Domenica 22 marzo un brutale terremoto del grado 5,3 della scala Richter ha destabilizzato la città di Zagabria.
Sono stati tanti i danni che ha provocati, in parte anche a chiese e conventi. Tra cui la Basilica del Sacro Cuore, gravemente colpita. Però un particolare è saltato subito inevitabilmente all’occhio di quanti sono entrati nell’edificio subito dopo il misfatto. Il quadro del beato Ivan Merz è rimasto totalmente intatto. E fissato al muro.
Le scosse infatti pare non abbiano spostato di neanche un millimetro l’immagine dell’insegnante croato beatificato da Giovanni Paolo II nel 2003. Lo stesso è accaduto per la sua tomba, rimasta integra. Due segni che a giudizio di molti testimoniano la potenza del Signore che desidera per i suoi figli il bene supremo, quello della Santità.
La città si è svegliata poco dopo le sei di mattina, con moltissime scosse di assestamento che hanno preceduto la principale, intorno alle sette, di intensità devastante e con epicentro a 20 chilometri dalla capitale croata.
Erano passati trent’anni dall’ultimo potente terremoto che ha messo a soqquadro la città, nel 9 novembre del 1980. In quell’occasione furono molte le chiese distrutte, tra cui la cattedrale e il santuario della Madonna di Remete.
Questa volta, a rimetterci la vita è stata una ragazzina di quindici anni, colpita da una trave caduta nella sua abitazioni. I feriti sono stati 27. E i danni in tutta l’area intorno al monte Medvednica, nella regione dello Zagorje, sono stati ingenti.
Ospedali, edifici pubblici tra cui il Palazzo del Parlamento e la sede della Facoltà di Giurisprudenza sono stati duramente colpiti. Come anche molte chiese e conventi.
Fortunatamente, il santuario mariano nazionale di Marija Bistrica non ne ha risentito in maniera particolare. A differenza della chiesa barocca di Santa Caterina d’Alessandria, quella di San Marco in Città Alta e la Cattedrale neogotica.
In quest’ultima, è crollata la cuspide di un campanile, e si dice che la parte in cemento sia crollata nel Palazzo Arcivescovile, con la croce metallica alta due metri che ha sfondato il tetto del Palazzo terminando davanti alla stanza dell’arcivescovo, il cardinale Josip Bozanić. Rimasto tuttavia, fortunatamente, illeso.
Nella chiesa di San Pietro, nel centro della città, due massi hanno intaccato la statua di San Paolo apostolo, mozzando la testa della statua ma lasciando intatti la spada e il libro. Il tetto della Basilica del Sacro Cuore di Gesù, dei padri gesuiti, è crollato, e ora sono rimasti solo un cumulo di macerie.
La tragedia del terremoto ha così aggravato l’emergenza dovuta al Coronavirus, con la nazione già in allerta e le Sante Messe interrotte per il rischio di contagio. I vescovi hanno sospeso a tempo indeterminato la distribuzione dei Sacramenti. Così c’è chi ha parlato di segni di ammonimento, all’interno di un contesto già di per sé drammatico.
Ma la presenza del Signore non si è fatta mai mancare, dando una prova anche materiale, secondo alcuni, lasciando intatta la tomba e l’immagine del beato Ivan Merz. Mertz fu un insegnante legato all’Azione Cattolica croata negli anni Venti del novecento.
I suoi resti sono rimasti totalmente intatti in mezzo a un cumulo di polvere e detriti, come testimoniano le foto diffuse dalla Conferenza episcopale croata. Come anche il quadro con la sua immagine, che era tra l’altro solamente appoggiato alla parete, nemmeno fissato.
Dopo la devastazione della chiesa, l’immagine è rimasta allo stesso identico posto, senza spostarsi di un millimetro. Così da far subito pensare alle prime persone che hanno visto questo evento, che il Signore abbia voluto rivolgersi ai suoi figli mostrando loro la strada per la vera conversione, e della santità.
Se desideriamo stare con Lui, anche nei momenti difficili, bisogna che viviamo fino in fono la via della Santità che Gesù ci ha indicato.
Affidandoci a Gesù, infatti, non avremo nulla da temere, perché sarà il nostro riparo e conforto. “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, disse infatti Gesù, come narrato nel Vangelo di Giovanni al capitolo 14.
Consegnandoci la chiave per la comprensione del progetto di Dio sulle nostre vite. Quello di vivere una vita santa affidandoci a Lui, affinché possa riversare su di noi la Sua infinita misericordia, che ci riempirà di ogni benedizione.
Giovanni Bernardi
Fonte: lanuovabq.it
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