E’ vero che Gesù ha chiesto a tutti i suoi discepoli di rinnegarsi e portare come lui una croce?
Sì, vi è testimonianza di questa frase in tre Vangeli differenti, più sotto cercheremo di spiegarvi a cosa si riferisse.
A quale croce si riferisce Gesù quando chiede ai propri discepoli di rinnegarsi e seguirlo?
Spesso durante una Messa si sente il parroco dire che ogni cristiano deve seguire l’esempio di Gesù, farsi carico della propria croce e seguirlo nel cammino verso la beatitudine. Risulta evidente sin da subito che la croce a cui si riferisce il figlio di Dio sia una croce simbolica, esattamente come la sua di Croce era un simbolo di tutti i peccati dell’uomo, ma si riferisce davvero a qualcosa che riguarda la nostra persona? Spesso si pensa che si tratti di dover accettare ciò che la vita ha in serbo per noi, come malattie o problematiche, non può darsi che sia una richiesta di farci carico delle croci altrui?
Questa ultima ipotesi potrebbe essere la più azzeccata. D’altronde sappiamo che per considerarsi un cristiano non è sufficiente pregare e non fare del male agli altri, ma bisogna anche mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo. Per offrirvi un’opinione più completa, vi riportiamo alcuni estratti della risposta che ha dato il docente di teologia Athos Turchi ad un lettore di ‘Toscana Oggi‘.
Ecco qual è la croce a cui si riferisce Gesù
Il docente innanzi tutto spiega che il termine “croce” è quello che è stato adottato, ma non è certo che sia quello originale. Prendendo per buone le traduzioni tratte da Isaia e Filipesi, dunque, bisogna concludere che Gesù inviti i discepoli a farsi carico della croce (o qualsiasi fosse il termine usato per indicare un peso/problema). Qualora l’interpretazione fosse opposta, ci dice il docente, ci troveremmo di fronte ad un Dio incapace di calarsi nelle dinamiche umane e lo stesso impianto salvifico della religione non avrebbe senso: “Supponiamo che Gesù avesse detto: se uno vuol venire dietro a me, non rinneghi se stesso, non prenda croci, e mi segua. Se ne conviene che crollerebbe tutto l’impianto salvifico, non solo, ma anche Dio stesso perderebbe di qualsiasi credibilità”.
Chiarito questo, il docente spiega il significato di “rinnegare se stessi”, che non vuole dire rinnegare tutto ciò che siamo e ci connota come persona, ma rinunciare ai privilegi ed i benefici derivanti dal nostro essere: “Dio quindi nei confronti dell’uomo non rinnega se stesso, anzi bisogna che sia pienamente Dio perché ci liberi, ma rinnega i suoi ‘diritti’, il ‘successo’, abbandona di rivendicare il diritto di giudicarci, di rinfacciarci la nostra disobbedienza, la nostra testardaggine nel non voler seguire i suoi insegnamenti, comandamenti, avvertimenti”. Insomma Dio rinuncia ad alcuni diritti per venirci incontro e supportarci nella debolezza, ed è proprio questo ciò che ci chiede: rinunciare a qualcosa per fare del bene. Vedere la richiesta di Gesù da questa prospettiva ci permette di capire come rinunciare ad alcuni diritti per prendere delle croci, possa essere un invito ad essere caritatevoli con il prossimo. Insomma quando Gesù ci invita a prendere la croce si riferisce alla sua, ci invita a condividerne il peso e mettere a servizio del prossimo tutte le nostre qualità.
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Luca Scapatello