Come ha detto anche il Santo Padre, in questo tempo particolare in cui le preghiere si intensificano, per chiedere a Dio di liberarci dal Coronavirus, guardiamo più spesso al Crocifisso.
A Cristo, sofferente e in attesa di risorgere, rivolgiamo i nostri pensieri. Ai suoi piedi, poniamo tutte le nostre angosce.
Il crocifisso di San Damiano è la croce davanti alla quale aveva pregato San Francesco d’Assisi, quando sentì la voce del Signore ripetere per 3 volte: “Francesco va’ e ripara la mia Chiesa che, come vedi, cade tutta in rovina”.
Appartiene ad uno stile particolare perché, in realtà, è un’icona, una tela incollata su legno, delle dimensioni di 190 cm x 120 cm, attualmente conservata nella Basilica di Santa Chiara ad Assisi.
Il crocifisso di San Damiano è solo una delle croci dipinte in questo modo e che si fanno risalire al XII secolo.
Lo stile è quello della Christus Triumphans, che propone una tradizione originaria delle Chiese orientali, portata in Italia, in Umbria, da Monaci serbi.
Questo stile ha lo scopo di mostrare i particolari dell’evento raffigurato e di trasmetterne il significato profondo.
Il Cristo appeso al crocifisso di San Damiano, ad esempio, pur essendo stato trafitto dai chiodi, nelle mani e nei piedi; pur mostrando i segni della flagellazione e della ferita al costato, non è sofferente. Non è morto, ma ha già vinto la morte, come mostra anche il contrasto tra il colore chiaro del suo corpo e lo sfondo rosso/nero.
L’importanza del Cristo, nella raffigurazione, è sottolineata dalla grandezza della sua figura, in contrasto con le altre più piccole, dietro o sopra di lui.
Tra le altre figure rappresentate sulla croce/icona, scorgiamo alcuni testimoni della crocifissione: la Madre di Gesù e San Giovanni (alla destra di Gesù); Maria Maddalena, Maria di Cleofa e il centurione che pronunciò le parole: “Questo è veramente il Figlio di Dio” (alla sinistra di Gesù).
Ai piedi di Gesù, ci sono altre figure, anche esse testimoni dell’evento: Longino, il soldato romano che gli ferì il costato con la lancia, ora toccato dal Sangue di Cristo che cola dalla croce; Stephaton, indicato come il soldato che gli porse la spugna imbevuta di aceto.
Ci sono anche 6 Angeli a sorvegliare la crocifissione.
E, ad un esame attento e scrupoloso, si vedono ancora altre figure sulla croce/icona: i Patroni dell’Umbria (San Giovanni apostolo, San Michele, San Rufino, San Giovanni Battista, San Pietro e San Paolo), alcuni animali e forse l’immagine dello stesso autore della croce (oggi ancora ignoto).
Infine, all’apice della croce/icona c’è nuovamente Gesù che, trionfante e risorto, brandisce la croce, come uno scettro: si sta dirigendo verso il Regno dei cieli, in compagnia di 10 Angeli.
La mano destra di Dio sovrasta tutta la raffigurazione.
Antonella Sanicanti
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