Damiano Torrente, 46 anni, un passato non del tutto limpido. Cosa lo ha spinto dopo cinque anni a raccontare l’orrore commesso alla polizia?
A Monte Pellegrino, a Palermo, i vigili del fuoco avevano infatti recuperato i resti di un cadavere dentro un sacco. Appartenente a una donna romena di 30 anni, Ruxandra Vesco. L’uomo stesso ha condotto i carabinieri e i pompieri sul posto, autoaccusandosi.
L’efferato delitto confessato dopo cinque anni
Damiano ha spiegato infatti di avere compiuto l’efferato delitto nel 2015, cinque anni fa. Dopodiché, in quella occasione, ha portato il corpo a Monte Pellegrino, rilievo montuoso nel capoluogo siciliano. In quell’occasione era infatti stata presentata una denuncia di scomparsa. A cui non erano poi seguite ulteriori informazioni o risposte.
Nel momento del delitto, il corpo della donna era stato messo dentro un sacco. In seguito, era stato gettato nel dirupo. Lo stesso in cui ieri lo hanno recuperato i vigili del fuoco. Sul posto sono arrivati anche i Ris. In questo momento l’uomo, dopo avere confessato il tutto, è in stato di fermo.
La vicenda ancora da chiarire
La vicenda dell’uccisione in realtà è ancora tutta da chiarire. In particolare, i moventi dell’omicidio e le ragioni che hanno portato, oggi, cinque anni dopo, l’uomo a confessare in maniera spontanea il crudele delitto. Il reo confesso è infatti un uomo noto alle forze dell’ordine.
Tra i suoi precedenti, alcuni lo vedono accusato di diversi reati di stalking. Reati che lo avevano portato alla restrizione delle libertà. Nel periodo del coronavirus però, in seguito al famoso e contestato provvedimento svuota carceri, era tornato in libertà. Provvedimento contestato per il fatto che gli effetti giunsero anche per noti esponenti mafiosi.
L’uomo, tornato in libertà, preso dal rimorso ha confessato
L’uomo, stando a quanto si è compreso fino a questo momento, avrebbe confessato in preda al rimorso arrivato cinque anni dopo. Da cosa è scaturito questo ripensamento? Pare che sia dovuto a una crisi mistica sopravvenuta all’uomo. Un riavvicinamento alla religione, dunque.
Alla fede in Gesù Cristo che, anche di fronte ai più efferati e terribili crimini e peccati, invita alla redenzione, alla confessione, alla giustizia divina ma anche e soprattutto terrena. Gesù infatti ci chiama alla verità in cielo e in terra, all’aprirsi di fronte al prossimo e ad affrontare con volto aperto le nostre nefandezze. In questo caso, terribili, e condannabili in primo luogo dalla giustizia terrena.
Alla base di tutto, un riavvicinamento alla fede in Gesù
Il riavvicinamento dell’uomo alla religione sarebbe dovuto anche agli eventi legati alla pandemia e alle restrizioni dovute al coronavirus. Infatti, nei mesi di emergenza sanitaria sono sopraggiunte ansie e paure. Questi timori avrebbero in qualche modo, per via traverse, complice la liberazione dal carcere, ricondotto l’uomo al Signore.
Così nei giorni della riapertura Damiano avrebbe cominciato a frequentare una parrocchia della sua città, e da lì sarebbe arrivata la vera svolta per la sua vita. Il Signore lo ha chiamato nella confessione, attraverso un sacerdote che lo ha ascoltato e non ha alcun modo infranto il segreto confessionale. Ma lo ha invitato a confessare il tutto anche alle forze di giustizia.
Un sacerdote nel confessionale lo ha invitato a confessarsi
Il Signore infatti, gli ha spiegato il sacerdote nel confessionale, avrebbe concesso all’uomo il suo perdono solamente dopo esserci sottoposto alle punizioni richieste dalla giustizia terrena. Quindi, per fare ciò, l’uomo avrebbe dovuto presentarsi di fronte alle autorità per costituirsi e confessare il tutto.
Così Torrente ha fatto quanto richiestogli dal sacerdote, e si è presentato ai carabinieri. Dando un bell’esempio di come, talvolta, la giustizia terrena e quella divina possano integrarsi e collaborare per un fine comune e unico. Il Signore chiama, specialmente nel confessionale, tramite i suoi ministri, e ci invita alla conversione in qualsiasi caso e condizione, anche le più dolorose e dure.
Gesù concede a tutti il perdono. Ma è richiesto il vero pentimento
Chiamandoci ad essere giusti su questa terra per poter accedere al Suo perdono in cielo, che non è semplice, ma al contrario richiede un duro cammino, soprattutto di pentimento. Al termine del quale, un giorno, si potrà sperare di godere a pieno della Sua benevolenza.
“Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Mat 7,13-14).
Giovanni Bernardi