La cultura transgender è già diffusa in molti Stati, cosiddetti evoluti, che propongono, da un lato di allungare l’elenco dei possibili generi sessuali, dall’altro di professare un genere libero da ogni etichetta.
Così, la parola transgender si è imposta nel vocabolario ed ha portato con se una serie di richieste/pretese che vorrebbero farci credere che l’essere umano può scegliere il proprio sesso.
A nulla vale il fatto che biologicamente ogni persona nasce maschio o femmina, dato che le operazioni chirurgiche, sempre più all’avanguardia, e le cure ormonali, sempre più massicce, possono mutare il corpo e renderlo, a piacimento, di un sesso diverso (ma anche misto), rispetto a quello con cui si è venuti al mondo.
Il maggiore responsabile di questa cultura è il movimento LGBT, nato negli USA, negli anni ottanta.
Per esteso, la sigla sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, ossia coloro che contestano la logica eteronormativa e binaria, per cui i sessi sono due. Loro vorrebbero, tra l’altro, che l’identità di genere potesse essere distinta da quella biologica e scelta liberamente, a seconda dei casi e delle propensioni psicologico-sessuali.
I transgender, dunque, sono tutti coloro che non vogliono appartenere allo “stereotipo di genere” maschile o femminile, come deciso dal Creatore.
Questa cultura ha già generato i suoi frutti. Pare che il mondo sia pieno di persone che vogliono arrogarsi manie di onnipotenza, incuranti dell’effetto psicologico che determineranno sui bambini che, troppo spesso, vengono coinvolti nella loro unione.
Nel gruppo dei transgender ci sono i transessuali operati, quelli che hanno, cioè, cambiato sesso chirurgicamente; i transessuali non operati o operati in parte, che hanno, pertanto, tenuto i genitali con cui sono nati, ma hanno modificato altre parti del corpo; le persone di genere non-binario o queer, ossia maschi e femmine di qualsiasi orientamento sessuale; i crossdresser o travestiti, che si travestono, appunto, per esprimere la propria identità sessuale, anche indipendente dall’orientamento sessuale.
C’è da sottolineare che l’uso dei termini e la classificazione delle categorie dei transgender è spesso contestato dal movimento LGBT, poiché, in psicologia, in psichiatria, in endocrinologia e legalmente, si fa un uso distinto delle stesse definizioni.
Ad esempio, nei testi medici e legali, i transessuali, sono chiamati androginoidi, se sono maschi diventati femmine, e ginoandroidi, se sono femmine diventate maschi.
Questa definizione, per il movimento LGBT, è già troppo categorizzante, in quanto implica, ancora, un’identità definita e definitiva di genere.
Antonella Sanicanti