Tanti cristiani oggi vivono il dolore della mancanza della Santa Messa. Non per questo però la carità e la vita di fede e di preghiera si interrompono.
Al contrario, acquistano una forza maggiore. È il caso delle tante suore e monache di clausura che ogni giorno si svegliano all’alba per lodare la Madonna. Segno che in Dio non c’è nessun timore, e il Suo amore infinito si riversa sui Suoi figli nonostante le disgrazie e le difficoltà.
Alcune di loro, si impegnano per stare vicino per quanto possibile con i fratelli che stanno vivendo le difficoltà del Coronavirus. Come Suor Maria Francesca Righi, badessa del monastero di Valserena, che in una lettera al Corriere della Sera ha espresso la sua vicinanza a tutti i cristiani che non possono vivere normalmente la Santa Messe.
“Volevo solo poter esprimere qui la vicinanza — grande e piena di affezione — che viviamo per tutte le persone cui abbiamo dovuto chiudere le porte della Messa, della foresteria, del negozio”, ha scritto Suor Maria Francesca.
“Partecipiamo a quanto l’Italia e il mondo stanno vivendo con la preghiera, per gli ammalati, per i medici e per gli infermieri, per le forze dell’ordine. Preghiera intensificata con la Messa applicata a quanti non hanno avuto funerale, con l’adorazione prolungata, con la preghiera del Rosario, ma anche con la produzione di igienizzante (tascabile e no) e con il confezionamento di mascherine per l’ospedale”.
Le suore del Monastero di Valserena, situate nella collina nel Pisano, assieme alle loro preghiere quotidiane stanno anche facendo il possibile per produrre quanto necessario in questi giorni. Come l’igienizzante o le mascherine.
Il convento è legato all’ordine cistercense dei trappisti, così osservano rigorosamente la regola di San Benedetto: “Ora, lege et labora”.
A Valserena infatti le monache lavorano ogni giorno per mantenersi in autonomia, producendo olio e vendendo prodotti di bellezza, olio e nocino. La giornata comincia molto presto, alle 3.30, con la recita dei salmi per un’ora e di inni accompagnati dall’organo. Per concludersi alle 19 con la Compieta.
Ogni suora, oggi, proviene da un contesto fortemente diversificato rispetto a quello delle proprie consorelle. Spesso con una scarsa accettazione dei genitori rispetto alla vocazione della figlia.
Le vocazioni oggi sono spesso in calo, oggi nel mondo ce ne sono circa 38 mila. Rispetto al Duemila sono scese di circa diecimila. Il problema, però, non è tanto il numero ma la difficoltà della società moderna di accettare che un’altra vita è possibile, ovvero una vita interamente consegnata nelle mani del Signore. Come lo è la vita delle suore di clausura.
Anche se ci sono conventi in cui l’ingresso di nuove suore è costante. A Valserena subentrano un paio di donne all’anno. Mentre in generale i monasteri trappisti ospitano comunità di monache numerose.
Se prima si entrava in monastero intorno ai vent’anni, oggi l’età delle vocazioni si è alzata e si aggira sui trenta o quaranta, dopo avere vissuto altre esperienze di vita. Mentre negli Stati Uniti si assiste al fenomeno contrario: sono infatti le millennials, nate tra il 1981 e il 1996, a entrare maggiormente in convento. “La nostra forza? Siamo al tempo stesso fedeli alla tradizione e aperte al rinnovamento”, ha spiegato al Corriere suor Maria Francesca Righi.
“Lavoriamo ogni giorno, senza vacanze”, commenta suor Maria Francesca. “La nostra vita è bella, mai monotona”, ha spiegato specificando che “più che mai viviamo la nostra vocazione di intercessione ponendo tutto sotto il manto di Maria e lo sguardo di Cristo“. A chi chiede come considera la propria realtà, la risposta è: “La realtà? Qui c’è tutto ciò che l’essere umano può desiderare di bene, di bello, di vero”.
Giovanni Bernardi
fonte: corriere.it
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