Il preoccupante dato messo in luce dal rapporto dell’Istat: la didattica a distanza blocca l’inclusione degli alunni con disabilità. I numeri raccontano la triste realtà.
Il 23 per cento degli alunni italiani con disabilità, tra aprile e giugno, non ha potuto partecipare alle lezioni online. Si tratta di quanto emerge dal rapporto Istat sull’inclusione riferito all’anno scolastico 2019-2020. Scrive l’Istat: “L’attivazione della DAD ha reso più complesso un processo delicato come quello dell’inclusione scolastica”.
Il report apre quindi uno spaccato su un fatto piuttosto drammatico, che porta a una triste conclusione: la scuola in quarantena non è uguale per tutti. Si tratta di almeno settantamila gli alunni spariti completamente dai radar delle lezioni online per una semplice realtà: sono portatori di disabilità.
Soggetti quindi fragili, che andrebbero difesi ma che invece in questo modo vengono ancora più marginalizzati. Per mesi si è parlato solo, in relazione alla didattica a distanza, del divario tecnologico che intercorre tra gli alunni, con numerose indagini al seguito. Si sono poi approfonditi anche tutti gli altri elementi di fragilità economica e di vulnerabilità sociale, che hanno purtroppo caratterizzato e non poco la lezione online.
Nessuno in questi mesi è invece mai entrato nel merito del drammatico tema dei trecentomila tra bambini e ragazzini alle prese con il lock-down e la disabilità. Il report dell’Istat “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – A.S. 2019-2020”, lancia quindi un allarme rosso da ascoltare al più presto.
La media nazionale degli studenti disabili che tra aprile e giugno non hanno preso parte alle lezioni arriva al 23 per cento, nel Mezzogiorno si giunge fino al 29 per cento.
Il documento spiega così che il 27 per cento dei bambini non ha potuto seguire lo stesso percorso dei compagni. Il 20 per cento ha sofferto la mancanza di collaborazione dei genitori. Il 17 per cento si è trovato in forte disagio a causa dell’appartenenza a un contesto di difficoltà socio-economica.
Oltre a questi, il 6 per cento ha vissuto la mancanza di strumenti tecnologici e il 3 per cento di ausili didattici specifici. Infine, un ulteriore 6 per cento è rimasto escluso dalle lezioni a causa delle difficoltà nell’adattare il Piano educativo per l’inclusione.
Se si guarda al totale complessivo, nell’anno scolastico 2019/2020 gli alunni con disabilità risultano il 3,5 per cento degli iscritti nelle scuole italiane. Un numero che ne conta tredicimila in più rispetto all’anno precedente. L’incremento percentuale dei quali è ormai costane negli anni per il 6 per cento, accompagnato da un costante incremento del numero di insegnanti di sostegno.
Questi ultimi, in totale, sono ben 176 mila, di cui però il 37 per cento non possiede formazione specifica ed è stato selezionato dalle liste curricolari, per rispondere alla carenza di figure di sostegno.
Altresì risultano essere del tutto sottodimensionati gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione che affiancano gli insegnanti per il sostegno. Che peraltro potevano risultare determinanti nel supportare l’alunno, e le famiglie, di fronte al duro impegno straordinario richiesto durante l’emergenza.
Per ciò che riguarda invece gli istituti, solamente il 32 per cento risulta accessibile, ad esempio, a chi presenta difficoltà motorie. Mentre soltanto il 2 per cento degli istituti dispone di tutti gli ausili senso-percettivi.
“La presenza in aula, le relazioni con i propri compagni, il sostegno di figure competenti opportunamente formate, la presenza e la fruibilità di tecnologie adeguate, l’accessibilità dello spazio, giocano un ruolo fondamentale nel favorire la partecipazione degli alunni con disabilità a una didattica inclusiva”, è quanto specifica l’Istat.
Infine c’è il tema dei bisogni educativi speciali che non rientrano in quelli normati dalla legge 104. Questi ragazzi corrispondono a quasi il 9 per cento degli alunni iscritti, di cui oltre la metà portatori di disturbi specifici dell’apprendimento, e gli altri colpiti da uno svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.
Questi alunni, l’11 per cento degli iscritti nella scuola secondaria e il 6,5 per cento nella scuola primaria di primo grado, sono aumentati, solamente rispetto al 2017/2018, di 60 mila unità.
In tutto ciò, il 3 dicembre il presidente del Consiglio Conte si è visto recapitare una lettera dal papà di un ragazzo autistico. L’uomo, in corrispondenza della festa internazionale della disabilità, aveva fortemente denunciato le gravi lacune che attualmente sono presenti nel sistema educativo italiano.
Tante parole, insomma, ma pochi fatti. Nella lettera il papà ha lamentato, ad esempio, il fatto che tra i primi atti di questo governo c’è stata l’eliminazione del ministero per la Disabilità, portando le deleghe in mano al Presidente del Consiglio, che al momento sembra essersi purtroppo totalmente disinteressato del tema.
Ciò a portato al fatto che, ha spiegato l’autore della lettera inviata al premier, “un mondo, quello della disabilità, è stato lasciato completamente in balìa di se stesso durante il lockdown“. Una triste realtà a cui andrebbe posto al più presto rimedio.
Giovanni Bernardi
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