Da Playboy all’amore per Gesù | È l’erede della più grande case editrice italiana

Le parole superlative del pronipote di uno dei più grandi editori italiani su Gesù e l’Eucarestia che trasudano di una fede sorprendente e piena di misticismo vissuto.

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Il suo nome è Arnoldo Mondadori, proprio come il famoso editore deceduto ormai mezzo secolo fa, con la differenza che tra nome e cognome ha anche Mosca, come il papà Paolo, noto giornalista che tra le molte riviste che ha diretto c’era anche il famoso “Playboy”, tutt’altro che magazine cristiano.

Chi è Arnoldo Mosca Mondadori

Eppure il figlio Arnoldo, che è filosofo, scrittore e poeta, ha preso tutta un’altra, sorprendente, strada. Avrebbe avuto probabilmente una carriera spianata nel mondo dell’editoria o del giornalismo, eppure non ha voluto nulla di tutto ciò e ha rinunciato a tutto. Con un’obiettivo: quello di dedicarsi corpo e anima alla Casa dello spirito e delle arti. E allo straordinario progetto intitolato “Il senso del Pane“, opera di produzione di ostie per la Messa che regolarmente regala a centinaia di diocesi, parrocchie e monasteri.

Parliamo di una cifra, dal 2016 a oggi, pari a circa 4 milioni. Delle particolare destinate alla liturgia ma che hanno una provenienza a dir poco particolare. I produttori e confezionatori sono infatti persone con le storie più dure in circolazione. Uomini e donne che hanno commesso gravi errori e che ora stanno intraprendendo un percorso di redenzione. Talvolta vi sono assassini pentiti, condannati ad ergastolo, i primi dei quali reclutati nel carcere di Opera.

In questi Arnoldo afferma, nella sua opera costruita insieme al patron di Mediolanum Ennio Doris, deceduto il 24 novembre scorso, di vedere il volto di Cristo. Tanto che oggi esistono laboratori in 16 Paesi del mondo, con l’ultimo che sta per aprire in Brasile. Lui, Mosca Mondadori, come scrive il Corriere della Sera che lo ha intervistato di recente, “vive per l’Eucaristia”. Partecipa ogni giorno alla Santa Messa da quando ha 9 anni. Ogni giorno si comunica, e quando vi si reca dice ai figli che “deve andare a parlare con Gesù”.

“Gesù è la persona che conosco meglio”

“Gesù è la persona che conosco meglio e che mi conosce meglio di ogni altra. L’ho messo al primo posto. Se questo è misticismo, allora sono mistico“, afferma lui stesso nell’intervista al noto quotidiano italiano. “Qualcuno mi prende per matto, specie a causa delle ostie fatte in galera. Ma io guardo ai frutti: danno lavoro a 70 reclusi e sfamano 200 loro familiari”, continua. Tutto inizia da giovane studente della scuola cattolica Vittoria Colonna, quando ricevette l’Eucarestia sentì “una ferita nel cuore, come se una freccia lo avesse trapassato, e una gioia di cui non capivo l’0rigine”.

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“La coscienza mi diceva: questo alimento viene dal Cielo, è il pane del futuro. Tutti i giorni provo ancora una tale beatitudine…”, racconta. Da piccolo non era molto interessato al catechismo, che in parte lo annoiava. L’unica cosa che gli interessava era il Tabernacolo. Oggi vive da laico, ma “non mi sarebbe dispiaciuto essere un prete di strada, come don Tonino Bello e don Oreste Benzi”, rivela.

Nel frattempo, ogni giorno alle 6 di mattina prega santa Teresina di Lisieux. “Recito la sua novena delle rose: 24 Gloria Patri, quanti furono gli anni della sua vita”. Poi alle 8.30 la Messa. Per lui, spiega, “la preghiera è come il respiro“. La sua opera è nata proprio “davanti al Santissimo”. “Gli ho chiesto: come posso testimoniarti? La risposta è stata immediata: va’ a Opera, produci ostie con chi si è macchiato di crimini e falle consacrare al Papa. Giacinto Siciliano, oggi direttore del carcere di San Vittore, ha capito e mi ha aiutato”.

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Riguardo alla fede, spiega, non è un qualcosa che gli è stato inculcato con la forza. “Non ci credo perché mi è stato insegnato. Ho la certezza che sia così”. Questo perché “il bisogno di Dio è inscritto nel nostro genoma. Ci ha creati a sua immagine. Troverei lo stesso il contatto con il mistero. Lo Spirito Santo è dovunque”. Se c’è qualcuno che condannerebbe, sono “i tirchi e coloro che non si pentono”. Mentre invece le parole sull’aldilà spiazzano letteralmente. “Non ho bisogno di prefigurarmelo. Con l’Eucaristia lo vedo nell’aldiquà“.

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