Perché Daria Bignardi non ha parlato prima del suo male?
La presentatrice ha spiegato che lo ha fatto per poter andare avanti una volta guarita.
Daria Bignardi rivela di aver avuto un tumore
In un’intervista esclusiva rilasciata a ‘Vanity Fair‘, Daria Bignardi ha svelato di aver dovuto affrontare un tumore. La giornalista e conduttrice televisiva sparita da circa un anno dalla televisione, nelle ultime apparizioni, aveva mostrato un look cambiato.
Capelli corti e grigi. Nessuno, però, ha sospettato che quella capigliatura fosse uno dei segnali della malattia da cui era affetta. Oggi la conduttrice, dopo aver pubblicato un nuovo libro, parla finalmente di ciò che ha passato e senza mezzi termini dice: “La chemioterapia fa schifo, ma serve. Curarsi o operarsi non è divertente. Non ho rimosso niente, ma ho elaborato tutto anche scrivendo questo libro”.
Daria spiega che il libro non parla della malattia, ma parla di una storia d’amore in cui la malattia è un elemento presente, ma mai dominante. Subito dopo parla del motivo che l’ha indotta a mantenere il silenzio per tutto questo tempo, dicendo che condividere il suo stato di salute non le interessava. I motivi di questo disinteresse, aggiunge inoltre, sono molteplici: “Un po’ per pudore, un po’ per paura della curiosità o della preoccupazione degli altri, un po’ perché quando guarisci volti pagina e non hai più voglia di parlarne ancora”.
“Nessuno sapeva della malattia”
L’intervistatrice torna allora a quel momento in cui, durante le registrazioni di ‘Invasioni Barbariche‘, Daria ha deciso di presentarsi senza parrucca. Quella decisione ha fatto discutere e le sono state mosse tante critiche, ma lei ha deciso di non dare spiegazioni. Oggi rivela cosa l’ha indotta a quella decisione: “Andando avanti e indietro in continuazione tra Milano e Roma, a gestire ’sta parrucca, a un tratto, non ce l’ho fatta più. Un bel giorno l’ho tolta dalla sera alla mattina e mi sono presentata al lavoro con i capelli corti e grigi che stavano ricrescendo sotto. Ma non ho dato spiegazioni, tranne che ai miei vicedirettori, coi quali eravamo diventati amici”.
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