in realtà i sacrifici dei cristiani non avvenissero nell’Anfiteatro Flavio, ma che fossero praticati in altri luoghi come le carceri, il Circo Massimo o addirittura per strada. Nonostante le tesi storiche contraddicano le esecuzioni dei cristiani nel simbolo architettonico della Roma antica, non è escluso che alcuni di essi siano morti anche nel Colosseo durante i giochi che venivano organizzati per i festeggiamenti delle vittorie.
L’ipotesi è talmente plausibile che ogni anno viene organizzata una Via Crucis all’interno dell’arena in memoria di tutti i cristiani martirizzati a Roma e nel resto del mondo a cui partecipa persino il Papa. A dare sostanza a questa teoria c’è il recente ritrovamento di una croce di colore rosso all’interno del corridoio che conduce al terzo piano dell’anfiteatro, quello in cui venivano solitamente ospitati i plebei. Il particolare non è sfuggito al professore Guiducci, esperto di storia della chiesa, che ha deciso di esaminare a fondo il reperto.
Cosa ha suscitato tanta curiosità nel professore? Le altre croci ritrovate all’interno del Colosseo sono tutte al primo piano e gli storici le hanno attribuite ai muratori che durante il medioevo estraevano materiali per la costruzione o a dei semplici abitanti di Roma che durante le giornate più rigide utilizzavano quello spazio come riparo. Il fatto, dunque, che si trovi al terzo piano fa supporre che sia stata incisa in un periodo in cui ancora l’Anfiteatro Flavio veniva utilizzato per i giochi. Ci sono altri due particolari che inducono il professore a pensare che la croce appartenga al periodo delle persecuzioni: in primo luogo il colore rosso, molto utilizzato nel III secolo, ed in secondo luogo le due lettere poste ai fianchi della croce, T ed S.
Secondo l’opinione dello studioso si tratterebbe della lettera iniziale e di quella finale della parola Thaurus (Toro). I tori, infatti, erano animali molto utilizzati durante i giochi, sia per le sfide con i gladiatori (delle corride) sia per le esecuzioni dei condannati a morte. L’ingresso del toro, animale considerato simbolo di forza e coraggio, era sempre molto atteso durante gli spettacoli e spesso il pubblico ne invocava l’ingresso. Qual è la connessione tra il toro e la croce? Secondo Guiducci uno degli spettatori presenti al terzo livello ha assistito ad una ‘Damnatio ad bestias‘ di un cristiano e provando pena per il condannato abbia voluto segnarne il ricordo sul muro. Spiegazioni più approfondite di questa teoria con l’ausilio di indizi che l’avvalorano verranno mostrati dal professor Guiducci domani 16 dicembre nel teatro del Centro polivalente ‘Il Girasole‘ di Roma.