Croce “si”, croce “no”: cosa nasconde questa domanda?
Lo aveva detto anche Gesù, del resto: “Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi”.
E ci chiediamo come sia possibile che i Vescovi tedeschi si mettano a discutere sulla validità del crocifisso, negli edifici pubblici, come simbolo della nostra cultura.
La croce è la nostra cultura; esprime la nostra identità cristiana in toto; nel lampo di uno sguardo al muro, ci ricorda perché professiamo questa fede, quanto sia costata (e costi ancora), in termini spirituali, difendere la Verità e la Parola di Dio.
Se martedì scorso, il Primo Ministro del Libero Stato della Baviera (in Germania), Markus Söder, ha deciso di appendere, in ogni edificio della regione, un crocifisso, i Vescovi tedeschi discutono sulla sua presa di posizione.
Markus Söder, parlando della croce, ha detto: “È un chiaro riconoscimento della nostra identità bavarese e dei valori cristiani”, ma il Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di Monaco di Baviera e Presidente della Conferenza Episcopale tedesca, lo ha contestato: “Se la croce è vista solo come un simbolo culturale, non la si capisce”; “è un segno di protesta contro la violenza, l’ingiustizia, il peccato e la morte, ma non un segno contro altre persone”.
Dov’è dunque la diatriba? Si crede che Markus Söder abbia avuto quella iniziativa, in piena campagna elettorale, per favorire la sua immagine da leader politico.
Difatti, sono stati tanti altri i prelati che hanno criticato la scelta del Primo Ministro.
L’Arcivescovo di Bamberga, Monsignor Ludwig Schick, ha ribadito: “La croce non è un segno identitario di una regione o di uno Stato”.
E il Vescovo di Limburg, Monsignor Georg Bätzing, ha detto: “Si può presumere che lo scopo dell’ordinanza sulla croce sia quello di rendere chiara un’identità, tramite una demarcazione”. “Come Vescovo non posso appoggiare questa iniziativa, la croce non è questo”.
Il Cardinale Reinhard Marx si chiede: “Che significa vivere in una terra cristiana?”.
E ce lo chiediamo anche noi e, in primo luogo, rispondiamo che la croce non può essere segno di diverbi, in quanto è, per definizione, simbolo di pace, quella che raccoglie tutti gli uomini in ginocchio, sopraffatti dalla immensa e amorevole presenza di un Dio, che non si è risparmiato per le proprie creature.
In fatto che altre culture, accolte in Europa da più parti, ci identifichino in questo modo è un orgoglio, sempre e comunque.
La croce ci fa sperare che, chi non conosce Cristo, voglia saperne di più, vedendolo li, appeso al muro, immolato per salvare tutti.
Antonella Sanicanti
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