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Opinioni e Approfondimenti

“Via la Divina Commedia dalle scuole?” Questa non è accoglienza

Per quanto ancora dobbiamo considerare la Letteratura Italiana massacrata dall’ignoranza delle persone?

photo web source: agcult.it

L’ultima “perla” riguarda la Divina Commedia ed il fatto dell’aver posizionato Maometto negli ultimi gironi infernali.

La polemica è nata da un post, diremmo alquanto superficiale, creato da un’utente su Facebook: il post chiedeva la rimozione dello studio della Commedia di Dante Alighieri dalle scuoleper rispetto ai musulmani che frequentano le scuole italiane”. Il motivo di questa che a noi sembra un’enorme baggianata? Il fatto che Dante, nel lontano 1308, abbia posizionato il profeta Maometto nel XXVIII canto dell’Inferno, e precisamente nella IX Bolgia fra i seminatori di discordie.

Maometto nell’Inferno di Dante

Prima di poter dare spiegazione a chi forse non ricorda, o peggio ignora, i motivi per cui il Sommo Poeta abbia scritto e posizionato il Profeta proprio lì, è necessario ripercorrere un attimo il passaggio tanto contestato del Canto dell’Inferno.

Dante colloca Maometto tra i seminatori di discordie della IX Bolgia dell’VIII Cerchio dell’Inferno. Maometto compare e si mostra tagliato con gli organi interni che gli pendono tra le gambe. Si presenta a Dante, mostra le sue ferite spiegando che lui e i compagni di pena hanno seminato scisma nel mondo, per cui ora sono tagliati in questo modo da un diavolo con una spada.

Maometto descritto da Dante Alighieri

Alcuni studiosi ne hanno visto anche un carattere comico realistico della descrizione di Maometto da parte di Dante. “Il poeta descrive con crudo realismo il ributtante corpo spaccato. Non può trovare pietà un Maometto tanto volgare e brutale, che divarica con le proprie mani l’enorme spaccatura che lo deturpa e insiste con sadica voluttà sulla propria miseria, per attirare l’attenzione” – così è descritto nell’Edizione della Divina Commedia delle Paoline.

Una descrizione che continua: “La deformità morale non è minore di quella fisica. Maometto cerca di far notare i suoi compagni di pena, svelandone le colpe, a volte anche con termini spregevoli e buffoneschi. Il disprezzo di Maometto non coinvolge solo lui e i suoi compagni, ma anche a Dante, che crede sia un dannato restio a recarsi alla sua eterna condanna”.

photo web source: facebook

Perché Maometto nella Divina Commedia è visto come seminatore di discordia?

Ora,  non dobbiamo, obbligatoriamente e pedissequamente, considerare tutti quelli che qui nella IX Bolgia si ritrovano come coloro che hanno provocato discordie da essere ricordate in eterno. Per Dante, la “discordia” provocata da Maometto è stata quella di aver provocato uno scisma, uno scisma di carattere religioso, portando così una spaccatura definitiva fra il Cristianesimo e la nuova religione a lui rivelata: “Certamente Dante conosceva l’Islam, ed è più che probabile che conoscesse la storia del viaggio di Maometto nell’aldilà, tramite (come sostiene Maria Corti) il Libro della Scala, che fu fatto tradurre in castigliano poco prima del 1264 da re Alfonso X di Castiglia” – come afferma Maria Soresina del sito istitutoeuroarabo.it

L’affresco di Maometto a Bologna

Tante, ancora, possono essere i punti di discordia: ad esempio, l’affresco nella chiesa di San Petronio a Bologna. Lì Maometto è dipinto secondo la descrizione dantesca, nudo.

Ma addirittura parlare di rimozione dello studio della Somma Opera della Letteratura Italiana sembra eccessivo. Come si può pensare una cosa simile? Allora domandiamoci, nell’ipotesi: perché io devo abolire la Divina Commedia per rispetto ai musulmani che studiano nelle nostre scuole, quando poi, nei loro di paesi, io devo camminare col velo per strada per rispetto alla loro cultura? E’ un “rispetto culturale” a senso unico allora? Ma poi, questo, è veramente ciò che pensano i musulmani o è solo una bella pensata di qualche buonista in cerca di like?

Rispetto a senso unico?

Perché devo rimuovere il crocifisso dalle aule sempre per rispetto a chi non è di religione cristiana? Perché Cristo è rispettato nelle zone dove la religione non è quella cattolica? E pensare che, proprio nelle zone islamiche, c’è chi ci bolla ancora come “Crociati” e ci fa la guerra nel nome di Allah, senza pensare che, in sostanza, il Dio è uno solo e tutti (profeti e non) discendono sempre e solo dall’Unico Dio, chiamato semplicemente in maniera diversa a seconda della lingua d’appartenenza.

La cultura è un fondamento per la persona, per un cittadino di un qualsiasi paese. Rispettare la cultura, le idee, la religione, le usanze, il modo di vivere del proprio paese o di quello dove si decide di trasferirsi sono alla base del vivere civile e dell’integrazione. L’integrazione, infatti, non può prescindere dal rispetto, non solo della persona, ma anche della cultura di quella persona e di quel luogo. In una parola dell’accolto e di colui che accoglie.

Questa è la vera libertà che permette la giusta convivenza: puoi scegliere di venire in Italia, di studiare nelle nostre scuole, di farti curare nei nostri ospedali rispettando il fatto che noi abbiamo il crocifisso nelle aule e studiamo Dante Alighieri. Rispettando dunque la nostra cultura, la nostra identità. Un’identità che sta man mano perdendosi proprio per atteggiamenti finto-buonistici come questi che non fanno che istigare la non comprensione e la non integrazione.

Ricordiamoci di una massima fondamentale: “Con la cultura, si mangia”. Ed aggiungeremo anche: “Ci si rispetta”.

ROSALIA GIGLIANO

LEGGI ANCHE: Dante e la sua Commedia: un viaggio nei 3 regni dell’aldilà, mistico o letterario?

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Rosalia Gigliano

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Rosalia Gigliano

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