La spedizione nello spazio ha un qualcosa di cristiano. Il comandante della Crew Dragon ha, infatti, portato con sé qualcosa di molto importante.
L’Eucarestia è stata portata nello spazio. A farlo è stato il comandante della spedizione “Crew Dragon”, partita lunedì dalla Stazione Spaziale Internazionale.
Sentirsi sempre più uniti a Dio anche nello spazio. Michael Hopkins, il comandante della spedizione della capsula “Crew Dragon”, prodotta dal progetto SpaceX, partita lunedì 16 novembre alla volta dello spazio, ha portato con sé qualcosa di molto, molto speciale.
Lui, ex metodista convertito al cattolicesimo, già nel 2013 aveva portato con sé quello che aveva di più caro sulla terra, Gesù nell’Eucaristia. Il comandante Michael Hopkins (questo il suo nome) quando ha scoperto che poteva portare con sé l’Eucarestia nello spazio non ha esitato: “Sono cresciuto come metodista non praticante. Ho conosciuto mia moglie, Julie, al college. È cattolica, e abbiamo iniziato a frequentarci e alla fine abbiamo finito per sposarci e abbiamo deciso di crescere i nostri secondo gli insegnamenti della Chiesa.
Non avevo intenzione di diventare cattolico, ma sentivo che era importante per i nostri figli rendersi conto che ciò che alla fine era rilevante era il loro rapporto con Dio. E così abbiamo iniziato ad andare in chiesa regolarmente, alla chiesa cattolica, dove i nostri figli sono stati battezzati” – ha raccontato il comandante, in un’intervista.
“Nel 2011, sono stato assegnato a una missione alla Stazione Spaziale Internazionale. Stavo per partire e trascorrere sei mesi nello spazio […] Tutto andava bene, ma, per me personalmente, sentivo che mancava qualcosa.
È stato difficile rendermene conto, ma alla fine ho capito che avevo bisogno di diventare cattolico. Volevo partecipare di più alla vita religiosa della mia famiglia” – ha continuato.
Da lì, la necessità e la volontà di convertirsi. “Sono stato in grado di essere confermato nella Chiesa cattolica nel dicembre 2012 […] “C’è qualche possibilità che io possa portare l’Eucaristia con me nello spazio?”. Ancora una volta, Dio ha un modo di mettere le persone nella tua vita quando c’è bisogno” – ha confidato Hopkins. Ecco, poi, arrivata la possibilità di portare, nello spazio, per la prima volta Gesù Eucarestia.
“È stato davvero utile per me sapere che Gesù era con me quando sono uscito dal portello nel vuoto dello spazio” – ha concluso il comandante.
Un’esperienza degna di esser raccontata, un momento in cui la paura ha asciato spazio all’abbandonarsi completamente nelle braccia di Cristo, a quella sua volontà e necessità di sentirlo sempre con sé, nel suo cuore e nella presenza dell’Eucarestia lì con lui.
Fonte: iltimone.org
ROSALIA GIGLIANO
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