Nella comunicazione del Covid, molti trovano grossi carenze e criticità. Per il filosofo Giorgio Agamben viviamo uno stato di Bioterrorismo indotto dai governi.
Ad esempio, se si guardano i dati ufficiali, emerge che allo scorso 28 ottobre i casi positivi al Covid in Italia sono stati 617mila in totale, di cui 279mila i guariti. Mentre i decessi, invece, riferendosi al numero dei deceduti mentre erano positivi, indipendente dalle cause effettive, sono stati 38.127.
I positivi che però non hanno sviluppato alcuna malattia, e che un tempo sarebbero stati definiti portatori sani, ora sono chiamati “malati non sintomatici“.
Se si considera però l’intera popolazione italiana, questa è costituita di 60.391.000. Nell’anno 2017 sono morte in in Italia 650.614 persone. Nel 2019, 647.000. Le persone decedute per malattie respiratorie nel 2017 sono state 53.372, quelle invece decedute per malattie cardiovascolari, come spiegano i dati dell’Istat, sono 230.283.
A ciò va aggiunto che, secondo quanto emerge dagli studi degli esperti, il tasso di mortalità per Covid è intorno allo 0,6 per cento. Sulla base, quindi, di dati che effettivamente sono molto controversi, e sicuramente bassi, oggi in tutto il mondo si vive uno stato di allarme in cui le libertà costituzionali sono state sospese.
Una situazione, quindi, che in Occidente non si verifica dai tempi delle peggiori dittature che hanno tragicamente segnato il novecento. Ciò non significa che ogni vita umana non vada assolutamente salvata con le unghie e con i denti. Ci si chiede però quanto sarebbe diversa la situazione con o senza le misure restrittive prese dai governi.
Forse, uno stato di minore panico collettivo farebbe in modo che gli ospedali sarebbero meno in difficoltà. I media però, purtroppo, come ben noto, hanno una capacità non solo di influenzare la visione della realtà, ma anche, talvolta, di generarla di punto in bianco. Di plasmare cioè completamente la percezione delle cose che ci circondano.
L’Iss spiega che tra il 2007 e il 2017 l’influenza è stata la causa ufficiale di morte per un totale di 5.060 decessi, ovvero una media di 460 l’anno. Tuttavia, spiega sempre l’Iss, ci sono differenti metodi statistici per la stima della mortalità per influenza e per le sue complicanze.
Questo perché quelle cifre riguardano le morti dirette, ma se si contano quelle indirette il numero sale di molto e potrebbe potenzialmente a superare le 100 mila morti in totale. Da ciò risulta che il tasso di mortalità per influenza comune sia pari a circa lo 0,1 per cento.
Mentre le sindromi simil-influenzali, quelle cioè che danno sintomi riconducibili all’influenza, coinvolgono circa il 9 per cento dell’intera popolazione italiana. Alla fine della stagione influenzale dello scorso anno i casi stimati sono stati circa 8 milioni e 104 mila.
Dati che sono stati portati alla luce dal filosofo Giorgio Agamben, accademico italiano pesantemente critico su quanto sta accadendo, tanto da portare nelle librerie un testo intitolato “A che punto siamo? L’epidemia come politica” (Quodlibet).
Per il filosofo, infatti, accanto all’epidemia si è tristemente affermata una dimensione da “Stato di sicurezza” che sta totalmente ridefinendo la società e la politica come la conosciamo. In maniera molto preoccupante. Un nuovo “paradigma del controllo sociale” in cui a divieti assurdi e esosi si alternano irruzioni di poliziotti nelle abitazioni, nelle chiese, nei ristoranti e nei bar.
Secondo Agamben si tratta si scene di “bioterrorismo” a cui ormai la popolazione si è tristemente abituata in poche settimane. Stavolta però non sono gruppi terroristici ed estremisti ad averle ingenerate, ma governi e funzionari tecnici in colletti bianchi.
A partire da questi, per il filosofo la paranoia diventa la cifra con cui i giornalisti si occupano di fare informazione, diventando però una sorta di “insabbiatori professionisti“, come riporta il quotidiano Vita recensendo il testo di Agamben.
Il problema sanitario diventa un mostro gigantesco a cui solo la scienza può dare risposta salvifica. “La Biosicurezza è ormai Biopolitica diffusa e centralizzata di uno Stato che intende, all’improvviso, spazzare qualsiasi nocività ambientale e combattere infezioni e mortalità con la spada, le multe, l’isolazionismo e le manie persecutorie del singolo inerme”, scrive il giornale Vita.
“Diventa una Tanatopolitica, una governance ben orchestrata dello spavento, del pericolo imminente e dell’ibernazione collettiva. Ecco allora il tanto bistrattato “stato di eccezione” su cui ingiustamente un maestro come Agamben è stato attaccato e ridicolizzato da tanti intellettualoidi à la page”.
Insomma, conclude la recensione: “un Security State, igienista e ultrarazionalista, ci condanna a una nebbiosa fragilità e a un’adesione fideistica a certi diktat di cui Hitler, come sottolinea il controverso saggista, sullo sfondo della Storia, sapeva e praticava già molto”.
Giovanni Bernardi
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